Greenspan non muove i tassi di Ugo Bertone

Greenspan non muove i tassi Greenspan non muove i tassi Ma Wall Street sconta i timori di inflazione Ugo Bertone MILANO La decisione di Alan Greenspan cade su Wall Street alle 14, ora locale: i tassi per ora restano, invariati. Ma la Federai Reserve ha rivisto le sue indicazioni in materia di politica monetaria, emettendo il temuto «tightening bias», ovvero «tendenza al rialzo». Nell'orizzonte futuro, insomma, i vecchi marinai della Federai Reserve vedono possibile tempesta e aumento dei tassi. A giugno, probabilmente, se non cambia qualcosa. E' peggio, probabilmente, di quanto non si aspettasse la Borsa Usa. A metà giornata il mercato americano segnava un discreto rialzo, tra i trenta e i cinquanta punti, trainato dal rialzo degli utili aziendali: Hewlett-Packard, soprattutto, volata al rialzo (+6,9%) dopo il primo brillante trimestre; Microsoft e Xerox, entrambe all'insù dopo l'ennesimo accordo siglato da Bill Gatcs; American Express (+1,95%) in robusta ripresa dopo le proiezioni sui profitti. Ma l'annuncio di Greenspan ha avuto l'effetto di una gelata sul mercato. Nel giro di pochi minuti Wall Street è entrata in zona negativa (anche con una punta di cento punti, poco più di un'ora dopo l'annuncio da Washington) mentre gli analisti si interrogavano sulle ragioni delle decisioni dei dodici scudieri (undici uomini e una donna) che compongono la tavola rotonda guidata da Alan Greenspan. Nel gergo degli addetti ai lavori il «tightening bias» ha un significato ben preciso: la Fed ritiene troppo elevati i rischi di trovarsi impreparata di fronte ad un nuo¬ vo balzo dell'inflazione, L'impennata di aprile, insomma, fa paura: si trattava di uno 0,7% (il massimo degli Anni Novanta) o, se si preferisce, di uno 0,4% al netto del rialzo del greggio (il dato più alto dal gennaio 1995). Troppo, hanno deciso alla Federai Reserve, soprattutto in una situazione di pieno impiego, con un tasso di disoccupazione stabilmente sotto il 4% e un boom senza precedenti dell'economia: addirittura il 7% in più nei primi tre mesi del '99, un ritmo insostenibile. In un caso del genere il pericolo, devono aver suggerito i «falchi», è che se si interviene in ritardo la frenata rischia di essere troppo brusca, con danni {ter tutti. Soprattutto se la bianda dei pagamenti degli Stati Uniti, in pratica l'unico importatore del mondo, potrà provocare guai al dollaro. Meglio intervenire subito, lanciando segnali ben precisi al mercato. Anche perché il perìcolo della recessione, che aveva suggerito il ribasso dei tassi in autunno (lo 0,75% complessivo in tre diverse occasioni) ò ormai superato. Ma un rialzo dei tassi in questi giorni, hanno ribattuto le «colombe», può avere effetti disastrosi: l'economia mondiale è appena convalescente, debitrice alla sola forza della locomo- tiva Usa. Guai a bloccare i meccanismi di Wall Street in un frangente così delicato: il perìcolo è di una fuga di capitali e, al tempo stesso, di una caduta brusca della domanda dei consumatori Usa, sempre più dipendente dai «capital gains» in Borsa che dal risparmio. Da questo braccio di ferro è scaturita una soluzione di compromesso: nessun rialzo, per ora, ma un monito ai mercati perché si adeguino nel tempo alla nuova, più prudente, congiuntura. Saliranno i tassi dei T-Bonds Usa (ma nelle passate settimane, in realtà, il grosso del rialzo è già avvenuto), la Borsa dovrà limitare la sua euforia, scontando la prospettiva di ribassi. Ma attenzione. Se la medicina della minaccia del rialzo dei tassi funzionerà, forse la terapia sarà meno severa, come è già avvenuto in diverse occasioni. «Greenspan • ha commentato un'analista a Nsbc, il network tv specializzato in business - conosce la teoria dei giochi: la scelta del tightening bias offre, in questa chiave, più vantaggi che svantaggi alla politica monetaria...». Facile pensare che il colpo di scena americano provocherà stamane contraccolpi in Europa. Ieri i listini hanno vissuto una giornata di attesa, sull'onda di un moderato ottimismo giustificato dall'andamento di Wall Street. Una situazione che, in Piazza Affari, si è tradotta in discreti rialzi (con il Mibtel che guadagna l'I,34%), grazie ad una corrente di acquisti su Fiat ed Eni oltre all'impennata dei bancari. Ma da oggi anche l'Italia, come tutta l'area euro, dovrà fare i conti con la corrente fredda in arrivo dall'Atlantico.

Persone citate: Alan Greenspan, Bill Gatcs, Bonds, Greenspan, Hewlett

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, Stati Uniti, Usa, Washington