Clinton all'Europa di Andrea Di Robilant

Clinton all'Europa Clinton all'Europa «Un piano Marshallper i Balcani» Andrea di Robilant comspondente da WASHINGTON «Questi ritiri parziali non fanno che aumentare le prospettive di una guerra civile. Le forze serbe se ne devono andare. I kosovari devono poter tornare a casa e vivere al sicuro». Dopo lo sbandamento causato dalla bomba sull'ambasciata cinese e lo sfilacciamento dell'iniziativa di pace condotta dai russi, il presidente Clinton, (che ieri ha parlato a lungo al telefono con D'Alema per fare il punto sulle iniziative diplomatiche in corso), cerca di riprendere il timone della campagna contro Slobodan Milosevic con nuova determinazione. In un discorso ad un gruppo di reduci americani alla National Defense University, ha respinto la richiesta di Mosca e Pechino di una pausa nei bombardamenti come condizione per mandare avanti il processo di pace: «Continueremo a demolire la macchina da guerra della Serbia fino a quando non avrà accettato le condizioni della Nato». E fonti del Pentagono fanno sapere che gli elicotteri Apaches, dopo settimane di addestramento in Albania, sono pronti ad entrare in azione (si aspetta l'ok del Presidente). Ancora una volta Clinton non ha escluso che ad un certo punto la Nato debba trattare con Milosevic per arrivare ad un accordo. Ma ieri ha dato l'impressione di voler scavare un fosso som ore più grande tra lui e il leader serbo, accusandolo di aver provocato la morte di 250 mila persone in Bosnia e Croazia e di aver ripulito il Kosovo facendo migliaia di vittime: «La pulizia etnica di Milosevic e lo sterminio ètnico dell'Olocausto non sono la stessa cosa ma sono fenomeni simili: un'oppressione sistematica e premeditata, aumentata dall'odio etnico e religioso». Non esiste, come alcuni vorrebbero credere, un «morbo» balcanico che condanna quella regione ad essere una fonte costante di conflitto e di odio. «Confesso che io stesso l'ho creduto in passato», ha aggiunto il Presidente. «Ma ho trascorso buona parte degli ultimi sei anni a leggere libri di storia su quella regione. E la verità è che quell'odio etnico si manifesta solo quando viene fomentato da individui assetati di potere». Per evitare l'ascesa di altri Milosevic è però indispensabile varare un generoso Piano Marshall capace di ricostruire tutta la regione dei Balcani. «Fino a quando rimarranno poveri, i Paesi di quella regione non riusciranno ad offrire ai serbi un modello alternativo a quello proposto da Milosevic, baiià ti Db sato sull'oppressione e l'esclusività etnica. Dobbiamo accelerare i nostri sforzi, investire in quella regione, offrir loro un futuro». La condizione posta da Mosca e Pechino per un sostegno all'azione diplomatica - una pausa nei bombardamenti Nato - ha portato il piano di pace ad uno stallo. Ma ieri Clinton ha esortato ancora una volta la Russia a proseguire la sua missione. «E nonostante i nostri problemi attuali rimango convinto della necessità di costruire una partnership strategica con la Cina». Ieri, dopo sei mesi di vane ricerche, l'amministrazione ha finalmente fatto sapere di aver nominato il prossimo ambasciatore Usa a Pechino. Si tratta dell'ammiraglio Joseph Prueher, già comandante delle forze americane nel Pacifico. Clinton pensa già alla ricostruzione della Jugoslavia È così che siamo arrivati a Freclandcr, facendo esattamente ciò die abbiamo sempre l'atto, e ciò clie fanno le idee, quando sono buone: IL MITI INDISTRUTTIBILE. GIOVEDÌ tuttolibri I supplementi de LA STAMPA Una settimana ricca di tutto.