«L'Europa vuole lavoro e pace»

«L'Europa vuole lavoro e pace» A Napoli con Jospin il comizio di apertura della campagna elettorale, segnato dall'emozione per l'agguato a D'Antona «L'Europa vuole lavoro e pace» D'Alema: ora non ci faremo respingere indietro Fulvio Mllone corrispo wlende da NAPOLI Sono venuti qui a parlare di Europa e di pace. Invece nel palazzotto dello sport di Ponticelli, alla periferia della città, l'eco dell'attentato di Roma e il fantasma del terrorismo segnano l'incontro a Napoli fra Massimo D'Alema e il premier francese Lionel Jospin. Un vertice deciso da tempo, per inaugurare la campagna della sinistra in vista delle elezioni europee, alla presenza del candidato della circoscrizione meridionale Giorgio Napolitano. Ma sembrava anche 1 occasione giusta per discutere della proposta italiana per una soluzione della guerra nei Balcani. Le prime parole pronunciate dai leader di Italia e Francia, però, sono state per l'agguato all'avvocato Massimo D'Antona. «Il governo non ha paura», D'Alema ha scandito bene le parole, lanciando un avvertimento a chi vuole tornare a seminare il terrore: «Saranno sconfitti, ancora una volta. Già lo sono stati, e li fermeremo ancora». Il terrorismo vuole destabilizzare, «scende in campo sempre per indebolire e destabilizzare l'Italia in un momento particolare della vita internazionale». E l'assassinio di D'Antona è per il presidente del Consiglio «un'operazione studiata in concomitanza con l'elezione del capo dello Stato da chi forse non immaginava che ci sarebbe stata una larga maggioranza». Ma il messaggio di D'Alema è chiaro: «Non ci faremo respingere indietro. D'Antona è stato assassinato per aver collaborato con il governo alla stesura del patto sociale. Domani il consiglio dei ministri approverà il Siano per l'occupazione cui lui a collaborato fino all'ultimo». Poi, un appello: nei prossimi giorni serve «uno scatto di reazione democratica, E' in momenti come questi che il paese ha vinto le sue sfide. Dobbiamo dare fiducia, coraggio e speranza ai nostri cittadini». Anche Jospin non ha trattenuto l'emozione per quell'omi- cidio che d'un tratto ha gettato di nuovo il paese nell'angoscia degli anni tu' piombo. Parlando in italiano ha detto: «E' stato compiuto un assassinio vile e abietto, che ci addolora tutti». E' ormai tarda sera quando nel palasport pieno solo a metà i leader dei due paesi parlano del conflitto dei Balcani. «So bene che la posizione italiana non è la posizione ufficiale della Nato. E non credo di averli convinti, ma mi hanno ascoltato con rispetto», dice il presidente del Consiglio, che in mattinata è andato a Bruxelles per parlare con il segretario generale della Nato Solana della proposta di pace italiana. Poi fa un'autocritica che tutta l'Europa dovrebbe fare sua: «Per anni siamo rimasti a guardare, sono state tollerate violenze che non potevano essere accettate negli anni passati». Sì, perchè la guerra, aggiunge D'Alema, «è cominciata anni fa», e probabilmente c'è stata molta fretta nel ricono- scere «Stati basati su nazionalismi etnici», mentre «per anni si sono chiusi, gli occhi sulle fosse comuni». Ora che i Balca- II presidente del Consiglio D'Alema con il primo ministro francese Lionel jospin