Barak firma la rivincita laburista di Aldo Baquis

Barak firma la rivincita laburista Il partito di Netanyahu perde metà dei seggi in Parlamento: sono stato sconfitto, mi dimetto Barak firma la rivincita laburista Crolla il Likud ma avanzano anche gli ultra religiosi Aldo Baquis nostro servizio TEL AVIV Israele svolta a sinistra. Il nuovo primo ministro - presentatosi al pubblico come il continuatore della via intrapresa da Yitzhak Rabin (il premier assassinato da uno zelata nel 1995) - è Ehud Barak che si è aggiudicato con una maggioranza schiacciante le elezioni di ieri: 60 per cento, secondo gli exitpolis televisivi, contro il 40 per cento di Benyamin Netanyahu che ha immediatamente abbandonato la leadership del Likud. In parlamento, il Likud si è letteralmente sgretolato dopo 22 anni di potere quasi ininterrotto e passa da 32 a 18-19 seggi. Nella nuova Knesset, gli ebrei ultraortodossi sefarditi saranno presenti in maniera ancora più marcata che in passato: il loro partito, Shas, è balzato da 10 a 15 seggi, secondo gli exit polis. Barak ha ricevuto le congratulazioni di Clinton e Arafat. L'ex premier Shimon Peres è pronto a mettere a disposizione del neo eletto la propria esperienza in maniera di negoziati con gli arabi. Il trionfo di Barak è avvenuto grazie al consenso raccolto in ceti sociali che in passato erano ostili ai laburisti: gli strati popolari sefarditi (che lo hanno sostenuto con i quadri di David Levy) e gli ebrei immigrati dalla Russia. Barak è stato molto abile nell'insinuare un profondo cuneo fra di loro e gli ortodossi di Shas, che sostenevano Netanyahu. Il premier uscente non ha esitato ad accettare la sconfitta e a complimentarsi con Barak. «Il popolo ha fatto la sua scelta», ha detto. «Adesso dobbiamo superare le lacerazioni e unirci»: un accenno alla disponibilità del Likud a un governo di unità nazionale. Netanyahu e Barak non hanno lasciato nulla di intentato e hanno mobilitato fino all'ultimo agguerriti eserciti di seguaci incaricati di lottare su ogni voto. Il leader laburista - un ex capo di stato maggiore - ha coordinato il lavoro di 20 mila volontari, molti dei quali ex militari in unità di élite, impegnati ad individuare in tutto il Paese potenziali elettori laburisti, a trasportarli all'urne e ad impedire brogli a danno di Barak nei rioni ortodossi: la polizia era da giorni in allarme per il furto di 20 mila carte di identità in bianco. «La nostra mobilitazione è stata senza precedenti, molto superiore a quella delle elezioni perdute nel 1996», ha confermato un dirigente laburista. Nella sua ultima giornata di politica attiva Netanyahu non è stato da meno. Dato perdente da tutti i sondaggi e nel tentativo disperato di salvare la propria carriera, il premier uscente ha iniziato la giornata con un messaggio ai praticanti più devoti, recandosi a baciare le millenarie pietre del Muro del Pianto armato di un libro di Salmi. Ignorando in modo sfronta- to il divieto di compiere propaganda elettorale durante il voto, ha anche dato un'intervista a un network di stazioni radio rabbiniche per perorare il sostegno degli zeloti di fronte «ai miscredenti» di Barak. «Anime pure, anime belle - ha poi martellato per ore l'entusiasta annunriatore-rabbino di Voce della Verità - il Creatore vuole che votiate in massa: per Netanyahu, e per Shas», il partito degli ortodossi. In cielo volteggiava il leader di Shas - il rabbuio Arye Deri, di recente condannato al carcere per corruzione - e dal suo elicottero impartiva istruzioni ai seguaci. In serata un dirigente di Shas a Gerusalemme ha detto a Deri che la situazione era molto lusinghiera per il loro partito, ma che il loro rivale Barak era egualmente lanciato verso la vittoria. In cielo c'erano anche gli elicotteri di Barak e di Netanyahu che si scontravano anche sul «fronte russo» nel tentativo di guadagnarsi il massimo dei voti nel milione di ebrei immigrati dalla ex Urss. Non sono mancati i colpi bassi: in alcuni centri di immigrati sono apparsi manifesti (risultati poi apocrifil in cui l'ex dissidente Natan Sharansky esigeva - ma solo in apparenza - un voto pei Netanyahu. In serata il premier, esasperato, si è sfogato per telefono con Sharansky e lo ha accusato di averlo abbandonato e tradito proprio nel momento del bisogno. Nel tentativo di presentare agli elettori il «volto violento degli squadristi laburisti)1 il Likud ha anche accusato gli uomini di Barak di aver ucciso a sangue freddo il 57enne Rahamim Hebroni, un tassista del Likud rimasto coinvolto sabato in un diverbio con un rivale politico. Ma la famiglia ha subito chiesto al partito di Netanyahu di «non speculare» sulla sua morte. L'intento era comunque di caricare al massimo la base del Likud che si è gettata nella mischia persuasa fino all'ultimo che la vittoria fosse egualmente a portata di mano anche perché il voto degli arahi (tradizionalmente ostili al Likud) sembrava contenuto. Mezz'ora prima della pubblicazione degli exit-polis, il quadro era chiaro. Nella sede del Likud i ministri avevano l'aspetto stordito. In nottata invece?, decine di migliaia di simpatizzanti laburisti hanno festeggiato nella piazza del municipio a Tel Aviv. Decisiva la scelta per la sinistra degli immigrati russi e dei ceti popolari sefarditi fino a ieri fedeli al premier Inutile una visita al Muro del Pianto poche ore prima dell'apertura dei seggi per cercare di convincere gli elettori devoti Ehud Barak con la moglie Nava tra i fotografi dopo le prime proiezioni che lo davano vincente

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Russia, Tel Aviv, Urss