Romano: Bobbio ha coraggio Deaglio: la guerra è giusta

Romano: Bobbio ha coraggio Deaglio: la guerra è giusta LE REAZIONI ALL'INTERVENTO DEL FILOSOFO Romano: Bobbio ha coraggio Deaglio: la guerra è giusta «E' molto interessante quello che dice Bobbio. Ed è straordinario che un uomo come lui rimetta in gioco le sue opinioni in un momento in cui non sono ancora organizzate. Alla sua età, mettersi in discussione in pubblico è un atto di grande coraggio intellettuale». Sergio Romano, citato da Bobbio nella sua intervista alla Stampa, è «un pragmatico, magari anche un po' cinico», c giudica quindi la guerra da una posizione lontana da quella del filosofo, ma è rimasto assai colpito dall'intervento del filosofo che, nella sua lettera al Centro studi Gobetti, ha espresso il proprio rovello interiore nei confronti del conflitto nel Kosovo. «Assistiamo ad una guerra che trova la propria giustificazione nella difesa dei diritti umani - ha scritto Bobbio -, ma li difende violando sistematicamente anche i più elementari diritti umani del Paese che vuole salvare». Dario Fo, «giullare» insignito del Nobel per la letteratura, gioisce: Bobbio «si era fatto prendere da una ragione dialettica, ora dalla ragione umana. E' una persona molto intelligente e si capisce bene che cosa lo ha portato a cambiare idea». Indro Montanelli dice che firmerà qualsiasi richiesta per por fine alla guerra, «quando qualcuno mi dirà che si può faro altro, in quale altro modo si può intervenire a favore del Kosovo». E quanto ai diritti umani, «se li viola uno, li viola anche l'altro. Questa è la guerra, e mi sembra strano far finta di non saperlo». Per Romano «può sembrare cinico, ma le guerre si fanno solo quando è in gioco l'interesse nazionale, perché comportano dei rischi, comportano la perdita di vite umane. Credo sia più legittimo uccidere e farai uccidere quando è in gioco la vita del proprio Stato, della propria società. Certo c'è la questione della pulizia etnica, ma in altri casi questo non ci ha sconvolto. Quindi dietro questa guerra ho visto anche altre cose, come il desiderio di preservare la Nato e tutta una serie di altre ragioni confuse. Poi, quando si fa la guerra pretendendo che non si debba morire, allora non lo accetto. La mia può sembrare una posizione cavalleresca, ma sono sconcertato da una guerra in cui uno non rischia nulla e l'altro rischia tutto». Bobbio, è vero, dice che la guerra va giudicata in base alla sua efficacia, ma si pone una serie d'interrogativi. Poi fa un excursus sul «secolo americano», e dice: attenzione, non è poi tanto male. Infine parla della guerra etica, della difesa dei diritti umani come casus belli sufficiente. «E' una posizione estremamente interessante dice Romano -. Il mio criterio è molto pragmatico, forse un po' cinico: la guerra alla Turchia, per via dei curdi, non la si può fare, perché la Turchia è troppo importante per il nostro sistema di sicurezza. La guerra a Milosevic la si può fare e non fare. Se qualcuno mi spiega che la si può fare, lo giudicherò da quello che mi dice. Ma io non sono un filosofo». Enrico Deaglio, pure lui citato da Bobbio, preferisce sottolineare un altro aspetto del di¬ scorso del filosofo, senza rinunciare ad una sferzante polemica con i pacifisti: «Ha totalmente ragione Bobbio quando dice che l'Europa deve la propria salvezza all'America - afferma il direttore di "Diario" - ed è altrettanto vero che una parte della sinistra, al pari della destra fascista, lo sbarco in Normandia non lo ha mai digerito. Noi oggi rivediamo quello che si è visto 50 anni fa, e come allora si negavano i campi di concentramento, così oggi si dubita dei racconti dei deportati del Kosovo. Mi ha fatto impressione - continua Deaglio - risentire parlare 50 anni dopo delle miniere di rame di Bor, come possibile luogo di lavoro forzato dei kosovari. E' lo stesso luogo dove vennero condotti, in una "marcia della morte" al lavoro forzato, migliaia di ebrei ungheresi. E' ovvio a questo punto che una sconfitta della Nato sarebbe mortale. La sinistra ha avuto tutte le informazioni che poteva avere sui crimini di Milosevic. L'unica cosa che potrei consigliare ai pacifisti - conclude Deaglio - e a questo punto che chiedano a lui, Milosevic-, e nella forma più ufficiale, di arrendersi», lf. sq.l Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo A sinistra ,1'ex ambasciatore Sergio nomano a, più in basso Indro Montanell

Luoghi citati: America, Europa, Kosovo, Normandia, Turchia