Le commesse diventano «padrone» e salutano con un ascolto record
Le commesse diventano «padrone» e salutano con un ascolto record HW&TIW Le commesse diventano «padrone» e salutano con un ascolto record Alessandra Cornasi Sembravano già infiniti gli undici milioni e mezzo di spettatori che hanno seguito domenica la Formula 1. Un risultato tipico dello sport quando è grande sport. Ma 1 ultima puntata delle «Commesse», l'altra sera su Raiuno, ha fatto ancora meglio, quasi 12 milioni di persone, 11 milioni e 800 mila per l'esattezza. Impressionante. Impressionante anche se quelle cifre non fossero vere, se dell' Auditel si volesse ancora una volta dubitare. Sappiamo che la classifica è soprattutto un parametro di valutazione: serve a capire gli orientamenti del pubblico e ad inserire la pubblicità sul video al giusto prezzo di mercato. Ma serve pure a farsi un'idea di quello che il pubblico stesso gradisce. Per qualunque ragione: perché è condizionato, asservito, ribelle, perché non ha voglia di riflettere o ne ha troppa. Se anche i telespettatori davanti a Brilli, Fenili, Pivetti e compagnia non fossero stati esattamente, in valore assoluto, quelli che dice l'Auditel, si sarebbe- Exnunque contati numeromi, in valore relativo e rispetto ai seguaci di altri programmi. E tanto basta, almeno per fare la conta. In quest'ultima, trionfale puntata dello sceneggiato, che ha battuto anche l'americanissimo «Independence day», secondo soltanto a «Forrest Gurnp» (13 milioni di telespettatori due anni fa su Canale 5) le commesse diventano padrone. La «serva padrona», come nell'opera di Pergolesi. La casa madre vuole chiudere la boutique: sarà quindi il piccolo universo delle ragazze, più Romeo, il gay che la scorsa settimana voleva adottare una bambina trovata in un cassonetto, ad allearsi cercando la riscossa. Fuga per la vittoria. Ogni componente del gruppo, coeso e senza crepe, un microcosmo di antica solidarietà sociale votata alla sopravvivenza, deve investire 50 milioni nell'impresa: per trovarli, gli sceneggiatori Toscano e Maratta hanno adottato tutto il piccolo campionario della moderna quotidianità, condita di sagge tradizioni. Una, la bella ex miss Italia Anna Valle, si sposa, e avrà il denaro dal marito. Veronica Pivetti lo ottiene dai genitori che vendono, guarda caso, i tranquillissimi, rassicuranti Bot. Nancy Brilli, donna emancipata, quella che aveva avuto a lungo una relazione con un uomo sposato e indeciso (poi lo lascia saggiamente per un bel medico libero), vende la casa. La direttrice del negozio, Caterina Verteva, moglie separata di un dongiovanni, madre di un figlio drogato, fidanzata suo malgrado di un ragazzo che potrebbe essere un altro suo figlio, è una donna in carriera che i milioni li sborsa senza problemi. Franco Castellano se li fa prestare dal buon cugino di Padova; il marito ex disoccupato della Ferilli combina finalmente un buon affare e la mogi ie in comunione di beni ne beneficia. Insomma, in quest'ultima puntata c'era un tale coacervo di luoghi comuni e quindi realistici, una tale insalata italiana di ingredienti tipici, che nessuno poteva chiamarsi fuori. Come diceva Terenzio? Sono un uomo, non c'è niente di umano che io rifiuti. acè £
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