Deneuve: dopo incesto, Proust

Deneuve: dopo incesto, Proust Deneuve: dopo incesto, Proust L'attrice è Odette in «Le temps retrouvé» di Ruiz CANNES Algida e regale nelle occasioni ufficiali, nelle foto posate, nell'immaginario del pubblico che la considera il massimo esempio di sensualità irraggiungibile, di eterno mistero femminile. Semplico, concreta, quando, tra le grida degli ammiratori, varca la soglia di un albergo della Croi set te, accoglie con gentilezza un po' spiccia il mazzo di rose bianche che le viene offerto e finalmente si concede alle domande. In tailleur pantaloni grigio, maglietta bianca, scarpe basse, libera dal piedistallo a cui sono condannate le star come lei, Catherine Deneuve dà il meglio di sé: risposte net¬ te, considerazioni assennate, neanche l'ombra di una posa divistica. Al Festival, quest'anno, l'attrice è presente in doppia versione: nel proustiano «Le temps retrouvé» di Raoul Ruiz e nel discusso «Pola X» di Carax dove intrattiene un rapporto ai limiti dell'incesto con il figlio e dove appare in una scena a seno nudo. Nessun problema nell'inter- pretarla? «In genere non amo la nudità al cinema e sono molto reticente quando mi vengono proposte sequenze di questo tipo; ma nel caso del film di Carax non ho fatto discussioni perchè quel passaggio si giustificava perfettamente nella descrizione del rapporto per¬ verso che lega la madre al figlio. Tutti e due vivono nei confronti dell'altro una sorta di amore platonico, un desiderio di seduzione che ha molto a che vedere con il loro narcisismo». Guillame Depardieu ha raccontato di aver fatto veramente l'amore sul set. Lei farebbe una cosa del genere? «Mai, neanche per idea. Trovo che sia già difficile abbracciare e baciare un attore davanti alla cinepresa, figuriamoci fare l'amore che è una cosa cosi intima». Lei ha un figlio grande, Christian, che tipo di madre è stata con lui? «L'ho avuto a 19 anni e quindi ho dovuto affrontare il problema di conciliare la carriera con la maternità; l'ho risolto cercando di stare il più possibile a Parigi con lui, ma senza per questo rinunciare ai miei impegni di lavoro. Non sono mai stata una madre possessiva e credo sia giusto che noi genitori dobbiamo lasciare liberi i nostri figli di andar via quando vogliono,). In «Le temps retrouvé» di Raoul Ruiz lei recita nei panni di Odette e sua figlia Chiara in quelli di Albertine: come è stato lavorare insieme? «Mia figlia interpreta una sola scena e io in tutto forse quattro, abbiamo lavorato in giorni diversi e non ci siamo mai incontrate. Comunque nel film, come in tutto l'universo proustiano, le donne hanno ruoli molto marginali rispetto a quelli degli degli uomini». Le piace Proust? «Non sono una specialista, non ho letto tutta la sua opera, ma mi piace e sono stata molto contenta di entrare nel suo mondo, anche attraverso il film di Ruiz». E' cambiato, e come, con il passare del tempo, il suo mo- do di scegliere i ruoli? «No, non credo che sia molto diverso da prima. Mi interessa sempre molto il regista, forse sono solo diventata più critica a proposito delle sceneggiature». Il suo prossimo impegno è con Lars Von Trler: di che tipo di film si tratta? «E un commedia musicale, ambientata in America, a Washington, negli Anni 60. Parla di un gruppo di donne, emigrate, che lavorano in una fabbrica. Canterò e ballerò, ma solo un poco». E dopo che cosa farà? «Mi prenderò un po' di riposo, perchè ultimamente mi. è capitato di lavorare veramente tanto, forse anche troppo». [f. o.j «II prossimo impegno èconLarsVonfrier: poi voglio riposare»

Luoghi citati: America, Parigi, Washington