Olanda, cade per un voto il governo Kok di Francesco Manacorda
Olanda, cade per un voto il governo Kok L'astensione di un leader dei liberali di destra affonda la revisione costituzionale e la maggioranza Olanda, cade per un voto il governo Kok Non passa la legge sui referendum, i liberali di sinistra lasciano Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Il suo nome era stato opposto a quello di Romano Prodi nella corsa per la presidenza della Commissione europea. Ma da ieri Wira Kok, primo ministro dimissionario dell'Olanda, ha un altro e non invidiabile punto in comune con il Professore bolognese: anche il suo governo è caduto per un solo voto. A spaccare la coalizione «viola» composta dai laburisti di Kok, dai liberali di sinistra del D66 e da quelli di destra del WD, è stata la bocciatura da parte del Senato di un progetto di revisione costituzionale che prevedeva l'introduzione del referendum «correttivo», molto simile al referendum abrogativo in vigore in Italia. Proprio sull'introduzione del referendum i liberali di sinistra, i partner più piccoli della coalizione, avevano puntato quasi tutta la loro campagna elettorale l'anno scorso, sostenendo che la sua approvazione avrebbe signifi- cato un aumento della democrazia diretta. Ma martedì sera al Senato un esponente di spicco dei liberali di destra, l'ex ministro degli Interni Hans Wiegel, ha deciso di astenersi «per ragioni di principio», facendo così mancare per un solo voto la maggioranza di due terzi richiesta perla revisione costituzionale. Il D66, la cui figura più nota è l'ex ministro degli Esteri Hans Van Mierlo, non ha aspettato l'alba per annunciare la sua uscita dal governo e chiedere le dimissioni di Kok, ormai a capo di una maggioranza spaccata. E ieri pomeriggio, dopo una riunione di governo convocata d'urgenza e durata cinque oro - durante la quale ha cercato di convin¬ cere il D66 a non abbandonare la coalizione - il premier ha presentato le sue dimissioni alla regina Beatrice assieme a tutti i suoi ministri. Toccherà alla regina, adesso, decidere se riaffidare l'incarico a Kok, affidare il mandato a un altro politico o indire - soluzione questa tutt'altro che improbabile - le elezioni anticipate. Senza i liberali di sinistra, la maggioranza ha innanzitutto un problema di ordine politico: la coalizione a tre guidata da Kok, al potere per la prima volta nel 1994 e poi riconfermata dallo elezioni del maggio '98, ha sempre utilizzato il D66 come «collante» tra le posizioni dei laburisti e quelle conservatrici del WD, senza il piccolo parti¬ to-cuscinetto sembra difficile che due formazioni così diverse possano andare avanti insieme ancora a lungo. Ma a scatenare la crisi è stata anche una semplice constatazione numerica. Alla Camera bassa la coalizione a tre che oggi ha 97 voti su 150, potrebbe tranquillamente perdere i quattordici seggi del D66. Ma al Senato, dove i tre partiti hanno 44 seggi su settantacinque, i 7 senatori dei liberali di sinistra sono decisivi: senza di loro una coalizione a due non avrebbe, anche in questo caso per un solo voto, la maggioranza m aula. Per il D66 l'ingresso in un nuovo governo con anche il WD appare ormai fuori discussione, cosi Kok potrebbe tentare un «compromesso storico» tra il suo partito e i cristiano-democratici, che sono il primo partito dell'opposizione. In caso contrario l'alternativa più probabile sono le elezioni anticipate, dopo meno di un anno di quello che rischia di essere il più breve governo olandese dal dopoguerra. Ora il labour può tentare un compromesso con la de ma non si escludono nuove elezioni
Persone citate: Beatrice, Hans Van Mierlo, Hans Wiegel, Romano Prodi
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