Addio a Marco Nozza un cronista in trincea di Marco Nozza
Addio a Marco Nozza un cronista in trincea Morto a Milano l'ex inviato del Giorno Addio a Marco Nozza un cronista in trincea Cesare Martinetti E' morto Marco Nozza e il suo nome riemerge così dn un crudele oblio che certifica in modo quasi materiale la morte di una grande stagione di giornalismo italiano rappresentata dal Giorno, il quotidiano che negli Anni Sessanta e fino ai primi Settanta rinnovò nella lingua e nella sostanza l'informazione stampata. Aveva 72 anni, Marco Nozza, che di quel Giorno fu un grandissimo cronista e inviato. Ma da anni ora andato in pensione ed ora scomparso dalla trincea. Come il suo giornale, che da dieci anni nei passaggi di proprietà e nel carosello di direzioni non sentiva di aver più bisogno del suo inviato. E l'inviato non si riconosceva più nel suo giornale. Marco Nozza (con Bocca, Pausa, Asposi, Nozzoli, Murialdi, Brera) ora un uomo di punta di quel giornalismo, scabro ma raffinato nella lingua, impermeabile alla retorica, ossessionato dalla ricostruzione e dalla verifica dei fatti o delle fonti, caratterizzato dalla diffidenza nelle informazioni ufficiali assunta quasi come un metodo. La strage di piazza Fontana, la pista anarchica per la bomba della banca dell'Agricoltura, la misteriosa morte del ferroviere Giuseppe l'incili nel cortile della questura milanese. Fu Nozza ad arrivare por primo a casa di Valpreda, dagli amici di l'incili, a indagare sull'incerta testimonianza del tassista Rolandi e in definitiva a rovesciare la versione ufficiale, smontare le accuse e svelare che con quella bomba si apriva una stagione torbida di misteri e di collusioni tra gli apparati dello Stato e l'estremismo politico di destra. Le «piste nere e le piste rosse» (è il titolo del suo ultimo libro che aveva appena finito e che uscirà presto) divenne da allora per Nozza U campo di lavoro fino alla morte. La stragi da una parte, gli attentati del terrorismo rosso dall'altra, lo hanno visto cronista e testimone appassionato, infaticabile, documentatissimo. Non c'era volantino, o gruppetto, o sigla, rossa o nera, comparsa anche solo per una volta, che lui non avesse indagato o di cui non conoscesse qualcosa. Era il suo modo di lavorare: andare sempre oltre, non fermarsi alle apparenze, scavare, cercare testimoni, documenti. Bussava alle case delle vittime e a quelle dei carnefici. Non gli bastava mai, voleva sempre di più. Aveva un modo tutto suo, delicato, ma implacabile di parlare con la gente, sapeva farsi aprire le porte, si presentava col suo giubbotto dimesso, le scarpe impolverate, teneva il taccuino (piccolo) e la biro in tasca. E ne sapeva sposso più degli altri. Come quella volta che descrisse i bagni in marmo di Carrara di uno degli imputati eccellenti della prima tangentopoli torine se. Marco Nozza era nato il 28 novembre 1926 a Caprino Bergamasco e s'era laureato in let toro classiche all'università Cat tolica del Sacro Cuore. Cominciò la carriera giornalistica al quotidiano L'Eco di Bergamo. Nei primi Anni. Sessanta fu assunto al settimanale Europeo, direttore Giorgio Fattori, dove cominciò a realizzare le sue grandi inchieste. Nel 1966 passò al Giorno ancora diretto da Italo Pietra, che ben presto lo nominò inviato. Negli Anni Sessanta con Indro Montanelli scrisse una biografia di Giuseppe Garibaldi, pubblicata da Rizzoli e ristampata in oltre quindici edizioni. Anche in quel caso grazie a documenti che lui stesso aveva cercato e trovato. Mai niente di seconda mano. Nozza era fatto così. \ Marco Nozza
Luoghi citati: Bergamo, Caprino Bergamasco, Milano
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