Nella rete una pesca di bombe

Nella rete una pesca di bombe Forse sono state sganciate in mare per un'emergenza da un aereo Nato dopo una missione nei Balcani Nella rete una pesca di bombe Cento ordigni come quello esploso a Chioggia Mario Lollo corrispondente da VENEZIA Il mare davanti a Venezia è «minato». Due giorni fa tre pescatori di Chioggia sono rimasti feriti per l'esplosione di un ordigno rimasto impigliato nelle reti. Ieri, altri pescatori sono tornati nella zona interdetta, al largo delle spiagge fra lesolo e il Lido di Venezia, e hanno tirato su altre cento bombe, forse di più. Sono di piccole dimensioni, tutte uguali, in contenitori con sopra stampigliata in inglese una data: giugno 1999. L'onorevole Francesco Boriato di Rifondazione comunista, in un'interrogazione al ministro della Difesa, sostiene che i cilindri riportano la scrìtta «U.S» e che il paracadute rinvenuto insieme agli ordigni «è caratteristico delle bombe a carica cava di recentissima produzione». La procura della Repubblica ammette che si tratta di ordigni di fabbricazione recente. La somiglianza con le bombe a grappolo utilizzate in questi giorni anche nel Kosovo è rilevata da fonti ufficiali: cilindri come lattine di birra, di colore giallo, legati sei a sei, e ciascuna striscia ha un paracadute. Pochi dubbi, secondo queste fonti: si tratterebbe di bombe a frammentazione «a grappolo», del tipo di quelle usate dalle forze Nato nella Federazione jugoslava e, soprattutto, per nulla rovinate dalla permanenza in acqua. Segno che sono state sganciate da pochi giorni. Le ipotesi che hanno preso più consistenza, col passare delle ore, pongono in stretta relazione la presenza delle bombe con l'attività degli aerei Nato che utilizzano, per il tragitto fra le basi italiane di Aviano e Istrana e i Balcani, rotte militari che passano vicinissime alla verticale del punto della inquietante battuta di pesca. Soltanto verso sera, il comando Nato della Quinta Ataf di Vicenza ha dichiarato di «non escludere» che gli oggetti misteriosi possano essere bombe abbandonate per necessità da qualche velivolo dà guerra, anche se non potevano nuocere perché rese inerti dai loro stessi dispositivi di sicurezza. Fonti vicine agli ambienti degli artificieri accreditano un'altra versione: si potrebbe trattare di fumogeni in dotazione ai carri armati dell'esercito italiano, da impiegarsi allo scopo di creare una cortina fumogena in caso di ripiegamento davanti al «nemico», e che hanno una scadenza: per esempio la data del giugno '99 sugli oggetti trovati ieri. In questo caso, qualcuno se ne sarebbe sbarazzato volutamente. Che possano essere stati reparti delle stesse Forze Armate spetterà alla procura stabilire. Certo è che quella zona di mare così vicina alla costa, sia pure in acque intemazionali ma a non più di 25 miglia dalle spiagge e su un fondale di appena trenta metri di profondità, può ormai dirsi tranquillamente una «discarica» di bombe. E se questa dovesse rive¬ larsi una pratica diffusa, ci sarebbe di che preoccuparsi. In ogni caso, erano bombe rese «innocue», come asserisce il comando Ataf, oppure «nocive», come nel caso dell'ordigno esploso lunedi scorso nella rete del peschereccio battezzato «Profeta»? Secondo Nicola Falconi, un esperto di bonifiche in campi minati, le cinque bombe finite nella rete lunedì, una delle quali esplosa, potrebbero essere «sub-munizioni di tipo anglo-americano della secon¬ da guerra mondiale, piccole bombe originariamente contenute in un involucro più grande, di forma cilindrica e lunghezza massima di venti centimetri». A questo punto, o questa identificazione è da rettificare, oppure esse non hanno nulla a che vedere con quelle ripescate ieri. Dopo la scoperta, i pescatori dei circa seicento equipaggi che operano in quelle acque, hanno deciso di entrare in sciopero. I comandanti ed i marinai delle flotte dell'Alto Adriatico hanno interrotto ogni attività, dando vita a un quasi-arrembaggio al municipio e alla capitaneria di porto di Chioggia. Il sindaco di Chioggia, Fortunato Guarnieri, ha rilanciato l'allarme con una lettera al prefetto, in cui chiede una campagna di bonifica. In serata le bombe sono state fatte brillare nell'area demaniale di Forte San Felice, in località Sottomarina di Chioggia. Grandi come lattine di forma cilindrica sono state riportate in superfìcie al largo di Venezia Il comando alleato di Vicenza: non si può escludere che si tratti di materiale bellico scaricato per necessità di artificieri esaminano le bombe ripescate al largo di Chioggia in acque internazionali Li BOMBE A GRAPPOLO Che cosa sono: ogni ordigno ne contiene decine di altri (fino a 150), in grado di esplodere in una vasta area Che impiego hanno: risultano molto efficaci nel colpire i bersagli mobili, come le colonne coronate Che pericoli presentono: possono causare facilmente molte vittime tra i civili

Persone citate: Forte San Felice, Francesco Boriato, Guarnieri, Mario Lollo, Nicola Falconi, Profeta