La tv serba mostra il ritiro: 250 uomini di Giuseppe Zaccaria

La tv serba mostra il ritiro: 250 uomini k Venticinque associazioni scrivono al leader: non possiamo vincere, rassegniamoci al compromesso La tv serba mostra il ritiro: 250 uomini EMilosevic rifiuta di ricevere l'inviata dell'Onu Giuseppe Zaccaria inviato a BELGRADO Il ritiro serbo continua. Col contagocce, secondo la Nato; così com'è possibile sotto i bombardamenti, ribattono i comandi di Belgrado. Qualcosa però continua a muoversi, sia pure in un senso che l'intensificarsi dei bombardamenti impedisce di cogliere. La «Franco Presse» ha incrociato ieri un gruppo di 250 soldati che abbandonava il Kosovo dal valico di Merdare. La tv serba mostra un altro, più nutrito contingente che marcia verso Nord esibendo, per esigenze televisive, il saluto delle tre dita, che qui sostituisce quello di vittoria. Ivica Dacie, portavoce di Milosevic, giura che il ritiro è vero, il comandante della piazza di Pristina aggiunge che i soldati se ne vanno «in grosse quantità». Il segnale più importante però è l'appello lanciato a da 25 associazioni culturali, sindacali e umanitarie di varie città serbe. «Siamo in guerra contro un nemico molto più forte, e non siamo in grado di dettare condizioni senza fare concessioni o compromessi - recita il testo -. Non si può consentire che un intero popolo e una società periscano in nome di un preteso interesse nazionale. Le autorità devono prendere in seria considerazione le ultime iniziative dei ministri dogli esteri dei paesi del G7 e della Russia. Posizioni estreme e una radi cabzzazione del conflitto condurranno solo a maggiori sofferenze. E' giunto il tempo in cui, con realismo politico e saggezza, si trovino soluzioni che rendano possibile un futuro europeo per la società jugoslava e il suo popolo». E' chiaro che la popolazione inizia ad essere stanca della guerra. Del resto Mary Robinson, Commissario per i diritti civili dell'Onu, si è detta «molto preoccupata» per gli effetti dei bombardamenti che ha verificato di persona in Jugoslavia. Milosevic si è rifiutato di riceverla: nonostante questo, «le dure sofferenze della popolazione civile» sembrano averla impressionata. La Robinson ha ricordato che anche le attività della Nato sono sotto la giurisdizione del Tribunale penale intemazionale dell'Aja. L'inviata dell'Onu ha incontrato Zivadin Jovanovic, il ministro degli Esteri. Lui ha negato che il governo jugoslavo persegua la politica della pulizia etnica: «Gli ho detto • ribatte l'inviata dell'Onu - che se non si tratta di una politica deliberata, allora la politica non è in grado di controllare ciò che accade. Bisogna impedire che uomini in divisa continuino a spingere gli albanesi fuori dalle loro case». I dati forniti dalle autorità serbe parlano di 1200 civili uccisi dalle incursioni, di oltre 5000 feriti e di una stima che valuta i fuggitivi albanesi in quasi un milione di persone. Negli stessi momenti, il portavoce del presidente, Ivica Dacie, sta parlando in un altro incontro coi giornalisti di «non più di trecentomila». Cifre in libertà, come quelle che stanno circondando il ritiro, vero o presunto, delle truppe dal Kosovo. Su quest'ultimo punto c'è un esperto che invita il mondo a non farsi troppe illusioni. Si chiama Miroslav Lozansky, ha 49 anni e vanta una profonda conoscenza dei meccanismi militari del suo Paese. Nelle ultime settimane è andato diverse volte in Kosovo con l'Armata jugoslava, e le sue previsioni non sono rosee.. «Da quella regione potranno ritirarsi al massimo 4-5000 uomini dell'esercito e non più di700C poliziotti, ostia' i rinforzi inviati da febbraio in poi. Richiamare altre unità significherebbe sguarnire i confini, che restano presidiati anche se l'Uck è stato annientato». Ne è sicuro? «Completamente. Come esercito, l'Uck non esiste più: sopravvivono piccole unità che da qualche villaggio o dai boschi tentano sortite, ma niente di più». Anche perché la regione è spopolata, distrutta... «Non dappertutto. Nell'area della Drenica alcuni piccoli centri non ci sono più, ma questo perché erano stati trasformati in altrettanti fortini dell'Uck. Nel resto della regione le distruzioni sono minori, diciamo intomo al 50%. Il panorama comunque non incoraggia il ritomo dei profughi, se è questo che vuol sapere». Ha qualche previsione in proposito? «L'ufficio Onu per i rifugiati calcola che entro due anni dalla fine di una guerra solo»! dieci, forse venti per cento dei fuggitivi ritorna. Sarà così anche in Kosovo». Ma intanto anche l'esercito jugoslavo sarà stato distrutte: oggi il portavoce Nato parla di altri quattro aerei abbattuti. «Quel Jamie Shea è simpatico ma non distingue fra un carro armato e una sagoma, fra un Mig efficiente ed uno senza motore abbandonato su una pista... Io valuto le perdite dell'Armata in una percentuale molto bassa, non capisco perché continuino a bombardare l'aeroporto di Pristina quando sanno benissimo che gli aerei e le piste sotterranee sono a cento metri di profondità, e nessuna bomba li raggiungerà mai. Sa come finirà? La Nato cercherà una scusa qualsiasi per dire di aver vinto e Milosevic un'altra per patteggiare». Ièri sera gli attacchi della Nato si sono concentrati contro le centrali elettriche lasciando senza luce diversi quartieri di Belgrado e gran parte delle altre due maggiori città della Jugoslavia, Novi Sad e Nis. La Commissaria per i diritti civili delle Nazioni Unite: anche le attività della Nato rientrano nella giurisdizione del Tribunale penale dell'Aia Un gruppo di soldati jugoslavi lascia il Kosovo: l'immagine è stata ampiamente pubblicizzata ieri dalla tv di Belgrado k

Persone citate: Ivica Dacie, Jamie Shea, Jovanovic, Mary Robinson, Milosevic, Miroslav Lozansky, Robinson