La FIERA e la FESTA

La FIERA e la FESTA La FIERA e la FESTA Cesare Martinelli TORINO I ( ir~lA Fiera e11118 *88ta cne 81 annuncia con piccoli bagliori tremolanti nella notte, un lungo tappeto rosso che si inoltra nell'erba alta, ventate di polline e di calore, carabinieri in alta uniforme, un'infilata di sale corrose dal salnitro e dalla dimenticanza. Ma questa di Venaria è una «roggia», la galleria di Diana un salone di danze che sembra Versailles. Tutti insieme appassionatamente per là Fiera (ex Salone) del Libro di Torino. Un lungo valzer, sommesso e piemontese, sul ponte del Titanio dell'editoria italiana che sta vivendo un momento di crisi nera? Carlo Frutterò ci dice di essere venuto qui per rivedere la galleria, non certo per l'evento: «Io vorrei che non succedesse mai niente e quando succede qualcosa mi vengono i brividi e preferisco nascondermi nei vicoli». Ma la reggia gli pare «splendida». Nel '40, l'ultima volta che c'era venuto, qui sotto la volta bianca e barocca della gallerìa c'erano le camerate dei soldati che si preparavano alla guerra, un'infilata di lettini di ferro e i bidoni del rancio. Adesso un colpo d'occhio che «vale il viaggio». E la Fiera? «Mi dicono che nel reparto bambini ci sono persone che leggono libri ai ragazzi. Ecco quel che si deve fare, a casa, leggere fiabe e storie ai propri figli, fare in modo che si abituino a addormentarsi solo dopo aver letto qualche pagina». Inge Feltrinelli racconta di aver ricevuto un invito doppio: signora e consorte, '.«succede solo in Piemonte: e i separati, i divorziati, chi vuol venire con un amico? E' più divertente venire senza il consorte». La signora Feltrinelli è una fan: «Veniamo sempre, qui a Torino, come ! «wFrancoforte. Ci vengono tutti, qui il libro diventa quasi un oggetto sensuale. Ce ne sono tanti Ejpijtjla gente & guarda, li tocca. E ogni boro ha un suo percorso misterioso e imprevedibile... Ma chi è tutta questa gente?». Chi è? Millequattrocento invitati, 654 presenti, la metà «istituzionali» (assessori, politici, funzionari, militari), cento giornalisti, un po' (non molti) scrittori: De Crescenzo, Tadini, Pontiggia. Demi monde torinese. Molti gli assenti. Agnolotti del plin e barbera d'Asti, Caterina Baratti e Ristorante del Cambio, complesso d'archi, freddino e discreto. Tutti da Fulvia il sabato sera? «No - dice Rosellina Arduino, editrice milanese -, niente di esagerato o pomposo. Ci sono stata molto bene, abbiamo visto una parte di Torino meravigliosa e sconosciuta». Che si è autocelebrata con l'occasione di una Fiera che ha cambiato sigla, ma non natura, né la primitiva invenzione: il libro come evento popolare. Renata Colorili, direttore editoriale per la letteratura Mondadori: «E un obbligo, esserci. Non è un appuntamento commerciale, non si fanno affari. Il pubblico è libero, il libro è un amico che si può prendere o lasciare». Appuntamento mondano, la grande torta verde con fette in forma di libro che solleva un «oblili); al suo ingresso sotto la volta di Diana, visita colta nel «più grande cantiere di restauro d'Europa», come dice una targhetta del ministero dei Beni culturali. Nessun ministro, neppure la signora Melandri che al mattino aveva annunciato una lotteria con la Formula Uno per tirar su fondi a favore del libro e qui, in serata, ha raccolto ironie: «Ci vuol altro, progetti di lettura, biblioteche...». Appuntamento popolare, di giorno, al Lingotto dove gli editori sono stati «democraticamente» mescolati, piccoli e grandi, noti e sconosciuti, da bestseller e da bibliomani. Mandrie di ragazzi in marcia con le scolaresche, bambini che giocano nel bellissimo spazio dipinto a mano da Lele '.uzzati e rotolano tra i giochi e i libri. Quindicenni mano nella mano, ragazzine con canottiere da cui spuntano timidi reggiserù in coda per prendere un autografo dalla Marami come se fosse una Spice Girl. E lei ne rìde di piacere nello spazio del Caffè Lavazza, stracolmo per l'incontro di primo pomerìggio sul tema «Leggere e scrìvere». Segnali non insignificanti emergono nella circostanza, come l'applauso che nasce senza sugge¬ ritori quando Gianni Riotta, nel presentare la scrittrice, annuncia che Carlo Azeglio Ciampi è il nuovo Presidente della Repubblica. Emergono le prime classifiche: dallo stand Rizzoli dove si viene a sapere che il più venduto è per « ora .City di Alessandro Baiòcco, davanti al nuovo Camilleri verni - . to alla luce proprio qui a Ila Fiera. Si bolla sul ponto del litanie dell'editoria in crisi7 «In effetti dice Inge Feltrinelli - non sono momenti di ballo». Sarà la guerra? «Il mio amicò Klaus Wagenhach, editore tedesco, sempre curioso di Torino e della Fiera, mi diceva prima che in Germania è il contrario: da quando c'è la guerra si vendono più libri. Forse la gente legge di più per scappare dal presente, per sfuggire l'angoscia del momento». Questione d'abitudini. Ernesto Franco, direttore editoriale dell'Einaudi, pensa che la guerra non c'entri, conta piuttosto il modo in cui si promuove il libro: «Quando crediamo in un'opera e attiviamo al meglio tutta la catena della promozione, quel libro si vende». Fiera di libri e, quasi, un congresso di cultura. Lo scrittore Giuseppe Pontiggia si aggira sudato e contento: «Resto convinto che la Fiera fa un gran bene ai libri, li porta alla gente e la gente viene qui come a una festa». La sera, nel medesimo Caffè Lavazza, il pienone si rinnova quando Gianni Borgna, Lorenzo Mondo e Guido Davico Bonino presentano i candidati al premio Strega che dopo il pasticciaccio dell'anno scorso passa per la Fiera a rilanciarsi e risciacquarsi l'immagine. Vincitrice annunciata Dacia Marami. Folla di addetti ai lavori, scrittori, editori, pr. Nessuna ragazzina che chiede autografi. Momento nero dell'editoria? «Non florido - dice Gianni Merlini, presidente della Utet - ma la Fiera serve a riavvicina re al libro lo sterminato pubblico dei lettori occasionali». I conti si faranno dopo. E già si prepara Gianaituro Ferrari, direttore generale Mondadori: «Per il nostro business non è un momento di celebrazioni, tutto avviene in un campo di lettori cosi piccolo... Ecco, se la Fiera servirà J a far vendere più libri sarà stata utile; se no, no». Non è proprio il Titanic, ma si balla su questa nave. E non di felicità. La misteriosa Monta che ha accompagnato Luciano De Crescenzo al Lingotto

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