Il fascino imprevedibile di un Presidente «antico»

Il fascino imprevedibile di un Presidente «antico» N UOMO PLALWEMPI ost\ Il fascino imprevedibile di un Presidente «antico» personaggio Filippo Ceccareili COME al solito si comincia dalla fine. Se poi questa fine è racchiusa in un'esortazione in latino, e con un imperativo di non immediatissima comprensione, si capirà quanto poco Carlo Azeglio Ciampi abbia concesso a quel genere comunicativo che va per la maggiore e che la crudeltà esterofila dei tempi ha battezzato, con ardua mescolanza di informazione ed intrattenimento, ànfortainmenr». E invece, ha detto Ciampi: «Salus reipublicae suprema lex estot, sia il bene dello Stato la legge suprema. Il bello è che, ormai perfettamente a suo agio nell'enorme sala dei corazzieri del Quirinale («storico Palazzo» l'ha chiamato), tra statue bianchissime, meravigliose tele, poltroncine dorate e berrette cardinalizie, il nuovo Capo dello Stato ha fatto precedere la sentenza in lingua classica da un piccolo inciso: «Come dicevano i nostri antichi». Il punto è che con tutto il rispetto, e anche l'affetto, e perfino il sollievo che comporta saperlo a quel posto, il vero «antico» ò sembrato proprio lui. Un uomo di altri tempi, un Presidente in bianco e nero, almeno per quel che riguarda i modi in cui si è proposto, per forza di cose, a quella macchina infernale, a quella Bestia Apocalittica (come dice Ceronetti) che ha nome Informazione. Ebbene, a fine giornata, di Ciampi non si poteva nemmeno più scrivere che fosse emozionato. Se ne stava lì nella grande sala, tranquillo e quasi appagato, la cravatta leggermente di traverso, tale e quale al ritratto che ne ha fatto Ugo Attardi e che oggi campeggia nella sala del Consiglio della Banca d'Italia. Un volto serio, ma semplice; determinato, ma pacato. In fondo, però molto in fondo, una qualche traccia di insondabile ironia, magari scorticante come sanno essere talvolta a Livorno. Solenne, infine, anche se modesto in via pregiudiziale: «Da questa mia nuova sede, che spero di saper occupare degnamente...». Pochi minuti prima lo si era potuto vedere, ma solo di lontano, passare in rassegna le truppe di fanteria e cavalleria nel cortile d'onore del Quirinale (che il restauro ha reso così celestino da confonderai con il cielo). E sotto gli elmi dorati, di fronte ai destrieri che facevano su e giù con il capoccione, al suono della fanfara, l'uomo sembrava ancora più piccolo di quello che è; e a prima vista anche più estraneo a quell'atmosfera militaresca. Ma era solo un'impressione, perché mano a mano che il nuovo Presidente procedeva, sempre meno intimidito, guardando avanti, sembrava soprattutto diretto verso il portone, pur comprendendo la necessità della cerimonia. Insomma: grande difficoltà da parte dei giornalisti, dietro cordoni anch'essi dorati, messi improvvisamente di fronte a tale fenomeno umano di compostezza, misura, sobrietà e suprema economia di gesti e parole. Specie sempre più rara, occorre aggiungere, ma per questo preziosa, del tutto aliena da semplificazioni, spettacolarizzazioni, serializzazioni... Nato prima della tv, per dirla in due parole, e vissuto felicemente senza. Sempre che paradosso nel paradosso riempiano - queste sue caratteristiche non finiscano per renderlo con il tempo personaggio a suo modo spettacolare. Ma questo davvero si vedrà in futuro. Per il momento vale giusto la pena seguitare, a ritroso, la giornata del nuovo Presidente: niente affatto trionfale, ma commisurata all'autocontrollo, al contegno e quindi al decoro, suo e dell'istituzione. La splendida Flaminia ha fatto il suo dovere, senza ec- cessi; dietro un numero sbalorditivo di transenne la popolazione ha reagito allo stesso modo. Per quanto appiccicosa sotto un melo bianchiccio, e fin troppo odorosa di sterco di cavallo, Roma ha lasciato che le circostanze conducessero sul Colle questo suo nuovo inquilino. Un presidente della Repubblica al giorno, in realtà, dovrebbero insediare, considerata la magica rapidità con cui sono stati chiusi - e incredibile: a lavori ultimati - un paio di cantieri dolorosamente «strategici», sotto il Campidoglio e in via IV Novembre. A Montecitorio è parso un po' emozionato, sorridente, ma sull'attenti. Ha recitato un suo tipico discorso, quindi anche Sii offrendo pochi spunti «cal» all'informazione, e confermandosi anzi come grande raffreddatore. Oratoria che il linguista Da Mauro ha giudicato a suo tempo «giolittiana», cioè «sobria e diretta, mai retorica, mai arzigogolata»; e un altro grande studioso, Bolelli, «pacata, ferma, priva di retorica e di svolazzamenti». Parecchie, anche stavolta, le locuzioni desuete, all'antica, tipo «la Madre Patria», il «volgere lo sguardo», «le fortune d'Italia», «le memorie nazionali», «urge che si facciano ancor più forti», «affinché», «ho viva la memoria», «di conforto e di sprone». Nulla che possa confondersi con una politica fatta di slogan, spot, frames, dettagli, attese, sequenze, tecniche di persuasione, strategie comunicative, visibilità e governo delle emozioni. Ma più ancora del linguaggio, della sostanziale brevità o dell'evocazione di Dio, che è arrivata alla fine del messaggio, tale e quale a quella di Segni e Cossiga, ecco, sentendolo parlare in aula veniva da pensare a. quanto ancora Ciampi è diverso da quelli che l'hanno eletto. Quanti gli hanno mai stretto la mano, quanti lò conoscono di persona? Pochissimi. E quanti, di questi, hanno da ringraziarlo per qualche «favore»? Nessuno, che si sappia. Ed è una grande forza, allora, questa sua estraneità, questo suo esser rimasto fedele soprattutto a se stesso. Ha infatti un fascino imprevedibile 1'«antichità». Una volta Ciampi spiegò a Berlusconi che non gli piacevano in tv troppe ragazze prosperose e sbagliate; un'altra prese carta e penna per spiegare a Bossi che non aveva «bruciato» le riserve della Banca d'Italia; con Sgarbi si offese a morte perché l'aveva sospettato di aver regalato la telefonia a De Benedetti; a Mastella, che gli chiedeva se come governatore poteva aiutarlo a sistemare i guai della Cassa rurale di Ceppaloni, Ciampi rispose che non c'erano problemi, caro onorevole, basta che sia ripianato quel buco miliardario... Quasi tutti questi signori, ieri pomeriggio, battevano le mani, in piedi. I modelli di autorità non nascono per caso. E un vecchio presidente è molto meglio di un presidente vecchio. Ha concesso molto poco al genere comunicativo che va per la maggiore, ovvero al cosiddetto 4nfortaìnmmU, preferendo invece ricorrere a citazioni classiche latine La giornata dell'insediamento non è stata per niente trionfale commisurata all'autocontrollo e al decoro dell'istituzione Ma a Montecitorio è apparso abbastanza emozionato ■ii' '-ir i m Il ritratto di Carlo Azeglio Ciampi che il pittore Ugo Attardi ha realizzato alcuni anni fa, e che ora è custodito in Bankitalia

Luoghi citati: Ceppaloni, Italia, Livorno, Roma