Casa Bianca, è in cantina il pensatoio della Terza via
Casa Bianca, è in cantina il pensatoio della Terza via Visita al piccolo ufficio senza finestre dove Sidney Blumenthal elabora la sfida di Clinton Casa Bianca, è in cantina il pensatoio della Terza via CUI mi va tic _Jda OME nasce e dove porta la misteriosa «Terza via», il vagolante movimento politico internazionale guidato da Bill Clinton che in Italia porta il nome più casereccio di «Ulivo mondiale»? Per capirlo bisogna cominciare dal piccolo ufficio senza finestre nel sottosuolo della Casa Bianca dove lavora Sidney Blumenthal, il general manager di questa curiosa compagine che da qualche mese calca la scena internazionale. Blumenthal, 50 anni, è un giornalista - «un ex giornalista», sibilano i suoi colleghi più sarcastici che ha lavorato al Washington Post e nei settimanali New Republic e New Yorker prima di essere chiamato a curare la propaganda dei Clinton. Di lui si dice che è un fedelissimo di Bill e Hillary, che ama le trame e la dietrologia e che ha contribuito ad alimentare quella mentalità da bunker che regna ultimamente alla Casa Bianca. Ma lavora anche per i tempi lunghi, coltivando e rafforzando il movimento che ha contribuito a far nascere. I suoi critici più severi lo accusano di voler semplicemente costruire una nicchia nella Storia per il suo principe. «E allora perché tanti leader stranieri vogliono partecipare?», risponde. «La verità è che stiamo costruendo un movimento che durerà molto più di Clinton. Siamo solo agli inizi». Una certa vaghezza aleggia ancora sul progetto. Durante l'ultima riunione dei leader della Terza via, ai margini del vertice Nato a Washington, il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, che partecipava per la prima volta, disse ridendo al premier britannico Tony Blair: «Non sono mai riuscito a trovare né la prima né la seconda via. Aiutami tu a trovare la terza». Blumenthal riconosce che il nome stesso del movimento - Terza via «è un po' goffo». Ma non si cambia. Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON Il movimento, dopotutto, è nato con Clinton. «Fu lui a parlare di una Terza via tra destra e sinistra prima ancora di essere eletto Presidente». In pratica, spiega Blumenthal, «si trattava di rilegittimare il ruolo del governo federale nella politica sociale dopo lo smantellamento sistematico operato durante gli anni del reaganismo. Ma guardando avanti: riformando e modernizzando gli aspetti antiquati del vecchio Stato sociale». Questo riformismo moderato, ama ricordare Blumenthal, possiede radici nobili nella politica americana. Si ricollega alla tradizione progressista di Theodore Roosevelt, Woodrow Wilson e Harry Truman. «In un certo senso la Terza via non è altro che una riedizione, in versione aggiornata, di ciò che in passato gU storici hanno chiamato il Nuovo centro o il Centro vitale». {The Vital Center, il classico di Arthur Schlesinger, è ancora uno dei testi di riferimento degli fautori della Terza via). La sfida di Clinton era simile a quella degli altri leader occidentali che arrivarono al potere dopo la Guerra fredda: riformare lo Stato sociale portando i conti in pareggio. «Il Labour era vecchio e screditato. E Clinton fornì un modello a Blair», dice Blumenthal, che ha diverse foto del premier britannico sui muri del suo ufficio (si dice che sia stato lui a presentare Blair a Clinton). Poi venne agganciato Romano Prodi: «Anche lui doveva trovare il modo di ridefinire una poiitica progressista nel suo Paese. E la coalizione dell'Olivo ci sembrò subito un modo interessante di perseguire gli stessi obiettivi nostri, in un contesto diverso». L'entrata di Prodi nel movimento della Terza via venne ufficializzato durante un seminario che si tenne alla New York University lo scorso autunno. Presenti: Clinton, Blair, Prodi e il bulgaro Stoyanov. Il seminario successivo si sarebbe dovuto tenere a Firenze, nella splendida villa che l'esteta e scrittore inglese Harold Acton lasciò qualche anno fa alla New York University. Ma il governo Prodi cadde, e l'entourage di Clinton lì per lì pensò che non era il caso di accogliere nel club Massimo D'Alema, un ex comunista che pur avendo tenuto a battesimo la coalizione dell'Ulivo doveva ancora dimostrare di aver tagliato con il passato. Il seminario di Firenze venne rinviato sine die. A Palazzo Chigi i collaboratori del nuovo presidente del Consiglio si resero subito conto che una ma¬ novra di avvicinamento alla Casa Bianca avrebbe dovuto includere anche un omaggio alla Terza via. «Gli uomini di D'Alema mostrarono subito interesse», ricorda Blumenthal. Le diffidenze iniziali dogli americani si dissiparono gradualmente. Clinton e D'Alema s'incontrarono alla Casa Bianca il 5 marzo e tra i due si instaurò subito un buon rapporto, a dispetto di molte previsioni. Il problema era Prodi. Ma dopo un po' di garbata diplomazia telefonica D'Alema venne invitato a sostituirlo al terzo seminario della Terza via, organizzato in margine al vertice della Nato a Washington. Presenti: Clinton, Blair, D'Alema, Schroeder e il premier olandese Wim Kok. «Con Prodi rimaniamo comunque in stretto contatto», assicura Blumenthal. «E adesso che è diventato presidente della Commissione europea non possiamo escludere che a una prossima riunione partecipino sia D'Alema che Prodi. I criteri d'ammissione del resto sono .semplici: bisogna essere un leader in carica e bisogna essere di centro-sinistra». Ma il movimento non si limita ai leader. «Stiamo creando un vasta rete di intellettuali, politici, consiglieri che hanno una visione simile della politica», precisa Blumenthal. E, con maestoso lirismo, aggiunge: «La Terza via non è una riedizione dell'Internazionale socialista. Vedo piuttosto un gran teatro dell'opera galleggiante». Alla Casa Bianca sperano che Firenze e la bella villa di Lord Acton possano comunque ospitare il «teatro galleggiante» della Terza via, magari Uprossirno autunno. «Sarebbe una cosa splendida», dice Blumenthal. «Ma per cominciare a pianificare la prossima riunione bisognerà aspettare la fine della guerra, la prima guerra di questa nuova generazione di leader. Una guerra progressista, contro la pulizia etnica e in difesa di valori morali». La prima guerra della Terza via. «Così abbiamo fornito un modello a Blair e poi agganciato Prodi e D'Alema» Romano Prodi, In basso Tony Blair. a destra Bill Clinton
Luoghi citati: Firenze, Italia, Ome, Washington
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