La crisi di una famiglia
La crisi di una famiglia L'eredità finita di Paolo Mantovani, presidente dello scudetto La crisi di una famiglia Roberto Beccantinl GENOVA è stata la culla del calcio italiano. Furono gli inglesi a iniziarla al rito, fondando, nel 1893, il Genoa and Cricket Football Club. Nei suoi forzieri, svaligiati dagli eventi, sono costuditi nove scudetti: antichi, ma nobili. Nel 1946, nasceva la Sampdoria: un modo singolare, e dinamico, per reagire agli stenti e allo macerie della guerra. Le febei intuizioni di Paolo Mantovani l'hanno sospinta a rivaleggiare, vittoriosamente, con i potentati di Milano e Torino. Il suo capolavoro, coppe a parte, rimane il titolo del 1991. La retrocessione, sancita domenica dal burrascoso pareggio di Bologna, chiude un ciclo straordinario, in rapporto al bacino d'utenza e alle risorse finanziarie, ed espello la città dall'elite del calcio. In serie B, il Genoa pascola avventurosamente da 4 stagioni; la Samp, in compenso, non vi figurava da ben 17 anni. Di più: per imbattersi in una serie A senza genovesi, bisogna risalire alla stagione 1980-'81. Il declino della Sampdoria si spiega, anche, con il passaggio dal periodo artigianale al modernismo esasperato di fine millennio, già fatale a società glorioso quali Torino, Fiorentina, Napoli, tutte retrocesse almeno una volta. Grazie a Paolo Mantovani, la Sampdoria era diventata una macchina gioiosa e, spesso, originale. Manager illuminati come Claudio Nassi e Paolo Borea le garantivano il fior fiore del mercato. Gianluca Vialli e Roberto Mancini potavano essere strappati alla Juve di Boniperti senza che nessuno gridasse al miracolo. Lo scudetto dol '91 costituisce, non a caso, l'ultimo vinto-da una squadra che non fosse il Milan o la Juve. Fu il frutto di una lungimirante semina: e non già l'effetto, improvviso, di un intreccio di benevoli coincidenze. Era luì, papà Mantovani, a tenere la barra del timone. Alla sua morte, è subentrato il figlio Enrico. L'elezione a presidente è datata 20 dicembre 1993. Genova aveva appena spremuto il me- glio dai suoi illustri alfieri: Sampdoria campione e Genoa quarto nel 1991 ; Sampdoria finalista in coppa dei Campioni e Genoa semifinalista in coppa Uefa, dopo aver espugnato niente meno che Liverpool, nel 1992. Le allenavano due grandi: Vujadin Boskov, Osvaldo Bagnoli. Il mito paterno ha condizionato Enrico. Resta incomprensibile l'allontanamento di un uomo-mercato influente del calibro di Borea. I crescenti costi di gestione imponevano, ogni estate, trapianti massicci e, dunque, rischiosi. Toccò per primo a Vialli, quando ancora comandava Paolo, lasciare la Samp per non lasciarla morire. Mette i brividi la lista di ex sampdoriani in giro per l'Italia e l'Europa: Vialli, Mancini, Pagliuca, Vierchowod, Mihajlovic, Lombardo, Gullit, Platt, Karembeu, Seedorf, Chiesa, Jugovic, Boghossian, Veron. Eppure, sino alla stagione scorsa, la Samp aveva retto: mai sotto l'ottavo posto, dal 1987. Strada facendo, Enrico Mantovani ha perso il controllo delle operazioni. La scolta di avvicendare Spalletti con Platt (sei partite, tre punti) in spregio ai regolamenti ha indispettito il Palazzo e si è rivelata fallimentare: con Spalletti, richiamato d'urgenza ai confini dello sfascio, le cose avrebbero preso, forse, un'altra piega. L'infortunio di Montella, già promesso alla Roma, rappresenta l'unico, plausibile, alibi. L'inesistente rigore di Trenta] unge è stata l'ultima goccia. Ma altri (inutile rifare nomi...) avevano colmato il vaso.
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