Il terremotato può attendere. L'intelligenza della colomba

Il terremotato può attendere. L'intelligenza della colomba AL GIORNALE Il terremotato può attendere. L'intelligenza della colomba Quegli sventurati da Prìstina a Comiso Abitando a Ragusa, a 15 km da Comiso, in passato in'è capitato qualche volta di visitare la base Nato, quand'era ancora in funzione, anche perché vi lavorava in qualità d'interprete un mio amico. Lo case sono, o almeno erano, linde, piccoline, funzionali, dotate di tutte i conforts. D'altronde, non si può certo pensare che gli ufficiali e i soldati americani abitassero in tuguri. Loro, si sa, vogliono sempre il meglio. Oggi nessuna persona con un minimo di buon cuore può criticare la decisione delle nostre autorità di trasferire in queste abitazioni della ex base, che a noi della zona rammenta un periodo turbolento di manifestazioni non proprio «pacifiste» e di scontri a volte abbastanza violenti, un popolo sventurato, gli abitanti del Kosovo, che ha praticamente perso tutto per l'azione reppressiva e sanguinaria di uno dei tanti pazzoidi che purtroppo infestano ancora il pianeta. Ma, nel contempo, nessuna persona di buon cuore può esimersi dal porsi, e dal porre, una domanda: come mai nessuno ha pensato prima di trasferire in queste palazzine i terremotati dell'Umbria che ormai da quasi tre anni gelano d'inverno e asfissiano d'estate nelle loro gabbie di metallo e dei quali tutti sembra si siano dimenticati? Questi disgraziati di casa nostra non avrebbero avuto diritto di precedenza se non altro per una questione temporale? A loro resta forse solo il conforto di mangiare il panettone a Natale con gli uomini politici che gli rifilano l'immancabile serie di promesse menzognere? Oppure nessuno è profeta in patria, neppure nella sventura? Giuseppe Sortono, Ragusa Pensioni ingessate 740 a peso d'oro Lunedì 10 maggio, mi sono recata per l'ennesima volta nell'apposito ufficio comunale per ritirare 0 modello 740 e le relative istruzioni, per assolvere personalmente, per tempo e al meglio il dovere di pagare le tasse. Non solo i moduli ancora non ci sono, ma non si sa quando ci saranno. Li ho pertanto comperati alla Buffetti e mi sono costati L. 1800 il modello e L. 5000 le istruzioni. Se dovrò aggiungere degli allegati mi costeranno ancor di più. E' tutto giusto? I prezzi rientrano nell'inflazione programmata che mi ingessa la pensione? Elena Bianchi, Bassano del Grappa Povero animaletto crocefisso vivo Vengo chiamata in causa da ima lettera al giornale dal titolo: «Non si crocifiggono cosi le colombe». E volentieri rispondo. Non conoscevo il barbaro rito che si svolge ogni anno ad Orvieto in occasione dell'Ascensione e ne rimango letteralmente allibita. Bisogna proprio dire che la barbarie dell'uomo non ha limiti. Se poi alla barbarie si aggiunge anche la superstizione, il quadro diventa ancora più drammatico. Sembra incredibile che all'alba del duemila, per ingraziarsi un anno di prosperità e di benessere, una città civile come Orvieto, così ricca di arte e di storia, debba ricorrere alla crocifissione di una colomba viva che vien fatta scorrere per 300 metri su un cavo metallico tra spari, petardi e mortaretti, a simbolo dello Spirito Santo, così come denuncia l'Enpa. Non è improbabile che questo sadico rito sia nato in epoca cartesiana, quando Cartesio considerava gli animali come semplici automi del tutto incoscienti, una sorta di robot. Una tesi ribadita ai primi del '900 dalla scuola behaviorista (behaviour significa «comportamento») dello psicologo americano Watson. Ma oggi le cose sono cambiate. L'etologia cognitiva fa sempre più proseliti. E ci fa capire che gli animali sono creature sensibili, che godono e soffrono, che provano piacere, angoscia e paura, sia pure in modo diverso da noi. I colombi in particolare sono «intelligenti». Sperimentalmente im- parano a schiacciare il pulsante giusto quando vogliono ottenere il cibo e si rivelano «ragionieri» quando sanno contare i granelli di mangime. In natura poi un