Un no lungo 24 chilometri di Maria Laura Rodotà

Un no lungo 24 chilometri IN CORTEO- CONTRO LE BOMBE Un no lungo 24 chilometri In migliaia marciano da Perugia a Assisi reportage Maria laura Rodotà inviataa ASSISI SE sono cinquantamila come dice la Questura, almeno quindicimila sono spingitori di passeggini e oltre diecimila vigili urbani. I numeri sono Un'esagerazione, ma a seguire la Marcia della Pace pare proprio così. L'afflusso dei passegginisti, a pensarci è logico. Sono genitori tra i trenta e i quaranta, più di sinistra che cattolici, che ogni sera vedono in contemporanea i loro figli e i bambini kosovari affamati e allo sbaraglio nei valichi e nei campi. Più sensibili degli altri, e così motivati che i bambini lo sentono e stanno quasi buoni, stravaccati con megabiberon d'acqua e cappellini più o meno pacifisti. Qualcuno, come la perugina Patrizia che in un solo passeggino ne ha due, ha potuto fare solo gli ultimi chilometri; ma, in compenso, tante foto, «perché sarà importante ricordargli di esserci stati: se ci saremo ancora, beninteso. Io sono preoccupata sul serio». I vigili sono meno ansiosi, ma altrettanto numerosi. Portano i gonfaloni dei Comuni, da sempre elemento nobile e anche commovente delle grandi manifestazioni italiane: con torri, aquile, leoni, gigli, testimonianze di civiltà e cultura europea neanche pessima. Più tardi, dal palco sotto la Rocca, si ricorderà che «venivano portati in battaglia, e oggi li portiamo nella battaglia per la pace». Consci forse di questo, i vigili non si lamentano benché le uniformi e i cappelli che li facciano sudare molto più dei normali in maglietta. «E meno male che non ci hanno messo in costume storico», nota un vigile genovese. Anche se la perfida provincia di Firenze ha tatto proprio questo, costume, cappello rinascimentale e stivali inclusi. I politici sono in costume pure loro, ma contemporaneo, da marcia col caldo. Il diessino eletto in Umbria Beppe Giulietti in camicia a maniche coite, che fa dichiarazioni possibiliste sulla posizione di D Alema che non lo é troppo. 11 responsabile organizzativo Ds Franco Passuel- lo, cattolico, che come Vincenzo Vita «spiega» D'Alema rivendicando «nessun imbarazzo» per il partito al governo con la guerra e i suoi esponenti in marcia per la pace. La collega di partito e senatrice Tana de Zulueta, più accorata nel voler «spingere per una sospensione degli attacchi»; che marcia col prodista ex Rete Rino Piscitello, e i due sono i più eleganti (sul beige) tra i marciatori noti anche perché, miracolosamente, non sudano ma brillano. E poi il leader verde Luigi Manconi, il segretario Cgil Sergio Cofferati, la ministra cossuttiana e umbra Katia Bellino, e i rifondaroli. Capeggiati da Fausto Bertinotti, il politico più famoso e festeggiato della marcia, che per la verità non ha fatto. E' saggiamente arrivato ad Assisi in auto con la moglie Lalla e il fido Alfonso Gianni, si è piazzato un'ora e mezza a mangiare al ristorante San Francesco insieme all'amico regista Citto Maselli e signora; poi, quando arrivava il corteo, ha fatto cinquecento metri fino alla porta della città, ha aspettato prendendo un caffé al bar «Il castello», e nell'ultimo chilometro si é unito ai marciatori. Che avanzavano, stanchissimi e sorridenti per l'impresa, dopo 24 chilometri di camminata. Cominciata a Perugia dalle nove, sotto un sole già estivo ogni tanto coperto da nuvole; e percorsa con onore da passegginisti, vigili, qualche sacerdote, truppe di scout (ce n'erano molti già adulti, quelli che in genere fanno ridere per i cappelli e i calzoncini sulle gambone, e che invece ieri erano invidiati proprio causa cappelli e shorts), ragazzi dei centri sociali con piercing e treccine rasta, matrone emiliane con cappello Che Guevara, portatori di bandiere di Rifondazione e anche (qualcuno, tutti umbri) dei Popolari e dell'Asinelio. Con pochi striscioni, e non tutti concordi. Un gruppo giovane e riminese ne porta uno con su scritto «Ciampi facci sognare» che invita il neopresidente alla tregua unilaterale. Un signore anziano con barba marcia col suo cartello «D'Alema criminale di guerra ci hai fatto toccare il fondo». Ma, tranne lui e pochi altri, la manifestazione è silenziosa e tutt'altro che estremista. Alla fine, sul pratone sotto la Rocca, i marciatori (centomila secondo gli organizzatori, cinquantamila per il questore di Perugia) si riposano ascoltando band di studenti e qualche breve discorso. Sentono che hanno aderito «i Francescani di Assisi, l'Assopace, Exodus, il Gruppo Abele, Arci-Acli-Pax ChristiAgesci-Banca Etica, i Beati Costruttori di Pace, Legambiente, lo Sportello per il consumatore». Oltre alle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil, a moltissimi comuni, alle regioni Piemonte, Emilia, Umbria e Lazio. Poi parlano il sindaco di Assisi Giorgio Bartohm, il presidente regionale umbro Bruno Bracalente, il presidente del coordinamento nazionale degli enti locali per la pace Mariano Borgognoni. Borgognoni conclude, ma buona parte dei marciatori sta ancora arrampicandosi su per Assisi. Tra loro, e arriva proprio a fine discorso, arriva in tonaca tocco e crocione monsignor Hilarion Capucci, estroverso e controverso metropolita ortodosso di Gerusalemme. Che si abbraccia con Bertinotti e si augura la fine della «maledettissima guerra». Intanto, i marciatori smobilitano. Tra loro c'è anche il cantautore Antonello Venduti; che nota come questa marcia speciale (si fa una volta l'anno, a settembre) sia per ovvi motivi «molto mesta», e si augura che serva a qualcosa. Certo, quella che lui cantava in «Bomba o non bomba» era più allegra. E chissà se la mozione della marcia, diretta al nostro governo e Parlamento, bomba o non bomba, arriverà a Roma davvero.