Cohn-Bendit
Cohn-Bendit Cohn-Bendit «Ha vinto la Realpolitik» BIELEFELD Daniel CohnBendit, ex leader del '68 e eurodeputato Verde: ha vinto Fischer o il compromesso? «Nella risoluzione finale c'è un compromesso: fra coloro che ritengono necessario concedere a Milosevic una breve pausa per vedere se ritira le truppe; e chi sostiene che bisogna continuare finché cede. Ma per la prima volta i Verdi accettano l'articolo 7 della Carta dell'Onu, accettano un intervento con il consenso del Consiglio di Sicurezza. La risoluzione appoggia il governo. E ha cercato di superare una difficolta, soprattutto: la contraddizione che nasce dicendo "siamo contro la guerra ma restiamo al governo"». Fischer non ha minacciato direttamente le dimissioni. Cosa avrebbe fatto se il partito gli avesse ritirato la fiducia? «Avrebbe potuto fare due cose: uscire dal governo, o continuare a fare il ministro degli Esteri ma lasciare i Verdi». Con quali conseguenze per il partito? Non sarebbe la fine, per i Verdi, perdere Fischer? «I Verdi sono comunque in una situazione difficile: sono vittime dell'opinione pubblica tedesca. Sto facendo campagna elettorale in Francia. Quando torno in Germania e leggo i giornali penso a quello che ho appena letto in Francia sulla guerra e mi chiedo: ma parlano della stessa cosa? Il fatto è che ci sono due guerre: la guerra di Milosevic nel Kosovo, e quella della Nato contro Milosevic e, inevitabilmente, contro la popolazione serba. L'opinione pubblica tedesca è impressionata dalla seconda guerra e non discute della prima guerra. Lo trovo illogico». Quale sarebbe una soluzione logica, per lei? «Si fermano temporaneamente i bombardamenti, si negozia e poi o si garantisce un ritorno dei rifugiati protetti da una forza con Nato e russi; oppure ci si mobilita e si conquista il Kosovo con truppe di terra. La difficoltà, in questo momento, è che nessuno riesce a definire le condizioni per arrivare a una soluzione politica. 0 mio Umore è che si finirà per arrivare a una soluzione politica che in pane almeno sacrificherà i profughi». Come giudica la posizione di Fischer? «Una posizione morale che gli impone un ceno tipo di Realpolitik. Per questo pur accettando l'intervento militare ha sviluppato la sua iniziativa di pace: la morale ci obbliga a guardare la realtà». La guerra nei Balcani è una guerra morale? «E una guerra condotta nel nome del senso del'Europa. Se non si fermasse la purificazione etnica, non ci sarebbe il Consiglio d'Europa». ie.n.]
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