Schumi si tuffa nella storia «Ora voglio il Mondiale» di Marco Ansaldo

Schumi si tuffa nella storia «Ora voglio il Mondiale» Il campione tedesco ha già superato un mito come Lauda e adesso è il ferrarista con più successi Schumi si tuffa nella storia «Ora voglio il Mondiale» Marco Ansaldo inviato a MONTECARLO Non ha gioito con le lacrime. Non ha urlato, saltato e pianto come a Imola, due settimane fa. Davanti al principe Ranieri, che fu il suo signore finché decise di mantenere la residenza a Monaco, Michael Schumacher ha vissuto il trionfo come se fosse stato nel destino vincere qui. E dunque ha vinto. Schumi è tornato, per la prima volta da quando è alla Ferrari, il padrone della Formula 1, come lo era quando lo ingaggiarono dalla Benetton e l'Avvocato disse che a Maranello non avrebbero più avuto una scusa per perdere. Felice e sicuro. Scatenato per cinque minuti, il tempo sufficiente ad abbracciare i meccanici, i tecnici e Jean Todt, gli uomini che lui definisce «la mia squadra». Poi è tornato il ragionier Schumacher, l'uomo che parlerebbe all'infinito di strategie e di dettagli tecnici, mentre sarebbe bèllo capire cosa gli sta passando per il cuore. Imola è stata una parentesi di latinità, Montecarlo ci ha restituito lo stratega attento persino agli entusiasmi. Michael, gli chiedono, cosa significano, per il tuo Mondiale, due vittorie consecutive? «Sono importanti. Abbiamo creato un cuscinetto di sicurezza dalle McLaren. Sono a 12 punti da Hakkinen ma è probabile che si riducano tra Barcellona e il Canada, dove forse non saremo forti come lo siamo stati qui. La mia speranza è che il piccolo vantaggio mi basti a non spingere al massimo per l'intera stagione come l'anno scorso: perché quando vai sempre al massimo sbagli. Vorrei poter correre entro i miei limiti». Eccolo Schumacher. L'uomo che venerdì ha fatto il diavolo a quattro perchè, nebbia b non nebbia, lo portassero da Montecarlo a Fiorano a provare la macchina e soprattutto le partenze. Il fuoriclasse del dettaglio, il campione dell'ultimo test. Sulla partenza, che fu spesso il suo tallone d'Achille, il tedesca ha vinto le McLaren. «Mi sono sorpreso anch'io - ammette -. Noi abbiamo azzeccato il via e loro no. Hakkinen ha cercato di chiudermi un pochino, non troppo, e gli sono schizzato davanti. Ero partito leggero, la strategia era di costruire il maggior vantaggio possibile prima della sosta e per questo tiravo come un matto. Dopo la sosta tutto è stato più chiaro. Ho potuto prendere meno rischi, avevo deciso di non far scendere mai il vantaggio sotto i 20 secondi, quando mi avvicinavo a quel limite minimo davo gas e riprendevo sicurezza». Una corsa in solitudine. «Anche se non si è mai soli, con tante cose da controllare. In questa Formula 1 non puoi sentirti tranquillo finché tutti non hanno effettuato la sosta, solo allora si definiscono le posizioni. E correre da solo mi piace, non sono il tipo che si distrae». Gli si chiede se si senta definitivamente nella storia ora che è il pilota che ha vinto più Gran Premi con la Ferrari, sedici, uno più di Lauda. «Si è nella storia guidando la Ferrari - è la risposta -, il resto è un piacere in più. Quando sarò vecchio e fuori da questo mondo mi piacerà guardare le statistiche: oggi mi sembra importante soltanto vincere il Mondiale. Allora faremo la vera festa. Adesso devo pensare subito a Barcellona, un circuito più difficile per noi. Avrò un programma intenso di prove perché dobbbiamo crescere: quest'anno non deve più esistere un circuito in cui non siamo in grado di battere la McLaren». Intanto avete ridotto, praticamente cancellato, l'enor- me divario di due mesi fa. Qual è il segreto? «Qui sono state fondamentali le ultime 24 ore. Avevo sfasciato la macchina che andava meglio, dovevo correre con il muletto. In una sera l'abbiamo reso uguale all'altra: è la cosa che ci è riuscita meglio in una gara perfetta. Avevo solo paura di una corsa troppo tesa perché sabato nell'incidente mi ero fatto male al collo. Non ho avuto problemi. E la "meccanica era perfetta: ho temuto un guasto agli ammortizzatori all'inizio, invece era un falso allarme. Si, è stata una gara perfetta». Cui ha contribuito, da buon gregario, Irvine. Todt rivela che quando hanno comunicato per radio a Schumacher che Irvine aveva passato Hakkinen nel gioco delle soste, il tedesco pareva persino più felice che del suo primo posto. Un buon gioco di squadra. La prima doppietta delle Rosse a Montecarlo. «Bello, anche se sarei più felice se l'avessimo centrata con me davanti e Michael secondo - dice Irvine -. Fino all'anno scorso un piazzamento mi faceva impazzire, ora che ho provato il gusto della vittoria in Australia stare dietro a qualcuno non è più la stessa gioia, persino quando il qualcuno è Michael». Viva la sincerità. La stessa che porta l'irlandese a rispondere un po' stizzito: «Vi stupite che abbia guidato còsi bene su un circuito da grandi piloti? Bè, vuol dire che sono una mezza calzetta che ha una gran macchina». Ora Irvine ammette di puntare deciso al secondo posto nel Mondiale. «Ma la McLaren non è in crisi - avverte -. A Barcellona avrà un grande vantaggio: anche qui, sui rettilinei, ci battevano in velocità ma a Mon¬ tecarlo non è grave essere più lenti. A Barcellona invece si rischia di pagarlo moltissimo». Le Rosse, insomma, tengono le gomme ben salde in terra. «Per me - dice Jean Todt - questa è solo la terza vittoria della stagione, non un uionfo. Due anni fa, con cinque successi, abbiamo perso il Mondiale all'ultimo quarto d'ora, lo scorso anno abbiamo stabilito il record di punti eppure siamo stati condannati all'ultimo Gran Premio. Quest'anno parlerò di trionfo solo dopo che avremo vinto il Mondiale. La battaglia è dura, di alto 1 i vello. Qui abbiamo perso la pole perché siamo stati così naif da non sfruttare le prove fino all'ultimo minuto: una disattenzione e ti fregano. Ora che abbiamo imparato a sfruttare la macchina, le gomme e siamo competitivi, non dovremo più farci fregare». «La partenza-sprint ha sorpreso anche me: strategia azzeccata, poi ho potuto divertirmi» «Quando sarò vecchio ammirerò i miei record, adesso penso solo a riprendermi il titolo» pdemi il titoloGiro d'onore per le due Ferrari che hanno dominato il Gp monegasco: per Schumacher e Irvine una parata trionfale, tra gli applausi dei tifosi 1 La gioia dello staff: Todt con i meccanici che sono una grande forza di Maranello