Ehud, il generale che piace ad Arafat di Fiamma Nirenstein

Ehud, il generale che piace ad Arafat S^RE^^IBBUZ ALLA GUIDA DELIÒI^IFrAICO Ehud, il generale che piace ad Arafat Un epigono di Robin, da capo di stato maggiore a politico personaggio Fiamma Nirenstein E GERUSALEMME ________ HUD Barak, al contrario di Bibi Netanyahu, è un perfetto insider della politica israeliana: «uno di noi», lo definirebbe l'elite di origine europea, socialista e laica. Alla maniera di un Moshe Dayan e più ancora di un Ytzhak Rabin, suo capo e mentore da quando Barak è entrato nella vita pubblica. Il suo inglese ha un fortissimo accento israeliano, con la erre gutturale e l'impaccio richiesto a uno scabro soldato israeliano; la Cnn non ne farà mai una sua star, un interlocutore ideale come Netanyahu. Il suo rapporto col sionismo, con l'esercito, con le poesie di Bia lik è un rapporto intimo, basilare. Alto di portamento allegramente militaresco, Barak ha costruito la sua storia avendo come grande rampa di lancio il kibbutz natale nel centro di Israele, Mishmar Hasharon, e due genitori polacchi pionieri e intellettuali, Esther e Israel, innamorati di lui. Nato nel 1942, portato allo scienze matematiche, ha scelto invece la carriera militare a 18 anni: il suo successo è stato clamoroso. Dopo la Guerra del Golfo, nell'aprile del '91 è diventato capo di stato maggiore. Generale di sinistra, ha sempre avuto sulla testa la mano protettrice di Rabin, di cui è stato poi ministro. Durante la sua gestione dell'esercito, tutta trascorsa in tempo di pace, Barak ne ha avviato la trasformazio- ne tecnologica, lo ha messo in condizione di affrontare le sfide strategiche del futuro. Però qualcuno ha detto che s'è trovato a essere contemporaneamente il capo di stato maggiore che da una parte lanciava satelliti capaci di grandi risultati di intelligence, e dall'altra ave¬ va a che fare con dei soldati ben poco marziali, che chiamavano la mamma ogni minuto col telefonino per lamentarsi del cibo e delle lunghe marce. Il momento peggiore della carriera di Barak, quello che fino a poche settimane fa ha steso la sua ombra su tutta la sua vita, è stata la tragedia di Tzeelim, una remota sede di esercitazioni militari nel deserto del Negev dove il capo di stato maggiore stava preparando, pare, un sofisticato assassinio di Saddam Hussein: gli è saltato fra le mani quando un gruppo di soldati ha perso la vita durante la simulazione dell'attentato. E prima che tutti i feriti fossero evacuati dalla zo¬ na, Barak se ne andò su un'elicottero. L'accusa di essersene andato anzitempo è poi risultata falsa. Ma da allora, e specie da quando, nel '94, Barak è passato dalla vita militare a quella politica a fianco di Rabin nel partito laborista, la sua integrità, la sua capacità di essere sincero sino in t'ondo sono state spesso messe in discussione. Le sue caratteristiche personali sono state pesantemente criticate: è stato definito vanitoso, dotato di un ego ipertrofico, propenso ad additare l'inferiorità intellettuale degli altri a proprio vantaggio. Lo hanno definito disadatto alla politica e, ciò che lo fa più arrabbiare, un gemello spirituale di Bibi. Ma dal momento in cui le elezioni sono state annunciate, la sua stella ha cominciato a risplendere: perché Barak è una pregevole macchina da guerra, una bomba di energia creativa che deve essere stimolata per rispondere al massimo e dimostrare di essere, come Kissinger ha detto una volta, «l'uomo più intelligente che sia dato di incontrare». Ehud, in vista dell'obiettivo del voto, ha saputo riconquistare Shimon Peres dopo, che all'inizio del suo mandato, lo aveva ingiustamente emarginato; in generale, al contrario di Bibi, ha saputo stringersi attorno i suoi uomini, compreso i rari sefarditi presenti nel suo schieramento. Ha stretto buoni rapporti con gli immigrati russi, difendendoli senza esitare dall'attacco dei religiosi di Shas; ha acquisito l'appoggio di un leader tradizionale dei marocchini, David Levy; ha rassicurato Arafat della sua decisa propensione verso il processo di pace nonostante il suo passato militare; e nello stesso tempo però non ha spaventato troppo i moderati e perfino i coloni, ribadendo la sua determinazione a mantenere la sicurezza in Israele. L'ambiguità che molti gli rimproveravano si è trasformata improvvisamente in una qualità politica: Barak promette la pace in quanto uomo di sinistra, ma anche la sicurezza in quanto uomo dell'esercito. Le ambiguità che molti gli rimproverano si sono trasformate in qualità da leader Promette pace da uomo di sinistra ma anche sicurezza da uomo dell'esercito

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele