Massoni e cattolici, fratelli di fede
Massoni e cattolici, fratelli di fede Un religioso paolino ricostruisce la storia di un rapporto contrastato Massoni e cattolici, fratelli di fede «Finito il tempo delle condanne» Domenico Del Rio || 11 aprile 1969 una cena / «segreta» a Ariccia, vicino a Roma, univa commensali massoni e cattolici, anzi J Gran Maestri italiani e religiosi «inviati» di Santa .Romana Chiesa: il gran maestro Giordano Gamberini, il gran maestro aggiunto Roberto Ascarelli, mons. Vincenzo Miano, segretario del Segretariato vaticano per i non-credenti, padre Giovanni Caprile, della Civiltà Cattolica, e don Rosario Esposito, della Società San Paolo. Una specie non di «ultima», ma di «prima» cena tra massoni «scomunicati» e pii religiosi cattolici. Che cosa avvenne a quella mensa? Racconta uno dei commensali: «Ci sedemmo a tavola per la cena nella Casa del Divin Maestro, dei Paolini, di Ariccia. A capo tavola c'era il Gamberini, che intonò il Padre Nostro, poi, stando tutti ancora in piedi, prese un pane, 10 spezzò e lo offrì al padre Caprile dicendo: "Il massone spezza il pane col gesuita". Tutti ci scambiammo 11 medesimo rito, condividendo una gioiosa fraternità». Il commensale narratore è don Esposito, napoletano, scrittore, la cui firma appare costantemente sui periodici dei Paolini e che si può considerare il massimo esperio di massoneria nella Chiesa cattolica. Non, però, un freddo e distaccato esperto, ma un caloroso promotore del dialogo e della pace tra i cultori del Supremo Architetto dell'Universo e i cristiani fedeli alla Cattedra di Pietro. Di più: Rosario Esposito vede nella Chiesa e nella Massoneria uno stretto legame di sangue. E' questo, infatti, il titolo di un suo libro, recentemente uscito dall'editore Nardini, Chiesa e Massoneria, un Dna comune, che narra la lunga vicenda storica del ripudio reciproco tra le due istituzioni. Tremila condanne sono state scagliate nei secoli dalla Chiesa cattolica contro la Massoneria, vista come la «Sinagoga di Satana». Ma ora si avvicina il terzo Millennio e, in questa era che tutti attendono come foriera di fratellanza universale, «non dovrà più esserci spazio», afferma don Esposito, «per una inimicizia tra Chiesa e Massoneria, due istituzioni che tendono allo stesso scopo: promuovere la giustizia e la pace nella tolleranza e nella collaborazione». Pare che la Massoneria più buona, a parte quella italiana che intona il Padre Nostro, sia quella brasiliana, che è stata perfino abbondante di onorificenze a vescovi e cardinali, oltre che di reverente ossequio al Papa. Il sottoscritto, nel suo mestiere di cronista dei viaggi papali, ricorda come a Vitoria, capitale dello Stato di Espirito Santo, in Brasile, nell'ottobre del 1991, durante la vi¬ sita di Papa Wojtyla alla città, apparve sui muri e sui giornali il saluto entusiasta della Loggia locale: «La Massoneria di Vitona solidarizza con il serenissimo maestro della Chiesa Cattolica e chiede a tutti i massoni di impegnarsi per fare eco ai messaggi di Colui che viaggia dall'Oriente all'Occidente, dal Nord al Sud, diffondendo la luce dell'amore al prossimo, facendo in modo che regni l'armonia e la fraternità nel genere umano». Sognando questa armonia universale, don Esposito va con nostalgia agli anni della cena a Ariccia. Era un tempo di grande speranza per un abbraccio tra cattolici e massoni. Il Sant'Ufficio faceva un'inchiesta tra i vescovi e questi discutevano se mantenere o no la scomunica che per gli iscritti alla Massoneria arrivava direttamente dal vecchio Codice di diritto canonico. Padre Caprile, il gesuita amico dei massoni, morto nel maggio del 1993, veniva incaricato di esaminare il materiale raccolto e in uno scritto inedito, che don Esposito ora fa conoscere, concludeva affermando che «non si vede il motivo per insistere sulla proibizione di appartenere alla Massoneria; che bisogna fomentare il dialogo e preparare gradatamente i cattolici alla possibilità di entrare in Massoneria». Le speranze aumentarono quando, nel gennaio del 1983, fu promulgato il nuovo Codice di diritto canonico. Dal testo era scomparso il riferimento alla «setta massonica» e quindi anche alla relativa scomunica. Poi intervenne il cardinale Ratzinger, prefetto del Sant'Uffizio, a dichiarare ufficialmente, con l'approvazione del Papa, che le cose non erano cambiate affatto. Ma don Rosario Esposito non dispera. Come la Chiesa, egli pensa, chiede aiuto oggi ai musulmani per salvare il mondo dall'ateismo, sta per venire il tempo in cui, per ridare agli uomini la fratellanza, essa accetterà una mano anche dalla Massoneria. Don Esposito assicura che non solo cesserà il giudizio negativo da parte della Santa Sede, ma nulla più ostacolerà «la disponibilità ad accogliere in serenità la qualifica di massone cattolico o, di converso, di cattolico massoney>. Ma, uno sospetta, allora don Esposito, prete della Società San Paolo, commensale di Gran Maestri, è già uno di tali cattolici massoni! Per la verità, lui, questo non lo dice. «Accomunati dall'impegno a promuovere Ingiustizia e la pace nella tolleranza» Una riunione del Grande Oriente d'Italia a Roma agli Inizi del secolo. A sinistra i simboli della massoneria Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto del Sant'Uffìzio, avversarlo Irriducibile della massoneria. A destra Papa Wojtyla
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