Ora Bernabè è rimasto solo di Roberto Ippolito

Ora Bernabè è rimasto solo Ora Bernabè è rimasto solo Dimissioni, forse, nel consiglio di martedì Roberto Ippolito ROMA ' Confidava qualche giorno fa Franco He ni ubò: «Un vero manager nei momenti cruciali è solo». Solo con tutte le re;;pon:;abilita. E l'amministratore delegato della Telecom, ora che la battaglia è persa e la scalata dell'Olivetti è riuscita, è davvero solo davanti a tutti. E lui riconosce le sue responsabilità, non rinnega le scelte effettuate, anzi rivendica l'impegno messo in settimano e settimane cosi tormentate. A lui interessa soltanto, nel momento della sconfitta, dire di aver agito «seguendo ciò che mi suggeriva la mia coscienza». Sono queste le parole che scrive di getto a tarda sera nella lettera che invia a tutti i dipendenti. Che strano: alla Telecom Italia Bernabò è in fondo l'ultimo arrivato, essendosi insediato a dicembre, ma è lui che ha dato la carica ai dipendenti. E' lo stesso Bernabò a ricordarlo incontrando poco prima delle 17 (quando l'offerta pubblica di acquisto volgeva al termine), i rappresentanti della associazioni degli azionisti dipendenti: si mostra soddisfatto per aver fatto ritrovare - come lui stesso diqe - a tutti i dipendenti il senso di appartenenza alla società, perduto durante la presidenza Rossignolo. E nel messaggio ai dipendenti Bernabè ricorda che «le donne e gli uomini di Telecom Italia» gli «sono stati vicini con migliaia di lettere, fax ed e-mail». La «battaglia ha restituito a tutti, dopo due anni di difficoltà, l'orgoglio di appartenere a Telecom Italia». Dopo tante battute taglienti pronunciate durante la battaglia, il messaggio è sobrio: nessuna frecciata, nessun attacco, nessun rimpianto, nessuna contestazione. Alle associazioni dei dipendenti azionisti precisa subito: «Non farò nulla che dovesse ingessare l'operatività di Telecom per dei mesi; quotila azienda è rimasta ferma praticamente dalla fine del 1997». Onore ai vincitori, quindi, anche se non sono mai piaciuti a Bernabè per le modalità dell' opa e per il piano industriale presentato. Dal messaggio non traspare l'amarezza. Mae intuibile che ce ne aia: e anche tanta. Restano nel frigorifero le dodici bottiglie di champagne ordinate dal presidente della Telecom Berardino Libonati per festeggiare. La scaramanzia non aveva impedito che la notizia dell'acquisto delle bottiglie trapelasse. Ma il clima era questo: fiducia, comunque, nella vittoria; fiducia nella bontà dei propri progetti. E fino all'ultimo nel palazzone di via Flaminia, quartier generale della società, si è sperato nel successo, si è sperato che l'Olivetti di Roberto Colaninno non arrivasse al fatidico 35%, livello minimo di adesioni per dichiarare il successo dell'opa. Tornano alla memoria i tanti «momenti difficili», come scrive Bernabè. Ma ramministratore delegato ci tiene a ricordare di aver operato «sempre e comunque nell'interesse dell'azienda». A questo punto l'uscita di scena è inevitabile: non sono più soci coloro che lo hanno scelto, cioè i componenti del nucleo stabile (la pattuglia di azionisti determinanti per la gestione). Bernabò sta per dimettersi? Nessuno risponde alla domanda. Si eti¬ mette in occasione del consiglio di amministrazione di martedì? Anche questa domanda è senza risposta, ma le dimissioni sembrano ovvie. Così come sembra ovvio che difficilmente martedì il consiglio di amministrazioni) esamini, come era previsto, il progetto di fusione con la Deutsche Telekom. Quel progetto non interessa a Colaninno, ma per Bernabè rappresentava un'ambiziosa scommessa: la possibilità di far compiere un ulteriore balzo alla Telecom Italia sulla scena mondiale in condizioni di parità con il gruppo tedesco. Mentre prende corpo la sconfitta, poco dopo le 18, un riconoscimento alla validità dell'idea della fusione con. il gruppo tedesco arriva dall'ini, la finanziaria della famiglia Agnelli, che consegna all'opa il suo 0,6% avendo constatato il decollo dell'offerta. Secondo l'ifil, la fusione sarebbe stata positiva per l'azienda, per l'Italia e per l'Europa, Scrive Bernabè ai dipendenti: «L'azienda è sana e ha grandi potenzialità di sviluppo. Esce da questa vicenda più forte e credibile. La sua visibilità e la sua notorietà internazionali sono,aumentate. Le sue prospettive e la sua capacità di contare nel mercato delle telecomunicazioni costituiscono un patrimonio da non disperdere». E ora? «Ora - afferma l'amministratore delegato - saranno gli azionisti a decidere i futuri assetti della società». I vincitori, tanto duramente contrastati, nel momento del verdetto ricevono anche un segnale positivo: «Il mio augurio è che possano imprimere all'azienda un'ulteriore spinta nei tempi più brevi, per superare i traguardi già raggiunti e valorizzare le grandi risorse umane e tecnologiche di cui dispone». Bernabè, dopo essersi occupato per 16 anni di petrolio e chimica, si era appassionato ai telefoni, la pochi mesi è riuscito a muoversi con dimestichezza nell'effervescente mondo delle telecomunicazioni. Ma adesso Colaninno è pronto a succedergli come amministratore delegato, 1 GRANDI VINDITOR! I GRUPPI CHE HANNO CONSEGNATO DELLE QUOTE RILEVANTI DELLE AZIONI TELECOM COMIT 1,5 % GENERAL! 1% UNICREDIT/ROLO 1% SAN PAOLO 0,75% INA 0,75% IFI-IFIL 0,6% MPS 0,5% ARCA 0,5% RAS 0,4% OLIVETTI INTNL. 0,37% GARTMORE INVEST 0,3% PRIME 0,1% L'amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè

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