La Balzerani: pazzesco parlare di lotta armata

La Balzerani: pazzesco parlare di lotta armata L'ANALISI DELL'EX BRIGATISTA CHE PARTECIPO' AL SEQUESTRO MORO La Balzerani: pazzesco parlare di lotta armata intervista Giovanni Bianconi , APPENA vede l'intestazione - Brigate rosse e stella a cinque punte inscritta nel cerchio - dice: «La stella è diversa». Poi comincia a sfogliare le 28 pagine: «Dio mio, che impressione...». Infine un'occhiata agli slogan finali: «Tutto questo è drammatico». Perché? «Perché chissà come potrà continuare questa storia. Comunque adesso me lo leggo, poi ne parliamo». Barbara Balzerani, ex-brigatista che ha partecipato al sequestro di Aldo Moro e ha guidato le Br fino all'omicidio di Ezio Ta rantolìi nel Ì985 (l'arrestarono poco dopo), pluriergastolana col permesso di lavo- ' rare fuori dal carcere, di documenti come questi ne ha discussi e scritti tanti. Compreso quello che rivendicava l'assassinio di Ezio Tarantelli - ha stabilito una sentenza - che molti hanno assimilato a quello di Massimo D'Antona. Qualche ora dopo, a lettura terminata, dice: «E' un documento troppo vago, e io non ci trovo nessuna continuità con le Br». Perché, signora Balzerani? «Perché è tutto molto astratto e generico, compreso il riferimento alle Br-pcc, e non spiega niente. Dicono soltanto che sono in continuità oggettiva con la nostra esperienza, ma è troppo poco. Non c'è una parola sul dibattito che s'è svolto tra l'86 e l'87, non una parola sullo scioglimento dell'organizzazione decretato dai militanti arrestati. La continuità oggettiva la può rivendicare chiunque, ma non è detto che per questo sia autentica». Però ci sono riferimenti molto precisi al patttS sociale, ai meccanismi delle relazioni sindacali. E non le sembra che l'obiettivo scelto sia molto sofisticato? «Sì, ma non è poi così difficile come si crede individuarlo e colpirlo. E' vero che i discorsi che si fanno nel documento girano intorno a certi problemi contingenti, ma non ci sono appigli a. situazioni concrete. Qui si parla ancora di dittatura del proletariato e della rivoluzione del ' 17, si rende conto? E' come se si fossero ibernati per 10 o 15 anni e poi, una volta scongelati, riprendessero i discorsi di un tempo. Questo significa che non sono per nulla calati nella realtà attuale. Non c'è una parola sulla caduta del muro di Berlino, e pure i riferimenti alle Br sono strani; si parla di Ruffilli ma non di Moro, per esempio». Come mai? «Secondo me è la dimostrazione che la continuità con quell'esperienza è forzata e in ultima analisi inesistente. Non si può proclamarla senza fare i conti col fatto che nel 1987 gente che nel nome delle Br s'è presa montagne di ergastoli ha dichiarato chiusa e non più praticabile quella strada. Piuttosto c'è un altro aspetto che mi colpisce». Quale? «La grande fretta, e forse la troppa voglia, di dire che sono tornate le Br. Con l'effetto che adesso tutti parlano di questo falso problema, dimenticando questioni più gravi, come la guerra». Come fa a parlare di falso problema quando hanno ammazzato un uomo, con una tecnica così efficace? «Il morto c'à stato, certo, ma gridare al ritorno delle Br secondo me non aiuta a trovare chi l'ha ucciso e perché. Io non penso a una montatura, può darsi che chi ha ucciso D'Antona pensi davvero di fare la rivoluzione, e magari combinerà altri guai, ma tutto questo con la storia delle Br non c'entra niente».- Perché? «Perché non ci sono più le condizioni politico-sociali nelle quale agimmo noi negli anni Settanta e Ottanta. Guardi che la lotta armata si può praticare in condizioni molto precise, ci vogliono appoggi e consensi che oggi sono impensabili». Qualcuno potrebbe dire che non c'erano nemmeno vent'ànni fa, eppure voi ci avete provato. «Si può dire che abbiamo sbagliato, ma nessuno può negare che in quel periodo ci fossero delle cause scatenanti e un clima che spinse in una certa direzione centinaia di militanti e migliaia di simpatizzanti. Un consenso c'era; minoritario quanto si vuole, ma c'era». Oggi invece? «Oggi invece parlare di lotta armata è una follia, perché il contesto è completamente cambiato. Ed è questo che dico a chi ha ucciso D'Antona e scritto questo volantino: è una follia, e se proprio volete portare avanti certi discorsi fatelo pure, ma almeno abbiate il coraggio di chiamarvi con il vostro nome. Non potete nascondervi dietro una sigla che non è la vostra, né dichiarare unilateralmente una continuità che non esiste». Lei non crede che tra gli autori del documento ci Eossa essere qualche exr? «Sinceramente credo proprio di no. E se pure in carcere c'è qualcuno che ancora crede nella lotta armata, e che magari è d'accordo con questo nuovo omicidio, si farà vivo e lo dirà. Ma non cambierebbe i termini della questione, perché le Br sono comunque un'altra cosa. Un'esperienza finita e irripetibile». Che cosa pensa dei paragoni tra l'omicidio D Antona e quello di Ezio Tarantelli? «Che non ne parlano nemmeno gli autori del documento, figuriamoci. Io credo che già nel 1985 eravamo al limite della praticabilità della lotta armata; oggi per riproporre quegli schemi ci vorrebbero ragioni fortissime che non vengono spiegate. Semplicemente perché non ci sono. Purtroppo però qualcuno ha ucciso D'Antona, e bisognerebbe capire perché. Forse questo fatto scaturisce davvero da tensioni alle quali la politica non riesce a dare risposte soddisfacenti, ma le Brigate rosse non c'entrano, semplicemente perché non ci sono più». fi fi Documento troppo vago e non ci trovo nessuna "continuità con leBr Non c'è una parola sullo scioglimento del gruppo Anche la stella è diversa ep p fi fi Adesso il contesto è completamente cambiato. A chi ha ucciso dico: non potete nascondervi dietro una sigla che non è vostra Ejg i| Due immagini di Barbara Balzerani Nella foto grande com'è oggi. A fianco, durante II processo «Moro ter». Condannata all'ergastolo ha ottenuto il permesso di lavorare fuori dal

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