Vince il cinema del disagio di Lietta Tornabuoni

Vince il cinema del disagio CANNES: SUCCESSO A SORPRESA PEI FRATELLI DARP1NNE Lietta Tornabuoni AL festival di Cannes i premi maggiori sono andati tutti a due film aspri e belli di registi quarantenni poco noti e ai loro giovani interpreti che recitano personaggi del disagio sociale: «Rosetta» dei fratelli belgi Lue e Jean-Pierre Dardenne con la premiata Emilie Dequenne (Palma d'oro), «L'Humanité» del francese Bruno Dumont con i premiati Emmanuel Schotté e Séverine Caneele (Gran premio della giuria). Niente premi per l'unico film italiano in gara, «La balia» di Marco Bellocchio. Piccoli premi, quasi offensivi, per il favorito Pedro Almodóvar e per il maestro ultranovantenne Manoel de Oliveira. Il verdetto della giuria è stato male accolto, giudicato fazioso e squilibrato: ma il suo anticonformismo è vitale, trascura le opere consolatorie a favore di quelle aggressive e innovative, mette da parte i valori acquisiti per puntare sulla nuova generazione di cineasti e sul futuro del cinema. «Rosetta» è la storia d'una ragazza italiana emigrata in Belgio, poverissima, che tenta disperatamente di avere una esistenza normale come gli altri e tra gli altri, di avere un vero lavoro: lotta accanitamente per conquistare il minimo ed è sconfitta. «L'Humanité» è la vicenda d'un poliziotto e d'una indagine anomali, che ha urtato o turbato il festival per le sue immagini violente: oltre a scene molto realistiche di coito, presenta all'inizio in primo piano il sesso aperto e insanguinato d'una bambina di undici anni violata e uccisa; presenta alla fine il sesso dischiuso d'una ragazza che piange, con il pube bruno truccato e infoltito in modo da somigliare a un'opera d'arte, «L'origine del mondo» di Courbet. Vince il cinema del disagio

Persone citate: Bruno Dumont, Caneele, Courbet, Emilie Dequenne, Emmanuel Schotté, Manoel De Oliveira, Marco Bellocchio, Pierre Dardenne

Luoghi citati: Belgio, Cannes