D'Alema alla Nato: tre giorni di tregua di Francesco Manacorda

D'Alema alla Nato: tre giorni di tregua Per ottenere la Risoluzione Onu e il sì di Milosevic. «Partecipiamo alla campagna con sofferenza» D'Alema alla Nato: tre giorni di tregua L'Alleanza ammette: scaricate in Adriatico 143 bombe Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Tre giorni di tregua per una soluzione diplomatica per il Kosovo. Tre giorni, dice Massimo D'Alema, che permetterebbero di portare Cina e Russia al Consiglio di sicurezza Onu, fargli approvare una Risoluzione fondata sui principi del G8, «dettare* le condizioni a Milosevic e ottenere il suo assenso che equivarrà «alla sua sconfitta». «Io non sono il segretario dell'Orni, non spetta a me decidere - mette le mani avanti D'Alema a chi gli chiede appunto quanto dovrebbe durare la sospensione dei raid - ma ritengo che quelle operazioni si possano compiere anche in un tempo molto rapido, non so, settantadue ore. Comunque non ho calcolato il tempo necessario anche perché - ripete non spetta a me farlo». A Bruxelles, seduto accanto al Segretario generale della Nato Javier Solami, D'Alema spiega «il senso della posizione assunta ieri (mercoledì, ndr) dal Parlamento italiano, che sono venuto ad illustrare ai nostri alleati». «Siamo persuasi - dice - che nel momento in cui vi fosse un documento concordato per il Consiglio di Sicurezza, in quel momento dovrebbe e potrebbe esservi una sospensione dei bombardamenti, per consentire la riunione e la deliberazione del Consiglio di sicurezza e per verificare in termini immediati la disponibilità di Belgrado di adempiere alla decisione delle Nazioni Unite». Una posizione, quella italiana, che diverge in modo sensibile dalla linea concordata dai partner della Nato («ma è evidente che non chiediamo una tregua unilaterale», precisa il premier) e che, dopo il passaggio parlamentare, è cambiata rispetto alla proposta iniziale di D'Alema per almeno due aspetti: in orìgine il presidente del Consiglio metteva in contemporanea l'approvazione della Risoluzione Onu e la sospensione dei bombardamenti, adesso dice che il primo passo deve essere appunto lo stop agli attacchi aerei; inoltre D'Alema, che proponeva di ricorrere alle truppe di terra se Milosevic non avesse rispettato la risoluzione Onu, deve aver fatto tesoro delle critiche tedesche e parla ora solo di «un'azione militare che dovrebbe riprendere nelle forme comunemente decise con i nostri alleati». Ma il presidente del Consiglio usa anche parole che nessuno dei leader europei che in queste settimane si sono avvicendati sullo stesso palco hanno pronunciato. Parla di un'Italia che «ha partecipato e partecipa con convinzione» alla campagna Nato, ma lo fa in una «comprensibile condizione di sofferenza» per i legami che ha con i popoli di quella regione «e con il popolo serbo». Punta il dito contro i «danni collaterali» della Nato e chiede di fare «grande attenzione per evitare che tragici errori accrescano il senso di disorientamento e di incomprensione nell'opinione pubblica». Tutto per ricordare che «la guerra è uno strumento, non il fine che perseguiamo: e quando questo fine sarà raggiunto le armi possono essere accantonate». Accanto a lui Solana non si sbilancia. Sì, «la proposta espressa dal Parlamento italiano e oggi dal go¬ verno non è in contraddizione con le idee che abbiamo», anche perché «probabilmente si potrà fare simultaneamente tutto», cioè approvare la Risoluzione, fermare i bombardamenti e avviare il ritiro delle truppe serbe dal Kosovo e l'ingresso della forza di pace. Ma non si tratta certo di un'idea che possa essere applicata immediatamente: «Resta da fare molto lavoro, sia dal punto di vista militare, sìa da quello politico». E negli ambienti della Nato si parla di una proposta «molto prematura», che «va ben oltre l'accettabilità per molti alleati». Ma Solana, che da spagnolo è abituato alle sottigliezze della politica mediterranea, non si cruccia più di tanto per il progetto portato da D'Alema a Bruxelles, che potrebbe essere letto come una frattura nell'unità dell'Alleanza. «Voi italiani avete un Parlamento forte di cui dovete tener conto - commenta uno dei suoi collaboratori più stretti - e se questa proposta ha aumentato il consenso di D'Alema in Italia, allora non indebolisce l'Alleanza, ma anzi la rafforza».

Luoghi citati: Belgrado, Bruxelles, Cina, Italia, Kosovo, Russia