Addio a Petrilli, 19 anni da zar dell' lri di Raffaello Masci
Addio a Petrilli, 19 anni da zar dell' lri Addio a Petrilli, 19 anni da zar dell' lri Fra le sue creazioni Alitalia, Finmeccanica e Fincantieri, più un saggio su Tommaso Moro Trionfi e crisi alla guida del gigante industriale pubblico Raffaello Masci RÓMA Un protagonista degli anni cruciali della storia economica del nostro Paese se ne è andato la sera del 10 maggio (ma la notizia è stata diffusa solo ieri): Giuseppe Petrilli è morto a Roma, all'età di 86 anni. Al suo nome si associa la presidenza dell'In più longeva - 19 anni dal '60 al '79 - ma anche una passione culturale «protodemocristiana», quella per la persona e la politica di san Tommaso Moro, a cui Petrili dedicò un importante saggio. Giuseppe Petrilli era nato a Napoli nel 1913, aveva compiuto i suoi studi a Roma dove si era laureato prima in matematica e fisica e poi in scienze statistiche. Negli Anni 40 aveva intrapreso la carriera accademica, nel '49 fu nominato per la prima volta alla guida di un ente pubblico: si trattava dell'ente nazionale di previdenza per i dipendenti di diritto pubblico. Successivamente si spostò alla presidenza dell'Inam dove rimase per otto anni. Nel '58 viene nominato commissario della Cee, un ruolo che ricopre fino al 18 ottobre 1960 quando viene nominato presidente dell'Iri. L'incarico gli sarà rinnovato per altri cinque mandati fino al 24 gennaio '79. Quegli anni passati all'Istituto di via Veneto sono stati centrali nello sviluppo del Paese: basti ricordare che nel '61 si varò il piano nazionale delle autostrade, negli anni successivi furono riorganizzate tutte le attività meccaniche e cantieristiche facendole confluire in Finmeccanica e Fincantieri, rispettivamente. Le attività di trasporto aereo furono strutturate nella neonata Alitalia (era il 1962), nel '68 fu costruito lo stabilimen- to Alfa Sud di Pomigliano e l'anno successivo fu fondato Italsiel. Inutile dire che all'inizio degli Anni Settanta Giuseppe Petrilli era il manager di Stato più in vista e di maggior successo: il suo Istituto arrivò ad avere 400 mila dipendenti. Ma nella seconda metà di quel decennio l'Istituto cominciò ad entrare in crisi. Gli ultimi anni della gestione Petrilli non furono semplici, il suo reiterato mandato non fu rinnovato, e nel '79 Pietro Sette fu.chiamato a succedergli. Le vicende dell'Iri continuarono però ad avere delle ricadute sulla sua vita: nei primi Anni 80 scoppiò lo scandalo dei «fondi neri» e anche a lui toccò sfilare davanti ai giudici. Ne uscì completamente pulito, ma l'esperienza non fu indolore. Petrilli era anche un cattolico di rigorosa formazione e agli interessi strettamente manageriali associava una passione di studioso per San Tommaso Moro, un laico cattolico impegnato nella vita pubblica. Non era difficile capire che questa sua «passione» avrebbe tatto scuola tra i cattolici democratici italiani (a cominciare da Cossiga). Nel frattempo Tiri da lui guidato nella stagione aurea ha cominciato a scricchiolare, quindi le privatizzazioni lo hanno svuotato. L'anno prossimo chiuderà. Giuseppe Petrilli morto a Roma all'età di 86 anni
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