Stream, i patti alla prova deIl'Opa di Roberto Ippolito

Stream, i patti alla prova deIl'Opa Stream, i patti alla prova deIl'Opa Potrebbe slittare la cessione del 65% della pay tv Roberto Ippolito ROMA La prima a preoccuparsi è stata Letizia Moratti. La presidentessa della News Corp Europe, filiale europea del re della tv Rupert Murdoch, ha telefonato a Franco Bernabè, amministratore delegato della Telecom Italia. E ha cercato di capire cosa succederà. Ovvero: sarà firmato domani, come previsto, l'accordo definitivo per la tv a pagamento Stream di cui la Telecom conserverebbe il 35% vendendo il 35 a Murdoch, il 18 a Coc¬ chi Gori e il 12 alla Sds (società per i diritti sportivi di Fiorentina, Lazio, Roma e Parma)?. La telefonata della Moratti è arrivata poco dopo le 17 di venerdì, appena chiusa l'offerta pubblica di acquisto dell'Olivetti di Roberto Colaninno e quando si profilava l'esito positivo. Il 27 aprilo ['Olivetti contestò l'intesa preliminare senza entrare nel merito: solo perchè la riteneva in contrasto con l'opa. Conquistata la Telecom (ma non insediatosi al comando) Colaninno non ha avanzato neanche informalmente alcuna richie¬ sta per la Stream. L'accordo finale slitterà comunque? Se ne parlerà nel colloquio tra Colaninno e Bernabè in programma domani? Cercherà di rientrare in gioco la prima tv italiana a pagamento, Telepiù, controllata dalla francese Canalplus che fa capo al gruppo Vivendi che ha smentito di volere una quota Olivetti? La situazione è in movimento. L'affare Stream è in ogni caso la prima questione industriale che si presenta nell'era Colaninno per la Telecom. Ma le tumultuose tele¬ comunicazioni non concederanno tregua ai nuovi padroni che dovranno occuparsi dello scottante capitolo delle tariffe della rete fissa prima di prendere possesso della società. Da domani l'Autorità delle comunicazioni si riunirà a oltranza per studiare il «ribilanciamento» delle diverse voci da decidere entro venerdì 28. E' in cantiere un forte aumento delle conversazioni urbane (presto aperte alla concorrenza) e il calo di interurbane e internazionali. Ma il piano industriale per il triennio 2000-2002 presentato da Colaninno in occasione dell'opa prevede urbane stabili, interurbane e internazionali in calo fino al 70%, telefonini meno cari fino al 30% in meno. Ora come si muoverà l'Olivetti? Le entrate non sono indifferenti in relazione all'enorme indebitamento con il quale è stata vinta l'opa. L'Olivetti pensa di intervenire sui costi operativi, arrivando nel 2002 a un «recupero di efficienza» per 4.500 miliardi l'anno e risparmiando 2 mila miliardi l'anno migliorando la qualità degli investimenti. Sono già annunciati i tagli al personale: 13 mila dipendenti in meno nella telefonia fissa più (come già negoziato dall'ozienda) 6 mila per le attività industriali. Come sarà allora la futura Telecom? Colaninno (che deve far decollare Internet e vuole concentrare sull'Europa la presenza internazionale) pensa a un'organiz¬ zazione basata su quattro aree: telecomunicazioni (Telecom e Tim), information tecnology (Finsiel), attività industriali (ltaltel e Sirti), attività non strategiche (immobili, Meie). Sei gli uffici di staff: corporate development, finanza amministrazione controllo, risorse umane, comunicazione e immagine, affari regolamentari e istituzionali, affari legislativi. Contrariamente al piano di Bernabè, l'Olivetti non vuole abbinare la Telecom con la Tim (controllata con il 60,3%). Pensa a un'integrazione commerciale e operativa fra le due società, ma la Tim resterà una «realtà separata* e potrà essere ceduta una fetta di azioni riducendo l'indebitamento. Niente fusione quindi. Ma Colaninno scoprirà che per settembre è previsto il sorpasso in Italia degli abbonati al telefonino (oggi 16,5 milioni Tim e 7 Omnitel) rispetto a quelli della rete fissa (25,8).

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