Milano, la pista dei calabresi
Milano, la pista dei calabresi Assalto al furgone, sarebbero stati cinque «professionisti» aiutati da un basista Milano, la pista dei calabresi E i dipendenti della Sefi restano senza lavoro MILANO Sarebbero rapinatori professionisti, forse calabresi, con alle spalle altri assalti a furgoni blindati. Giorno dopo giorno prende sempre più corpo l'ipotesi che sia questo l'identikit dei rapinatori, che venerdì scorso in via Imbonati, a Milano, hanno cercato di dare l'assalto ai nove miliardi contenuti nel furgone blindato della Sefi. «L'unica cosa che possiamo dire è che non ci sono collegamenti con una pista politica», dicono poliziotti, carabinieri e magistrati che si occupano del caso. «E' una rapina finita male, con un nostro collega tra la vita e la morte. Non si è trattata di un'azione di autofinanziamento», precisano dalla questura. Ma nessuno vuole dire di più e la sensazione è che le indagini abbiano preso una strada giusta. Sul tavolo del magistrato Lucia Tondodonati ci sono i primi risultati delle perizie sui duecento colpi calibro 7,62 Nato sparati dai rapinatori anche coi mitragliatori kalashnikov. Ci sono le analisi sull'esplosivo al plastico che doveva aprire come burro il furgone portavalori. E ci sono anche le testimonianze delle tre guardie giurate, le prime ad assicurare che i banditi coperti da passamontagna parlavano italiano. E c'è soprattutto la storia degli altri colpi in Nord Italia. Lo studio delle analogie, dalla tattica militare alla determinazione dei rapinatori, porterebbe ad altri assalti a furgoni portavalori. Come quello compiuto a Coreico lo scorso giugno, a Genova due mesi dopo, a Pioltello alla fine dell'anno c a Palmanova in Friiili p.ótìhj giorni prima'della sparatoria in via Imbonati. Si'trattlà delia stèssa organizzazione? Impossibile avere conferme. Ma il lavoro della polizia non ha tralasciato nessuna delle possibili piste legate all'assalto al furgone. Controlli sono stati effettuati nel mondo dei ladri d'auto, per il furto dell'Avidi ritrovata a Paderno Dugnano e per gli altri due mezzi usati nel colpo. Controlli su chi ha potuto fornire le targhe false, le munizioni da guerra, le stesse armi da professionisti.. Seguendo queste tracce, ascoltando informatori ed ex rapinatori, gli investigatori sarebbero riusciti ad avere un quadro più dettagliato del colpo, compiuto da almeno 5 persone. Sarebbero state aiutate da un basista in grado di fornire i movimenti del furgone carico di miliardi, arrivato in via Imbonati dopo la raccolta alle casse continue dei supermercati. Non sorprende nessuno che adesso si parli di calabresi. Da tempo i gruppi criminali di quella zona trapiantati a Milano vengono considerati i più determinati nel Nord. I più determinati e i più organizzati, gli unici in grado di preparare al millimetrò e al secondo un colpo cosi complesso studiato nei dettagli: dalla preparazione all'assal¬ to, dallo scontro a fuoco allo sganciamento. Ma alle notizie ottimistiche che arrivano sulle indagini si accompagnano quelle di ben altro tenore sulle condizioni di Vincenzo Raiola, l'agente di polizia rimasto ferito alla testa durante la sparatoria. Le sue condizioni si sarebbero aggravate, fanno sapere i sanitari dell'ospedale di Niguarda, dove giovedì l'agente e stato sottoposto al quinto intervento chirurgico alla testa, Alla Sefi ieri i lavoratori hanno avuto una sgradita sorpresa: hanno trovato le porte chiuse in seguito alla sospensione di due mesi della licenza, che è stata decisa dal prefetto di Milano per l'inosservanza delle norme di sicurezza. Ma i sindacalisti di categoria chiedono: «Perché tocca pagare, sempre ai lavoratori?». |r. m.) mmm CpARAiU-'ilCRI." La scena dell'assalto a Milano al furgone blindato portavalori
Persone citate: Lucia Tondodonati, Vincenzo Raiola
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