Caccia in Piemonte ai killer di Nuoro

Caccia in Piemonte ai killer di Nuoro Un giallo il movente del delitto Caccia in Piemonte ai killer di Nuoro Corrado Grandesso NUORO Cercavano proprio lei i sicari che sabato mattina hanno ucciso a Urzulei una casalinga davanti agli occhi della figlioletta di 8 anni: «Scusi, sa dove abita Gina Cabiddu?», hanno domandato a varie persone incontrate nelle viuzze del paese nuorese. Erano, quasi di certo, killer in trasferta: non temevano di essere riconosciuti mostrandosi a viso scoperto, né di tradire la loro zona di provenienza, in un centro i cui abitanti sono abituati a parlare in sardo e a riconoscerne le diverse varianti, e quindi l'area di provenienza di chi con loro ha parlato. E se gli assassini hanno posto il quesito in italiano, gli interlocutori sono stati quanto meno in grado di rivelare agli investigatori se si trattava di settentrionali o di gente del Sud. L'ostinazione con la quale il commando ha «puntato» sulla vittima sembra essere uno dei pochi elementi in mano ad agenti e carabinieri che cercano di fare luce su un delitto anomalo, con precise caratteristiche da mafia o da criminalità metropolitana, estraneo, almeno nei modi in cui è stato commesso, alle tattiche e alle «regole» della criminalità sarda, che solo di rado prende di mira le donne. Ma c'è un altro elemento che sembra avvalorare la tesi di una «spedizione punitiva» portata a termine da persone che, se pur conoscevano il «bersaglio», non erano al corrente delle sue abitudini. Sposata con un operaio forestale, proprietario anche di una piccola azienda zootecnica, Gina Cabiddu si recava spesso in un orto distante poche centinaia I sicarichiesto rinddella vLa donnlavorato hanno n paese rizzo ittima na aveva a Torino di metri dal paese. Sarebbe stato molto più logico, per gli assassini, attenderla sul terreno o bloccarla lungo la strada e ucciderla senza essere costretti ad agire davanti a diversi testimoni. Non è stato così, quasi che i sicari intendessero impartire alla poveretta (ma forse anche a qualcun altro) una lezione esemplare. Ricostruzione rafforzata da altri particolari: soltanto coincidenze fortunate hanno consentito all'auto degli assassini una fuga tranquilla. In diverse vie di Urzulei è quasi impossibile che due mezzi riescano a incrociare, senza che uno sia costretto a fermarsi. Non è avvenuto, e il plotone di esecuzione ha preso il largo con la Fiat «Uno» grigia sulla quale viaggiava. La vettura non è stata ancora trovata: pare avesse una targa di Vicenza o di Vercelli, ma quest'ultima ipotesi sembra la più fondata, tanto che le indagini si sono allargate dalla Sardegna al Piemonte. Anche perché Gina Cabiddu aveva lavorato a lungo come colf a Torino, ed aveva fatto rientro precipitosamente a casa una decina di anni fa. Un ritorno che aveva le caratteristiche quasi di una fuga, viste le modalità. La sua condanna è arrivata dal capoluogo sabaudo? E' questo un filone dell'inchiesta, che però non ne trascura un secondo: la casalinga avrebbe visto qualcosa che non doveva e per questo sarebbe stata eliminata. Non c'è alcun elemento che confermi il collegamento, ma le voci dicono che nella zona di Urzulei fu tenuta prigioniera Silvia Melis, sequestrata nel febbraio di due anni fa a Tortoli, sfuggita poi ai rapitori dopo nove mesi. I sicari hanno chiesto in paese rindirizzo della vittima La donna aveva lavorato a Torino Investigatori davanti alla casa dove è stata uccisa Gina Cabiddu

Persone citate: Corrado Grandesso, Gina Cabiddu, Silvia Melis, Tortoli