Fondazioni non più padrone
Fondazioni non più padrone Il ministro nel '90 aveva varato la legge che le istituiva e ieri, appena insediato, ne ha tagliato i poteri Fondazioni non più padrone Amato firma il decreto di liquidazione ROMA Le Fondazioni bancarie non cesseranno di esistere, ma saranno solo quello che dovevano essere nel progetto originario: istituzioni che promuovono la cultura, la ricerca, la formazione. E non più le padrone di fatto delle banche. Il Consiglio dei ministri di ieri mattina ha infatti varato definitivamente il decreto legislativo (che recepiva una delega) già, definito il 9 aprile scorso e che il 6 maggio era stato ulteriormente modificato aderendo ad alcune indicazioni del Parlamento. Il neo-ministro del Tesoro, Giuliano Amato, che nel '90 era stato padre della legge sul¬ le Fondazioni, si è trovato così a firmare il decreto che ne ridimensiona il potere. «E' dal mio punto di vista una singolare coincidenza storica - ha commentato - il fatto che il decreto sulle Fondazioni bancarie arrivi al testo finale nello stesso giorno in cui io arrivo al Tesoro: Frankenstein si ricongiunge col padre nel giorno in cui scompare». E, in effetti, il riferimento Mjwn&U»,jal caratterg «mostruoso» che le fondazioni avevano assunto, è quantomai calzante. La legge Amato (n. 356 del '90), infatti, aveva introdotto le Fondazioni come società senza fini di lucro a cui trasferire la proprietà delle banche, dando autonomia im¬ prenditoriale alle aziende bancarie già pubbliche. La cosa doveva configurarsi come una sorta di moralizzazione che, sottraendo al Tesoro la proprietà diretta di molti istituti (specie Casse di risparmio e banche di interesse nazionale), impediva (o comunque frenava), la lottizzazione di cariche e prebende. Gli effetti però furono assai meno lusinghieri: al potere centrale dj^governo infatti si sostituirono ì «potentati» locali. Nelle fondazioni infatti erano presenti enti e imprenditori locali. Si era passati in pratica dalla monarchia centralista alla bassa feudalità polverizzata, anche perché i consiglieri delle Fondazioni erano i veri padroni delle banche, ma nessuno di loro aveva tirato fuori una lira. Da qui la necessità di intervenire, e per questo il governo a.yrey.a qhiestp una delega: un decretò era stato fatto ma il Parlamento aveva voluto apportare modifiche. Ieri - finalmente - tutto l'iter si è concluso e il padre delle Fondazioni, Amato, ne è stato anche il suo liquidatore. E adesso che succederà? Le Fondazioni - ha spiegato il ministro Amato - non cesseranno di esistere, ma saranno quello che dovevano essere. Quanto alla proprietà delle banche, questa dovrà essere privatizzata: tempo 4 anni, più due. E se alla fine il pacchetto di maggioranza non sarà stato venduto? Allora - sancisce il decreto - l'autorità garante della concorrenza nominerà un Commissario che, tempo altri 2 anni, dovrà liquidare d'ufficio. Le Fondazioni hanno però tutto l'interesse a fare in fretta, infatti nei primi quattro anni continueranno a godere dei benefici fiscali riservati agli enti non commerciali, mentre nei due successivi li perderanno. Ir. mas.] Il neoministro del Tesoro Giuliano Amato
Persone citate: Giuliano Amato
Luoghi citati: Roma
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