ORA E' UN'ALTRA GUERRA di Gian Enrico Rusconi
ORA E' UN'ALTRA GUERRA ORA E' UN'ALTRA GUERRA Gian Enrico Rusconi LA guerra contro la Serbia sta cambiando natura. Catella che era stata pensata e approvata come un'operazione coercitiva per costringere Milosevic alla trattativa, sta diventando una guerra «come le altre», anche se limitata nei mezzi impiegati, La coercizione non ha funzionato perché non ha raggiunto l'obiettivo che si prefìggeva, nei tempi e nei modi che erano stati dichiarati. Non è un dettaglio secondario. L'operazione militare contro la Serbia ha goduto di largo consenso non solo per le sue motivazioni umanitarie, ma anche per l'assicurazione che la strategia adottata avrebbe raggiunto rapidamente il suo scopo. Non è stato così. Non serve ora ribadire e alzare il tono sui buoni motivi del conflitto. Tanto meno cambiare lo scopo dell'azione militare. Adesso infatti si comincia a dire esplicitamente che occorre combattere il nazional-comunismo di Milosevic come sistema costi quel che costi. Naturalmente è un'ipotesi che si può discutere, ma allora occorre ripensare tutta l'operazione da capo. Anziché costringere con la forza l'avversario a trattare in nome di «buone ragioni», adesso si intende distruggerlo perché «non sente ragioni». Se si vuole fare questo salto di qualità, lo si dica chiaramente senza far fìnta che sia la prosecuzione dell'impresa precedente. Prendere atto del cambiamento di natura che sta subendo la guerra non significa abbandonare precipitosamente l'impresa, ma riconsiderare il rapporto tra i buoni motivi che l'hanno motivata e l'inadeguatezza della strategia diplomatico-militare che l'ha guidata. Se le cose stanno così, occorre evitare che proprio in questo momento l'Italia insegua avventurose e velleitarie iniziative unilaterali. Deve invece impegnare tutti i partner atlantici in una comune revisione della strategia fin qui praticata. E' meglio un confronto aperto, duro e leale che non il sospetto di volersi defilare. Quanto a Milosevic, deve essergli detto chiaramente che mai le popolazioni kosovare in nessun caso saranno lasciate senza un adeguato affidabile presidio .militare internazionale.
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