«Il benessere è un ostacolo alla nascita di vocazioni»

«Il benessere è un ostacolo alla nascita di vocazioni» I DUBBI DEL PIÙ' GIOVANE PARROCO DEL TORINESE «Il benessere è un ostacolo alla nascita di vocazioni» intervista Maria Tema Martlnengo TORINO I nuovi sacerdoti «prodotto» della media borghesia, delle grandi città, dell associazionismo cattolico? Per il rettore del Seminario di Torino, mons. Giovanni Coccolo, è vero fino a un certo punto. «I nostri ragazzi vengono dalla città, ma soprattutto dai centri della cintura. E sono di estrazione medio-bassa. Solo qualcuno, poi, ha alle spalle l'appartenenza ad un gruppo». E' anche la fotografia degli 8 seminaristi che saranno ordinati preti a Torino la settimana prossima. Con mons. Masseroni, mons. Coccolo concorda su un punto: «Oggi la campagna fornisce poche vocazioni. Forse perché le parrocchie sono rette da preti anziani, che danno pochi stimoli». Ma qual è il punto di vista di un ex seminarista? Don Dario Monticone, 35 anni, è il più giovane parroco torinese. Sulle sue spalle porta gli effetti della scarsità di vocazioni: regge da solo le due comunità di Falcherà, periferia fino a qualche anno fa defunta «diffìcile». Don Dario, all'assemblea Cei mons. Masseroni ha delineato un identikit di prete diverso da quello cui eravamo abituati. Davvero i seminari sono pieni di rampolli della media borghesia cittadina? «Quando io ero in Seminario, e ne sono uscito nel '91, i miei nove compagni di corso appartenevano quasi tutti a famiglie molto semplici. Forse solo un paio erano figli di commercianti. La maggioranza aveva un'origine simile alla mia e, come me, quasi tutti venivano dalla provincia». Qual ò la sua origine? «Nella mia famiglia lavorava solo mio padre che era operaio alla Fiat. Abitavamo a Testona, una borgata di Moncalieri, alle porte di Torino. Per una realtà come quella torinese, comunque, è abbastanza normale che i seminaristi vengano dalla città, ma anche dalle cittadine della cintura: perché vi si respira una realtà di chiesa più aperta ad esperienze di preghiera di tipo monastico, missionarie». Allora i preti della media borghesia si concentrano in altre parti d'Italia? «Senz'altro Masseroni è ben documentato. Evidentemente la situazione cambia da zona a zona. Anche se io ho una convinzione: l'essere ricchi, il non dover far fatica, di regola blocca la spinta vocazionale». Ma un tempo la povertà spesso era più «pesante» della vocazione nell'indirizzare un ragazzo verso il seminario, una ragazza verso il convento. Ora, per contro, il benessere è diffuso... «E anche per questo oggi c'è bisogno di aprire i giovani a esperienze di povertà, di essenzialità. Altrimenti sarà sempre più difficile la decisione di abbracciare il Vangelo». Dunque il calo delle vocazioni dipende anche dalla «facilità» della vita dei giovani? «C'è bisogno di ritornare all'essenzialità, di svestirsi di certi agi per aderire all'essenzialità del Vangelo. Altrimenti si continuerà a offrire un'immagine di Chiesa comoda ma anche perdente». Ma allora, il mito della campagna dove la vita è più dura non esiste più? «Può essere che oggi nelle zone rurali ci siano maggiori comodità rispetto ad altri ambienti». Lei aveva chiesto di andare in missione, invece le sono toccate due parrocchie in città... «La missione è arrivata a Torino. Anzi, in questa porzione di periferia che sembra già un po' un paese, con i problemi che comporta. Per me, in ogni caso, è una fortuna vivere in quartiere popolare. Noi preti non dobbiamo far bella figura. Dobbiamo mettere in pratica i principi di carità e accoglienza: quella radicalità evangelica che abbiamo acquisito in seminario». A sinistra don Darlo Monticone, anni, Il più giovane parroco del Torinese 35

Persone citate: Dario Monticone, Darlo Monticone, Giovanni Coccolo, Masseroni

Luoghi citati: Italia, Moncalieri, Torino