I cattivi pensieri di un magnifico snob di Mirella Serri

I cattivi pensieri di un magnifico snob Da Longhi a Borges, nell'autobiografia di Gonzales-Palacios 50 anni di gotha mondano e artistico I cattivi pensieri di un magnifico snob Mirella Serri F u I accorto da Feltrinelli in persona, un ragazzone alto e baffuto, occhialuto con l'aria che a me appariva sempre strafottente... Dovevo recarmi a Parigi con lui un paio di volte all'anno... niente di più umiliante. Si cominciava col viaggiare in treno, io in seconda classe, il mio capo comunista in prima. All'hotel D'Angleterre, in me Jacob, Feltrinelli fissava per sé un appartamento e per me una stanzetta sotto i tetti, bollente d'estate, gelida d'inverno.»». Alvar Gonzales-Palacios, uno dei maggiori storici dell'arte a livello internazionale, gran frequentatore del Gotha mondano e artistico, lo confessa senza reticenze: come nel caso dell'editore Feltrinelli per cui ebbe occasione di lavorare come consulente, non sempre i suoi giudizi sono benevoli. Eppure l'autobiografia dello studioso cubano, Le tre età, che uscirà a giorni da Longanesi, è un appassionato racconto di alcuni intensi decenni di vita artistica. E non sono pochi i personaggi famosi - da Bernard Berenson a Harold Acton, Evelyne Waugh, John Pope Hennessy, Federico Zeri, Giuliano Briganti, Colette Rosselli, Indro Montanelli, Roberto Longhi, la principessa Margaret d'Inghilterra, i Rothschild - ai quali l'esperto di arti decorative, trasferitosi in Italia dalla natia Cuba alla fine degli Anni 50, non risparmia le sue sagaci osservazioni. Palacios, cui ai devono opere fondamentali come II velo delie Grazie, Il tempio del gusto, scelse come prima tappa Firenze, dove avvenne rincontro fulminante con il maestro della sua vita: Longhi. «Ecco colui che studia le sedie»: con questa battuta il professore era solito accogliere, con il suo solito tono ironico, l'allievo prediletto, quel giovane un po' timido e esitante che veniva da lontano, Il critico d'arte riceveva con una Turmac penzoloni dalla bocca, stile Jean Gabin e con poche battute affascinava gli interlocutori: «Mi chiese delle letture dei musei che avevo visto e fini parlandomi in spagno- lo... ricordo come restassi sbalordito dalla sua conoscenza della pittura messicana...». Però Longhi non aveva il temperamento del benefattore: «Sirena e angelo custode a giorni alterni: poteva risultare adorabile ma subito dopo gelido, indifferente». Anche con la consorte di Longhi, Anna Banti, c'era poco da scherzare, perché la scrittrice si divertiva, come il marito, a incrementare le inimicizie e a seminare zizzania tra gli studenti del marito. A «I Tatti», nella grande villa di Berenson, il brillante giovanotto venne accolto a braccia aperte dal collezionista e da Niky Mariano, che fin dal 1919 viveva al suo fianco. Palacios così si trovò spianata la strada per tessere relazioni internazionali. Abbandonata Firenze, aMilano non trascorse anni felicissimi sotto il tallone del ferreo Giongiacomo per poi passare, con piùsoddisfazione, a organizzare L'eri- ciclopedia delle arti decorative presso Fabbri Editore. Importantissimi, per Palacios, saranno sem- m " pre gli amici, come Colette Rosselli,. moglie di Montanelli, di cui il critico sottolinea il carattere piuttosto autoritario. 0 come lo stesso Montanelli: «Inimitabile mistura di generosità e di egoismo, sembra privo ivetteria, sa chi è e credo che non abbia bisogno di troppi consensi. Per anni, Indro veniva spesso a Roma, ma abitava a Milano in una cella da monaco dove campeggiava una foto di Stalin: "E' l'uomo che al mondo ha fatto fuori più comunisti ed è per questo che ho sempre una sua foto con me", rispose al mio sguardo sorpreso»! Infiniti, per Palacios, gli incontri occasionali, che però si imprimono come un marchio indelebile. Come, per esempio, quello con il raffinato e insopportabile scrittore Evelyn Waugh: «Rossiccio, tutto foderato in tweed, antipatico, girava con un cornetto da sordi, ma in realtà credo che facesse finta di non sentire per pura affettazione. Era di pessimo umore, disse male di tutto e di tutti». O quello con il mitico Jorge Luis Borges che fece sbadigliare tutta una tavolata: «Arrivò quasi cieco, con un'aria sacerdotale... non parlava ma dettava, la faccia al di là del tempo e delle circostanze... Per finire Borges si mise a declamare in inglese e poi in gaelico, lingue che suonavano malissimo nella sua dizione ispanica». Fu concorde con la sensazione di tedio suscitata da uno degli autori più osannati del secolo, l'anglista Mario Praz, anche lui presente alla cena, noto per i suoi eccezionali studi sulla letteratura romantica, ma anche per la fama di menagramo su cui lui stesso amava scherzare e che, a volte, racconta il critico, si divertiva a incrementare. Lo «studioso delle sedie» ai nomi famosi unisce la sfilata delle dimore più celebri, da Parigi a Londra a New York, delle splendide abitazioni di duchi, principi e miliardari. Che lo invitano e lo sottopongono a piccoli esami, come fece J. P. Getty, facendogli stimare tutti i suoi preziosi pezzi d'arredamento. Ma cosa fa di questo critico d'arte un personaggio straordinario appeal? La sua indubbia vocazione ad essere un magnifico snob, uno degli ultimi, grandi eccentrici. «L'eccentricità non è una sorta di follia ma una sorta di innocente orgoglio. L'uomo di genio, l'aristocratico vengono spesso considerati eccentrici perché non sono mai influenzati e non temono le opinioni dei più». Lo diceva chi se ne intendeva, una grande eccentrica, Edith Sitwell, e Palacios ne ha fatto tesoro. Anche Borges fra le vittime del critico cubano: «Fece sbadigliare tutta la tavolata» Indro Montameli, «Inimitabile mistura di generosità e di egoismo - scrive Palacios - sembra privo di civetteria, sa orti è e credo ohe non abbia bisogno di troppi consensi. Abitava a Milano in una cela da monaco dove campeggiava ' una foto di Stalin. Sopra, Alvar Gonzates- Palacios