D'Alema e Veltroni: ci sono spiragli di pace di Guido Tiberga

D'Alema e Veltroni: ci sono spiragli di pace Il premier: mio padre non mi ha insegnato a essere vile di fronte agli assassini. Non voglio una tregua che consegni il Kosovo a Milosevic D'Alema e Veltroni: ci sono spiragli di pace A Bologna gli autonomi «rovinano» il comizio dei due leader Guido Tiberga inviato a BOLOGNA «Partiamo alla grande. Partiamo da Bologna...». Nel cortile del palazzo comunale, affacciato su una piazza Maggiore che aspetta Massimo D'AI em a e Walter Veltroni, l'ex sindaco Renzo Imbeni annuncia così l'apertura della campagna elettorale diossina. Ma la festa della Quercia nel cuore storico dell'Emilia rossa si rivela difficile, disturbata con forza da un centinaio di ragazzi, studenti dei collettivi universitari, in divisa pacifista, con il bersaglio disegnato sul petto e il fischietto stretto tra le labbra. Un'apertura tesa, amara soprattutto per i vecchi partigiani chiamati «fascisti» dai giovani contestatori Una manifestazione elettorale insolita, dove la tensione per la guerra nel Kosovo si intreccia con le polemiche elettorali, le bombe su Belgrado con la corsa verso Strasburgo, gli applausi dei militanti con le sirene e gli slogan degli autonomi. Quando Veltroni comincia a parlare, l'applauso del popolo diessino è convinto, tanto forte da coprire i fischi della protesta pacifista, sfondo ininterrotto alle parole del candidato sindaco Silvia Bartolini, all'accorato intervento di Imbeni, soprattutto al pacato discorso di Elena Paciotti, 1 ex leader dell'Associazione magistrati al debutto su un palco elettorale. Il discorso preparato da Veltroni puntava sull'orgoglio diessino, sulla rivendicazione della «differenza della sinistra», sulle tappe recenti della vita politica. Ma il clima teso della piazza lo porta a reagire: qualcuno grida «Ds-Ss», e il leader della Quercia si ribella, chiede «rispetto per la storia» e per chi, anche a Bologna, «ha avuto padri e madri uccisi dai nazisti». D'Alema prende la parola per ultimo e non resiste alla tentazione dell'ironia: «Compagni, amici, gentili ospiti», comincia. E subito si scatena la protesta degli autonomi, assiepati sul sagrato di San Petro- nio, tenuti lontani da un cordone di polizia. Il presidente del Consiglio parla della «speranza di pace», ma i fischi e gli slogan non tacciono. Insiste sulla «responsabilità del Paese», ma una parte della folla lo irride mostrandogli i bersagli della propaganda pacifista. In piazza vola qualche spintone, ma D'Alema non si ferma: procede indifferente agli applausi e alle urla, che pure si fanno più forti «Mio padre non mi ha insegnato a essere vile di fronte agli assassini - dice -. Noi vogliamo una pace vera, non una tregua che consegni il Kosovo a Milosevic...». 11 premier parla a braccio: la prima parte del suo intervento ricalca l'intervento della mattina a Montecitorio. Per un lungo tratto la campagna elettorale sembra lontana: nonostante le bandiere, e gli inni, e le note dell'Internazionale suonate all'infinito prima della manifestazione, dal palco si parla di guerra, di profughi, di «Rugava che Ha portato con sé una pietra della sua terra». Solo nella parte conclusiva del suo intervento il premier toccherà i temi caldi della politica: la «magia dell'Ulivo» che «si è incrinata, ma non per colpa nostra», dell'unità del centrosinistra «che va ricostruita», senza «cercare la rissa con gli alleati». D'Alema e Veltroni parlano quasi all'unisono. Sulla guerra e sulla politica: «Se una sospensione dei bombardamenti può servire al raggiungimento di una pace giusta, allora la si faccia - dice il segretario -. Ma nessun uomo di sinistra può sentire di avere la coscienza a posto se non reagisce all'ingiustizia, agli assassini, alle fosse comuni». Veltroni rivendica la «grandezza» della scelta ulivista che «ha cambiato l'Italia». Ribadisce l'esigenza di una «grande assemblea nazionale dell'alleanza» da convocare dopo il voto. Loda Prodi. Punge Di Pietro, Attacca Berlusconi. La folla amica applaude, ma i cento contestatori non si fermano un solo istante. «C'è una guerra • sospira D'Alema lasciando la piazza - ci mancherebbe che non ci fossero i fischi...». «La magia dell'Ulivo si è incrinata ma non per colpa nostra Ricostruiamo l'unità del centrosinistra» Il premier Massimo D'Alema con il leader Ds Walter Veltroni