La mossa italiana per evitare lo stallo di Aldo Rizzo

La mossa italiana per evitare lo stallo La mossa italiana per evitare lo stallo Aldo Rizzo LA Nato, si dice, non può perdere. Ed è vero, perché crollerebbe la credibilità di un'alleanza che, con tutti i suoi limiti, è il più concreto punto di riferimento in un mondo instabile e diviso, ma soprattutto perché sarebbe la tragedia finale del popolo kosovaro, costretto all'esilio o abbandonato alla mercè di un dittatore irresponsabile come Milosevic. Ma, se non può perdere, la Nato deve in qualche modo vincere, cioè raggiungere gli obiettivi di questa guerra. E, dopo ormai quasi due mesi di attacchi aerei, con il loro corollario, più o meno inevitabile, di «errori», cioè di vittime civili, la vittoria non è alle viste. Si può anzi supporre che Milosevic, se non ha ceduto finora, intenda resistere ad oltranza, indifferente alla distruzione del suo Paese: magari sapendo che, oltre un certo limite, essa non può essere perseguita dalla Nato. E' alla luce, o meglio all'ombra, di questa relativa ma sostanziale «impasse» (oltre che pensando alle difficoltà di politica interna che si profilano per il governo) che va vista la proposta di D'AleJP* di una^ra^dujra^ùja- ce», chiamiamola così, se non voghamo parlare di «piano». Russia e Cma dovrebbero impegnarsi a votare una risoluzione dell'Onu, capace di porre fine all'atroce pulizia etnica serba e di consentire il ritorno dei profughi, e nello stesso tempo la Nato dovrebbe decidere una sospensione dei bombardamenti. Se poi Milosevic dovesse dire di no anche all'Orni, non ci sarebbero più remore per un intervento definitivo della Nato, via terra. La proposta di D'Alema ha dei punti poco chiari. Uno soprattutto: dopo un eventuale no di Milosevic, l'intervento di terra della Nato sarebbe automatico oppure occorrerebbe un'altra risoluzione dell'Onu? E' facile prevedere ■ che Russia e Cina sarebbero assai restie a votarla, non fosse altro per conservare un potere d'interdizione o di contrattazione nel Consiglio di sicurezza, rispetto all'America o all'Occidente. In altre parole, il giusto proposito di riaffidare all'Orni la gestio- I ne suprema della crisi balca- ■ nica potrebbe portare a una paralisi conclusiva, a tutto danno della Nato, costretta all'inazione, e dunque alla sconfitta, oppure a un'azione, aerea e terrestre, in sfida esplicita alle Nazioni Unite. E' forse per queste ragioni che da Bruxelles è venuto un quasi immediato no. Troppo frettoloso, però, e infatti si è successivamente rettificato il giudizio, o il tono. In realtà la proposta di D'Alema, vista nel suo insieme, merita un serio esame. Essa ha due punti forti. Il primo è il rifiuto di una tregua unilaterale da parte della Nato, che non sia accompagnata da un impegno di tutta l'Onu a far rispettare le basi essenziali delle richieste occidentali a Milosevic. 11 secondo è l'accenno chiaro, come forse mai prima da parte di un governo atlantico, all'intervento di terra. Certo, con le insidie procedUCTli.jdi.cui .si diceva che tuttavia potrebbero diventare superabili, di fronte a un'ostinazione suicida del regime di Belgrado. In conclusione. Dopo quasi due mesi di guerra dal cielo, con effetti devastanti ma non risolutivi, e nell'impossibilità di procedere indefinitamente sia questa strada, la Nato ha davanti a sè due opzioni: un salto di qualità nell'intervento militare, inevitabilmente rischiando la vita dei suoi uomini, oltre a quella di serbi e kosovari, già spesso sacrificata, oppure un «gesto politico» che non pregiudichi i seguiti militari, ma consenta una possibilità di manovra a potenze esterne, che siano consapevoli dei profitti e dei rischi, per loro, di un atteggiamento o di un altro verso l'America e l'Europa. La proposta dì 'D'Alema può avere qualche risultato o nessuno, in termini immediati. Ma non c'è dubbio che questo ex capopartito (e di quale partito), diventato uno statista occidentale, ha centrato nell'essenziale il problema di fronte al quale è ora la Nato.

Persone citate: D'alema, Milosevic

Luoghi citati: America, Belgrado, Bruxelles, Cina, Europa, Russia