In una Sarajevo sotto assedio la violenza diventa paradosso di Alessandra Levantesi

In una Sarajevo sotto assedio la violenza diventa paradosso Dfodor, la guerra da ridere In una Sarajevo sotto assedio la violenza diventa paradosso Alessandra Levantesi CANNES Ormai nel mezzo del cammino e oltre, possiamo azzardare un primo bilancio sulle sezioni parallele di questo 52* Festival. Il programma del «Regard» e della «Quinzaine» appare nutrito di pellicole di discreto livello, magari ricercate sul piano dello stile ma prive di vero interesse. Con le dovute eccezioni la sensazione è quella di un cinema giovane omo- Seneizzato, fatto «alla maniera i» ovvero senza particolare inventiva o personalità. Ben venga perciò «Beautiful People» che ha surriscaldato gli spettatori provocando grandi applausi e rumorosi «buh» come ai vecchi tempi, anche se crediamo che il motivo di tanta accesa reazione non sia esattamente quello estetico. 11 fatto è che nel realizzare la sua opera di esordio il regista bosniaco Jasmin Dizdar, residente in Gran Bretagna, ha tentato di mescolare Kusturica e Mike Leigh (con un po' di satira di classe alla Lindsay Anderson), intrecciando come in «Short Cuts» di Altman (e mille altri titoli) i percorsi esistenziali di un gruppo di personaggi. La nota caratteristica è che metà di questi sono inglesi alle prese con le normali beghe del quotidiano e l'altra metà ex jugoslavi feriti nell'anima e nel corpo da una guerra crudele. Nella Londra autunnale del 1993, alla vigilia del match di Coppa del Mondo Olanda-Inghil¬ terra e mentre Sarajevo è assediata, un serbo e un croato si azzuffano a sangue sotto l'occhio severo del busto bronzeo di Churchill; un giovane bosniaco si innamora della figlia di un politico che vorrebbe rispedire gli emigrati a casa; un ginecologo piantato dalla moglie trova conforto nel rapporto con una coppia di ex jugoslavi traumatizzati perché il bimbo che lei attende è frutto di uno stupro; un inviato speciale torna impazzito dall'inferno della Bosnia; e (ed è l'idea più bizzarra del film) un giovinastro mezzo hooligan e razzista, obnubilato dall'eroina, finisce paracadutato in Bosnia insieme agli aiuti umanitari e si ravvede. Ne risulta una commedia a tratti divertente, a tratti un po' meccanica e a tratti troppo assolutoria. Insomma, Dizdar è un cineasta che piace ad alcuni perché è compiacente e dispiace ad altri per lo stesso motivo; e anche per il suo approccio in chiave umoristica alla guerra, irritante soprattutto adesso che ci coinvolge da vicino. Ciò non toghe che è un esordiente dotato e ne risentiremo parlare.

Persone citate: Altman, Churchill, Dizdar, Jasmin Dizdar, Kusturica, Lindsay Anderson, Mike Leigh

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, Sarajevo