A Torino il record della golosità di Gigi Padovani

A Torino il record della golosità In lizza per il Guinness, «padrini» Vìssani e suor Germana. Al lavoro 9 laboratori per la crema gianduja A Torino il record della golosità Un panino di cioccolato lungo 462 metri Gigi Padovani TORINO La conferma arriva intorno a mezzogiorno e mezzo, quando Gianfranco Vìssani azzanna un trancio di questo sfilatino al cioccolato lungo quattro isolati. La rotella metrica, verificata da un notaio, ha appena certificato il record: 462 metri e 10 centimetri. Lo chef più famoso d'Italia, fermo all'altezza del metro 207, festeggia circondato da cuochi, gastronomi e autorità. «Siamo nel Guinness dei primati con il panino alla crema Gianduja più lungo del mondo», esclama Roberto Bava, vicepresidente della Compagnia del Cioccolato, Tutto un quartiere di Torino, il Borgo Vanchiglia vecchia zona operaia nota come «Borgo del fumo» tra il Po e la Mole Antonelliana, con case di ringhiera, botteghe e oratori parrocchiali - è sceso ieri in strada per celebrare un altro dei riti al cioccolato cui ci ha abituato questo scorcio di fine millennio. Anzi, la strada è stata tutta occupata dall'enorme baguette da 430. chilogrammi, alla quale hanno lavorato fin dal mattino i panettieri e nove laboratori che producono la mitica pasta marrone (per un totale di 280 chili): un lungo cavalletto al centro di via Vanchiglia, con tutta la gente alle finestre a seguire il rito, officiato dal gotha della critica gastronomica: Edoardo Raspelli, Paolo Massobrio, Suor Germana, il conte Riccardo Riccardi, il dietologo Giorgio Calabrese. E poi, felici come bambini, il gruppo degli assessori: Giampiero Leo (Regione Piemonte), Fiorenzo Alfieri (Comune di Torino), con il presidente dei commercianti torinesi, Giuseppe De Maria. In un angolo, con il costume delle grandi occasioni anche la maschera cittadina, Gianduja, interpretata da Andrea Flamini: a certificare che la crema è quella nata per il Carnevale torinese. A lanciare la singolare sfida è stato Paolo Massobrio - da poco subentrato a Luigi Veronelli come critico enologico dell'«Espresso» con il suo «Club del Papillon»: ha trovato l'adesione entusiastica dell'Associazione panificatori di Torino e dei commercianti della via. Con un risvolto benefico. I soldi raccolti durante la grande abbuffata, cui hanno partecipato migliaia di persone fino alle 19, andranno all'oratorio della chiesa di Santa Giulia: voluto nell'Ottocento dalla marchesa Giulia Colbert di Barolo, raccoglie 500 giovani tutti i giorni e il parroco don Primo Soldi, uno dei fondatori di Comunione e Liberazione, ha accolto con gioia l'iniziativa. «Insieme con la Compagnia del Cioccolato - spiega Massobrio - sono stati selezionati migliori i produttori della crema, che hanno accettato di buon grado. E abbiamo servito Barolo Chinato, l'unico vino che si abbini al cacao». Ecco l'elenco delle botteghe che hanno fornito la materia prima, tutte torinesi salvo una: Enzo Accorilero. La Perla di Sergio Arzilli, Giacomo Boidi (di Castellazzo Bormida), Calcagno-Premiere, Capitano Rosso, Gerla, Guido Gobbio, e dulcis in fundo - le più famose: Pejrano e Pfatisch. Raccontano le cronache di metà Ottocento che il blocco continentale di Napoleone costrinse i confetturieri torinesi a produrre il cioccolato con meno cacao, divenuto carissimo e introvabile. Vi aggiunsero la nocciola piemontese, così nel 1852 Michele Prochet incominciò a produrre per primo questa nuova pasta di cioccolato. Nacquero poi i gianduiotti, i cioccolatini che da Torino hanno invaso il mondo. il cuoco più famoso d'Italia non è voluto mancare all'appunta¬ mento di Borgo Vanchiglia. «Pane e cioccolata? Una delizia», dice Vissani con la bocca piena, «una leccornia semplice come pane e fichi o pane e uva». Lo provochiamo: ci inventi una ricetta con la crema Gianduja. «La vedo bene su un tortino caldo, oppure con la salsa classica al torrone, o ancora con il soufflé. Meglio ancora una millefoglie Gianduja, ci devo pensare...». E il dietologo? Giorgio Calabrese, docente di alimentazione alla Cattolica di Piacenza, assolve i ghiottoni: «L'organismo umano ha bisogno di una sana trasgressione e la crema di cioccolata dà energia allo stomaco e fornisce mia sorta di droga legale al cervello, l'anandamide, che funziona come eccitante: simile alla marijuana, sviluppa la produzione di serotonina, che induce il buon umore». Come volevasi dimostrare: vivrete a lungo, felici e spalmati. Migliaia di persone Rabbuffata: il ricavato andrà in beneficenza «Abbiamo servito Barolo Chinato l'unico vino che si abbini al cacao» Tre assaggiatori doc. Da sinistra: il dietologo Giorgio Calabrese, Edoardo Raspelli e il cuoco Gianfranco Vìssani TsPCLDcgkzpt Un'immagine del panino record confezionato in vìa Vanchiglia a Torino