La tregua fa proseliti

La tregua fa proseliti La tregua fa proseliti Domani il dibattito a Montecitorio Mentre a Bari D'Alema e Schroeder parlano del problema Kosovo, a Roma i politici affilano le armi, anche in vista del dibattito parlamentare che mercoledì mattina si terrà a Montecitorio, dopo il discorso del presidente del Consiglio. I primi a prepararsi per l'occasione sono i capigruppo della maggioranza, che si sono dati appuntamento per oggi: oggetto, la messa a punto di un documento comune sul Kosovo da mettere ai voti proprio mercoledì alla Camera. L'orientamento della maggioranza sembra, al momento, favorevole alla tregua. Il primo a sostenerlo è il leader dei Verdi Luigi Manconi, che ieri si è anche recato a Palazzo Chigi: «Se fino a ieri c'erano delle divisioni più marcate sul Kosovo, oggi vedo più unità che divisione». Fermi sulla linea dello stop ai raid, oltre ovviamente ai Comunisti italiani di Cossutta che trova «inaccettabile il no della Nato alla proposta di D'Alema», sono anzitutto i Popolari. Per loro parla il capo della segreteria politica, Severino Lavagnini, ribadendo quanto detto da Franco Marini nei giorni scorsi: «La sospensione momentanea dei bombardamenti è un atto di forza, non di debolezza». E favorevole a una tregua è soprattutto l'ala sinistra di Botteghe Oscure. Tra i diessini, ieri è tornato a prendere posizione il presidente della Commissione esteri della Camera, Achille Occhetto: «La guerra del Kosovo sta cambiando natura. E' cominciata come una forma nuova di ingerenza umanitaria al fine di difendere dai massacri di Milosevic le popolazioni kosovare e si sta sviluppando invece come una vera e propria guerra tradizionale». Occhetto auspica «una pausa di riflessione», mentre naturalmente un deciso stop alle bombe vorrebbe Fausto Bertinotti, che giudica quel passo della proposta di D'Alema che prevede il ricorso al Consiglio di sicurezza dell'Onu per risolvere pacificamente il conflitto contro la Serbia come «un imbroglio». Si affilano insomma le armi per il dibattito parlamentare, e pace e guerra sono temi notoriamente trasversali alle coalizioni. Dall'opposizione, dal Polo, l'atteggiamento è sorprendentemente morbido: il capogruppo berlusconiano alla Camera Beppe Pisanu giudica «confortanti» le dichiarazioni d'apertura a una tregua del ministro degli Esteri, il quale aveva negato fughe in avanti rispetto ai partner occidentali, perché «una nuova iniziativa di pace, promossa dal nostro Paese e condivisa dagli alleati della Nato non può che trovarci favorevole». Ed era stato lo stesso Berlusconi, ieri mattina, dalle pagine di Repubblica, a giudicare favorevolmente l'iniziativa presa da D'Alema. Anche se lo stesso Cavaliere aveva aggiunto che non sarà il Polo a levare le castagne dal fuoco alla maggioranza, qualora questa andasse in pezzi sulla politica estera. Una prospettiva per ora soltanto teorica, visto che l'iniziativa assunta da D'Alema in sede Nato mette tutti d'accordo all'interno del centrosinistra. Le differenze riguardano il grado di determinazione con cui l'Italia deve battersi presso gli alleati per aprire la strada a un'ipotesi di sospensione delle operazioni belliche. E su questo, domani mattina a Montecitorio, l'ala pacifista e quella filo-Nato avranno modo di confrontarsi. Se davvero il documento della maggioranza dovesse avere, come si dice, al proprio centro la richiesta perentoria alla Nato di una tregua «unilaterale» nei bombardamenti, certamente una parte del Parlamento si schiererà contro quella che potrebbe anche suonare come una resa a Milosevic. E potrebbero esserci sorprese: sulla carta, per ora ci sono i nomi dei 190 parlamentari del centrosinistra che vorrebbero che la guerra si fermasse subito. (r.r.) Anche per Pisanu del Polo «un'iniziativa di pace promossa dal nostro Paese può solo trovarci favorevoli» Per il presidente della Commissione Esteri della Camera Achille Occhetto, «la guerra sta cambiando natura: da ingerenza umanitaria, a vera guerra tradizionale» ROMA

Luoghi citati: Bari D'alema, Italia, Kosovo, Roma, Serbia