colombo non tradisce mai il suo partner, né abbandona mai il suo nido. Ed é proprio la fedeltà alla casa che induce il colombo viaggiatore a farvi immancabilmente ritorno. Anziché torturare e terrorizzare un povero uccelletto, non sarebbe meglio lanciare nel cielo uno stormo di bianche colombe? Questo sì sarebbe uno spettacolo affascinante, un segno di gioia e di buon augurio, per celebrare degnamente un giorno di festa. Isabella Lattes Coifmann Padre Pio e la Sindone le stimmate della fede Il signor Franco Rizzo (Lettere alla Stampa dell'» maggio) rivela una contraddizione tra l'impronta della ferita dei chiodi ai polsi, sulla Sindone di Torino, e le stimmate a padre Pio ai palmi delle mani. Premesso che il Cristianesimo si fonda solo sulla risurrezione storica di Gesù e non su reliquie e stimmate; premesso che le reliquie sono per i cattolici soltanto un mezzo per focalizzare sull'unico adorabile, Dio - Gesù; premesso che le stimmate a padre Pio non sono state causa della sua canonizzazione, bensì lo è stata la sua vita da cristiano giusto, vale a dire vissuta sull'esempio della vita terrena di Cristo; è pacifico che le stimmate sono state sempre concesse da Dio là dove lo stigmatizzato pensava fossero i buchi dei chiodi del Crocifisso. Altrimenti, per così dire, si sarebbe meravigliato. Anche San Francesco d'Assisi aveva le stimmate ai palmi. Fino a non tanti anni or sono era generalmente creduto che fossero state forate le mani e lo dimostrano, nei secoli, tantissime opere d'arte. La Sindone invece, contrariamente all'idea comune dal Medioevo sino a non molto tempo fa, ha fori dei chiodi al loro giusto posto: prescindendo qui da altri numerosissimi dati portali dai sindonologi (la prova del carbonio 14, anche a detta di esperti non cattolici, non ha seguito sufficienti criteri di rigore scientifico) è importante la considerazione che un artista medioevale presunto autore della Sindone avrebbe messo i fori nella mani. Non c'è dunque contraddizione tra fede e ragione neppure in questo caso Guido Pagliai-ino, Torino Tutti i ricercatori sono mal pagati Secondo il Presidente del Consiglio D'Alema, i ricercatori sono mal pagati. Sacrosante parole! Ma dovrebbe per correttezza aggiungere che tutti i ricercatori dell'Università si trovano in quelle condizioni. E non solo quelli delle Belle Arti, di cui fa parte la signora D'Alema, sua moglie. Fa bene il Presidente a denunciare certe situazioni vergognose che fanno fuggire dall'Italia i cervelli migliori. Ma perché ne denuncia solo una parte e, vedi caso, quello die riguarda una persona della sua famiglia? Angela Deandrea, Cuneo Piemontesi al Sud altro che genocidio In risposta alla lettera del signor Perrucci apparsa su La Stampa del 7-5-99, vorrei controbattere con forza a quanto da lui sostenuto. Perrucci parla di invasori pie montesi nell'ex Regno delle Due Si cilie, che a suo avviso compivano gli stessi genocidi che stanno avvenendo in Jugoslavia ai giorni d'oggi- Innanzitutto il Regio Esercito fu mandato dal Governo «italiano» e non «piemontese» (stiamo parlando di un periodo posteriore all'Unità italiana) e non compì nessun geno cidio contro i popoli del Sud, ma al contrario liberò gli stessi dall'asfissiante brigantaggio che insanguinava le strade del Mezzogiorno! Il Sud non fu trasformato in una colonia dal nuovo Stato italiano; era trattato da colonia dai Borboni che abituarono il Meridione a sistemi corrotti e truffaldini, in una società feudale in cui primeggiavano i latifondisti e i signorotti dell'epoca, che impedivano ogni minimo sviluppo industriale; il nuovo Stato eredito tutto questo! L'Italia nel massimo rispetto di tutti i popoli clie la compongono, delle loro economie, tradizioni e culture, doveva nascere «federale»: questo è assolutamente vero, ma fu proprio un piemontese, Cavour, che sostenne questo! La Jugoslavia, i genocidi, il Kosovo, la Nato sono un altro capitolo! Luciano Boero Torino LA STAMPA rVio Atarwieo 32,10126 TORINO^ fax Oli -6568924 -mail lettere@lattanipa.lt