SARA' UN DIFFICILE DOPOGUERRA di Boris Biancheri

SARA' UN DIFFICILE DOPOGUERRA SARA' UN DIFFICILE DOPOGUERRA Boris Biancheri L* ELENCO delle vittime si allunga, talvolta per gli errori della Nato e talvolta per la ferocia delle milizie serbe. La responsabilità delle stragi rimbalza dall'una parte all'altra ma una cosa è tristemente probabile: la pulizia etnica di quel che resta degli albanesi del Kosovo non si fermerà e gli errori della Nato aumenteranno perché gli originari obiettivi strategici sono esauriti e gli attacchi si fondano sempre più sull'improvvisazione. Le speranze sono dunque affidate ai progressi della diplomazia, che però sono lentissimi: due passi avanti e uno indietro. La proposta di pace del premier D'Alema e il pronto «no grazie» della Nato ne sono l'ennesima prova. Fermiamoci un momento sui maggiori nodi di questa partita a quattro, tra la Nato (con due anime, quella europea e quella angloamericana), la Russia, Milosevic e, di sguincio, la Cina. Un primo nodo è dato dalla forza internazionale di pace. Che debba essere armata non c'è dubbio perché non è pensabile che i rifugiati tornino nel loro Paese senza la protezione delle armi? Ma è incerto da chi debba essere composta, se da Paesi Nato, dalla Russia o da altri. E' un problema importante ma non insolubile e vi si dedica attivamente Kofi Annan.i Unwecondo punto è la predisposizione dèi calendario di un avvicendamento tra forze serbe e forza Onu. Occorre che i serbi abbiano lasciato l'intero Kosovo perché altri vi faccia ingresso? E come si attuerà il passaggio dall'una all'altra amministrazione? Un problema ancor più spinoso è quello dell'Uck. A Rambouillet la guerriglia kosovara aveva accettato di deporre le armi. Ma è improbabile che do po due mesi di guerra e con quel che è accaduto in Kosovo, quell'impegno sia ripetuto. Anche ammesso che i circa 15 mila combattenti dell'Uck ac cettino di assumere la veste di un corpo di polizia, chi so vraintenderà a questa metamorfosi e chi proteggerà intanto i 200 mila serbi che sono nella regione? Tutti questi interrogativi prescindono dal problema della sistemazione politica dell'area, dello status di autonomia (o di indipendenza) che si vorrà dare al Kosovo e dalle garanzie che dovranno accompagnarlo. Questo verrà dopo. Ma già le prime battute, le sole precondizioni per l'arresto dei raids richiedono uno sforzo diplomatico e un certo grado di intesa. E qui si pone l'interrogativo più serio di tutti, quello di cui meno si parla ma che tutti hanno in mente: è Milosevic ancora oggi un interlocutore accettabile agli Stati Uniti? O il vero negoziato non è già quello di prepararne la successione?

Persone citate: D'alema, Kofi Annan, Milosevic

Luoghi citati: Cina, Kosovo, Rambouillet, Russia, Stati Uniti