Pantani mette alle corde Jalabert di Gianni Romeo

Pantani mette alle corde Jalabert Nella tappa di Foggia, vinta dal lettone Vainsteins, il vento diventa un alleato del Pirata Pantani mette alle corde Jalabert iZ leader recupera con l'aiuto di Cipollini Gianni Romeo Inviato a Foggia Roman Vainsteins a metà marzo, quando era il leader della Tirreno-Adriatico, sbagliò strada e finì nell'aia di una cascina, fra il giustificato stupore di tante galline starnazzanti. Perse la maglia e la corsa a vantaggio di Bartoli, ma quel giorno giurò che si sarebbe fatto furbo. Ieri è stato furbissimo. Ha capito che una tappa cosi elettrica condotta a 43 di media, con punte di 65 orari nei larghi rettilinei, una tappa in arrivo a Foggia con un'ora di anticipo sulle tabelle più ottimistiche, aveva consumato le polveri dei velocisti migliori. Si è messo in agguato alla ruota di Blijlevens, l'ha piantato ai 200 quando davanti a loro Missaglia stava cuocendo nella sua volata lunga e non era più tempo di indugiare, ed è andato ad agguantare il coraggioso a due metri dal traguardo, pedinato invano da Guidi. Povero Missaglia, garibaldino aiutante di Camenzind, che stava quasi per alzare le braccia. Povero Missaglia, già caduto all'Amstel Gold Race quando ormai vedeva il successo. C'è qualcuno, nel ciclismo, che sta sempre per vincere e non vince mai. Qualcun altro, come Vainsteins, che sta abbonandosi alla celebrità. E' la settima volta, nel '99, per il lettone 26enne che da tempo vive a Bergamo in compagnia della moglie Inge, anch'essa lettone, e della figlia Tina, due anni. Vainsteins dedica la vittoria agli amici di Bergamo e di Milano, ma il suo cuore 1 sempre a Riga perché dice, si sente i brividi addosso a pensare ai suoi genitori e parenti che da casa hanno potuto vedere la «sua» gara in diretta tivù, Parla otto lingue correttamente, l'italiano fra quelle; la moglie è assistente universitaria. Non solo muscoli, insomma, in famiglia. Concede alla civetteria solo un codino tipo il Bag- gio di un tempo, che cura con amore e potrebbe metter fuori strada chi vuole dare un giudizio su di lui. Ma non è affatto un narcisista. La sua dote migliore «sono due p... di ferro», dice Gianni Savio che lo scoprì dopo l'approdo a Bergamo da dilettante in cerca di fortuna. Cipollini, rimasto senza treno rosso perché i gregari nel finale dovevano assistere Savoldelli, caduto, e farlo rientrare, ha rinunciato alla volata. Savoldelli età bene, zitto zitto è sempre lì con i primi, meglio coccolare lui in prospettiva che non l'imprevedibile Re Leone. Poteva essere la giornata di un altro corazziere, quella di ieri. Intendiamo Taf! detto Tafone, l'uomo della Roubaix, che è stato in fuga con lo spagnolo Pena per 115 km, vantaggio massimo 7'. L'ha fregato il vento che gli è sbattuto in faccia a un centinaio di km dal traguardo smorzando il coraggio dei due coraggiosi, ma soprattutto spezzando il gruppo. Perché dietro, per ricomporsi, si scatenava la bagarre, che andava in fretta a mangiare il vantaggio ai fuggitivi. Questa bagarre, come si usa dire in termine ciclistico, o improvvisa accensione delle polveri se preferite, merita un'analisi attenta. Mancavano circa 40 km al traguardo, il forte vento laterale favoriva a quel punto il cosiddetto ventaglio. Il gruppo si spezzava. Pantani un anno fa proprio da queste parti, nella tappa che arrivò a Lecce, rischiò di perdere il Giro per uno scherzo del genere. Perciò si è fatto attento e sospettoso, quando sente troppa aria sulla nuca. Era nell'avanguardia del gruppo con tutta la sua Marcatone, così è rimasto dalla parte giusta. Ma Jalabert è stato intrappolato. «Se non ci fossimo stati noi ad aiutarlo - sostiene Cipollini - non so se il francese avrebbe conservato la maglia rosa, i suoi non ce la facevano a chiudere il buco da soli». Perché, davanti, i corazzieri di Pantani tiravano forte. Delle due l'una, a questo punto. Se Pantani voleva staccare Jalabert, approfittando di una sua disattenzione, vuol dire che non è poi così contento di avere il francese in rosa a far da specchietto per le allodole. Anzi lo teme. E dobbiamo chiedere scusa ai lettori, perché ieri abbiamo sostenuto questa tesi. Se invece gli va bene così, come continuano a dire in molti, oltre che campione di ciclismo sta diventando anche un consumato attore. Fin da domani, quando si andrà a scalare il Gran Sasso, cercheremo di capirne di più. VIRBNQUE IN RITARDO Ordine d'arrivo. 1. Vainsteins (Let) in 5h 55'43", media 41,325 km/h. Abbuono 12". 2. Guidi abb. 8"; 3. Missaglia, abb. 4"; 4. Tosatto; 5. Bettini; 6. Trenti (Usa); 7. Magnani; 8. Pelacchi; 9. Blijlevens (Ola); 10. Pigueras; 11. calducci; 12. Schiavina; 13. P. Indurain (Spa); 14. Tronca; 15. Camenzind (Svi); 16. Savoldelli; 20. Jimenez (Spa); 22. Pantani; 26. Gotti; 31. Cipollini tutti con il tempo del vincitore. 144. Virenque a4'47". Classifica generale. 1. Jalabert (Fra) in 27h 22'01", media generale 38,580 km/h; 2. Di Luca a 7"; 3. Rebellin a 14"; 4. Savoldelli a 16"; 5. Pantani; 6. Frigo; 7. Gotti tutti col tempo di Savoldelli; 8. Simoni a 19"; 9. Camenzind (Svi) a 26"; 10. Axelsson (Sve) à 26"; 11. Noè a 27"; 12. Zaina; 13. Jimenez; 14. Clavero; 15. Luttenberger (Aut) tutti col tempo di Noè; 43. Bettini a 3'01"; Virenque a 6'40"; Cipollini a 17'10". a m tmi Ut TAPPA DI ©0©1 u I fili ira mimimi 1S3 Kmptoflr. 14J» 24,4 29,9 35; 42,1 51,1 W 72/ 80/ 67 90 100 IN 114 156,9 124/127,9 136,4 I42J Il Giro concluda oggi la prima settimana di tono, dalla partenia di Agrigento. E II settimo giorno, è probabile che decida di riposarsi, in «tesa del Gran Sasso di domani e della crono di domenica. Non si vede intani come il terreno di battaglia della Foggia-Undono possa causare sorprese. Tappa non lunga e piatto, con quoktw insidia per I velocisti nel lincile nervose In leggera solilo. ■ • Pantznl brandisce la spada per ribadire che è sempre lui il padrone del Giro

Luoghi citati: Agrigento, Bergamo, Foggia, Lecce, Milano, Riga, Usa