Ronconi: «Il mio Ulisse barocco» di Sandro Cappelletto

Ronconi: «Il mio Ulisse barocco» A Firenze il regista prova Monteverdi in scena domenica al «La Pergola» Ronconi: «Il mio Ulisse barocco» Un 'opera attuale Sandro Cappelletto FIRENZE "Ama dunque si, sì - ama dunque", cantano i Proci circondando la regina Penelope, partecipe come uno stoccafisso. Dice Luca Ronconi, regista: "Questa non è un'opera di personaggi, ma di situazioni, piuttosto accademica". Dice Trevor Pinnock, direttore: "In questo capolavoro i caratteri dei personaggi sono delineati con precisione e passione". Si prova "Il ritorno di Ulisse in patria' di Claudio Monteverdi, in scena da domenica al Teatro della Pergola per il Maggio Musicale Fiorentino, il festival italiano che più crede al teatro di regia, che più scommette sulla curiosità del pubblico. Conversando con i protagonisti, si ha netta l'impressione che regia e direzione abbiano affrontato questa "tragedia di lieto fine" con intenzioni diverse e che tuttavia questo approccio opposto riesca, misteriosamente, a produrre uno spettacolo che si annuncia coerente. Ronconi: "Ma quale opera sulla felicità coniugale! Il momento più intenso è il riconoscimento tra Ulisse e suo figlio Telemaco. Una coppia di vecchi sposi che si reincontra non è poi cosi felice". Pinnock: "Il duetto finale degli sposi rovescia in felicità la disperazione di Penelope, che aveva aperto l'opera con un lamento sulla sua solitudine". Ronconi: "Monteverdi ricalca in modo pedissequo la vicenda narrata da Omero, il libretto è contorto, le scene dove appaiono gli dei sono convenzionali". Pinnock: "I sentimenti della musica reinventano l'Odissea secondo il gusto degli uomini del Seicento. A Monteverdi non interessano i prodigi, le magie, quan¬ to la volontà di Ulisse e Telemaco di riconquistare il trono di Itaca». Ronconi non ama il libretto secentesco del nobile veneziano Giacomo Badoer, Pinnock trova questa lingua sapidissima, ricca di ironie e invenzioni. Inconfondibile; stile ronconiano: palcoscenico e retropalco messi a nudo, mura, travi e soffitto a vista. Una scena colma di archi e colonne lignee, di immagini architettoniche frantumate e ricomposte, secondo quella tecnica del movimento orizzontale, verticale, diagonale che moltiplica la nostra percezione dello spazio, ma anche le ansie dei tecnici e dei macchinisti, impegnati a governare un meccanismo che solo se scorre senza intoppi sprigiona il proprio fascino. Credo che per domenica ce la faremo", promette e scongiura Cesa e scongiura Cesare Mazzonis, direttore artistico del Comunale, impegnato a somministrare robuste dosi di camomilla su nervosismi inevitabili, percepibili. "Il viaggio del mio Ulisse! verso un teatro barocco, la sua vera patria. Una progressiva ricomposizione, un itinerario di memorie e rappresentazioni, fino a delineare, in scena, quasi un Teatro Farnese di Parma". L rità R La verità, per Ronconi, appare noi teatro, si identifica nel luogo stesso dove lo spettacolo viene riportato in vita: "Più Ulisse si avvicina alla meta, più le scene e i costumi diventeranno meno laceri, più dignitosi. Ogni cosa si ricomporrà". La verità, per Pinnock, è nel mistero da svelare di una partitura scritta nel 1640 e giunta a noi incompiuta, figlia anche di altri autori; in questa produzione, il maestro inglese, che dirige l'Enclisi! Concert, ha voluto inserire anche musiche di Marini, Morula, Frescobaldi e farà ricorso alla tecnica dell'ùnprowisazione: "I musicisti di Monteverdi improvvisavano mentre accompagnavano i cantanti e anche per questo motivo la partitura scritta è cosi lacunosa". Ricoperto di stracci, un lungo bastone per sorreggersi, ma gli occhi vivi d'odio e di progetti, compare Ulisse mentre dallo sfondo si avanza una gigantesca statua di Minerva e la Minerva che canta ripropone quell'identica posizione. "Questa è un'opera di luoghi immaginari'', dice Margherita Palli, stenografa quest'anno premiatissima, proponendo un altro possibile punto di vista. Quando il compositore Luigi Dallapiccola, nel 1942 e per questo stesso Teatro della Pergola, curò una sua "libera trascrizione" del "Ritorno di Ulisse", scrisse "che il livello generale dell'opera è così alto da non essere immaginabile che in un periodo di civiltà assoluta". Una civiltà che si offre, disponibilissima, allo sguardo creatore degli artisti di oggi. E anche chi dice, magari per scaramanzia, di non amarla poi troppo, sembra proprio non riuscire a sottrarsi al suo fascino. «La vera felicità sta nell'abbraccio con il figlio Telemaco e nella riconquista del trono di Itaca» i Luca Ronconi, regista dello spettacolo «Il ritorno di Ulisse in patria» Accanto: Monteverdi, che non portò a compimento la stesura dell'opera

Luoghi citati: Firenze, Odissea