UNA NUOVA WINNIE

UNA NUOVA WINNIE AL PICCOLO REGIO UNA NUOVA WINNIE «Giornifelici» di Beckett in versione Marcido U! N teatro «semialieno», quello di Marcido Marcidorjs e Famosa Mimósa, secondo la definizione del gruppo stesso guidato da Marco Isidori. E se all'alieno, nel tempo ci si abitua (in questo caso, di unni ne sono passati, da quell'86 del debutto), per restare tale, l'alieno deve continuare a riservarci sorprese. Impresa congeniale al team torinese, cbe promette una sensazionale messinscena anche per quel classico dell'assurdo che è «Giorni felici» di Beckett. Il testo, metabolizzato da Isidori e compagni, si trasforma nell'inventivo «Happy Days in Marcido's Field»: spettacolo che, in forma embrionale, fu presentato tre stagioni or sono, nel «casalingo» teatrino dei Marcido, in via Beaumont. Il 14 e 15 maggio alle 21 (tel.011/819.35.22), l'allestimento sarà proposto al Piccolo Regio, in collaborazione con il Comune. Difficile trarre dalle note di regia, sempre criptiche, dei Marcido, indicazioni chiare sulla messinscena. Riferiamo, comunque, quanto il regista sottoscrive. «L'ultimo spettacolo dei Marcido è un frenetico corpo a corpo tra la scrittura beckettiana ed un'oralità ipersignificante, con le virtù della quale si tenterà di tradurre il testo non soltanto in dramma, bensì anche nella musica delle orecchie di Dioniso». «Risultato - aggiunge Isidori - la scommessa di costruire con le parole del poeta irlandese, un momento di teatro sulfureo, il desiderio d'imbastire un'azione scenica che restituisca all'Arte della recitazione la sua capacità "politica" d'esprimere una diversità...». In tema, la scelta di contrapporre a un teatro della sobrietà e della sottrazione, una creazione all'insegna della pienezza. E an¬ zi, di una forma espressiva abnorme, che si condensa in una Winnie (Maria Luisa Abate) ipertrofica, issata su un girello «di carne umana». Circondata da una ragnatela di corpi nudi, secondo l'invenzione scenografica di Daniela Dal Cin. Da lassù, la protagonista compie il suo rituale di gesti inutili, sciorina il suo canti- lenante commento a una vita che non si sa dove sia e «se» sia. Ad ascoltare il soliloquio non è il solo Willie, ma ben dieci Willie: accorpati in un «monte calvario di ciccia», in un coro che amplifica il delirio fonico della protagonista. Silvia Francia Mina Luisa Abate è Witmie mi «Giorni felici» che i Marcido hantio tratto da Beckett