Festa di famiglia a Montecitorio di Maria Laura Rodotà

Festa di famiglia a Montecitorio LA MATTINATA DEI GRANDI ELETTORI MOLTE CHIACCHIERE E POCHI BRIVIDI Festa di famiglia a Montecitorio Qualche screzio, ma alla fine tutto si sistema l'aula Maria Laura Rodotà ROMA «La Camera è convocata a domicilio per l'elezione del Presidente della Repubblica». Cosi recita l'annuncio ufficiale, e in effetti più a domicilio di così si muore. Grazie all'accordo, l'elezione di Carlo Azeglio Ciampi con 707 voti su 990 ha l'aria di una riunione familiare allargata, stracca ma cordiale; in cui si appianano contrasti e ci si stupisce di riuscire ad andar d'accordo. C'è sempre il cugino rimasto male per qualcosa, il cognato franco tiratore che quasi rovina la fèsta; ma alla fine si sistema tutto. E tutti vanno a casa dicendo che non è andata male; e che fino al prossimo' Natale non ci si pensa più. Tanto, ci si conosce da anni. Ed è rilassante chiacchierare nell'aula di Montecitorio con non-awersari politici per un giorno. Spettegolare a crocchi sui cugini popolari depressi; e su Franco Marini che si è fatto vedere un attimo, è stato applaudito ironicamente dalla Lega, è andato a votare maltrattando la pipa, e poi se ne è andato. Speculare su chi sta facendo i tradizionali scherzi d'occasione, preferenze per Moratti e Craxi, e rischia di rovinare il brindisi al capofamiglia. Ma sono brividi a breve termine. Poco dopo l'una, Ciampi raggiunge il quorum; all'una e mezza l'aula è sgombra, e si va via. Andava avanti dalle nove: con una tensione emotiva degna delle nozze d'oro di una prozia, ma anche un certo compiacimento. Dei diessini, i maggiori fomentatori di capannelli: grazie alla mediazione riuscita di D'Alema si sentono una dinamica e autore- vole forza di governo, per cui chiacchierano con tutti. Dei parlamentari di An, che circolano meno ma dopo la decisione di votare Ciampi hanno messo su un'aria sdoganata. Degli italo- forzuti di buon umore. Degli Udr, polemici solo quando vota il senatore Fin-are 1 lo, di cui è stato chiesto l'arresto, e loro applaudono. Massimo D'Alema viene ma sta poco. Forse perché resta bloccato per un quarto d'ora in un gruppetto capeggiato da Marida Bolognesi che gli parla nonstop, e poi va a sedersi vicino a Walter Veltroni che non è alle- grissimo e gli parla troppo poco. Quando lo chiamano devono mandare un commesso perché lui non ha sentito. Anche Antonio Di Pietro rischia di non votare. Quando lo acciuffano alla se¬ conda chiama, alza la mano tipo studente in classe, poi schiocca le dita verso Violante e Mancino come a dire "ho capito, arrivo". Mentre Rosa Russo Jervolino arriva con congruo anticipo per far vedere che non se l'è presa, socializza molto, accoglie con garbo (nielli che la abbracciano modello condoglianze; e quando va a votare, onore delle armi, viene applaudita. Prima dalle donne della sinistra, poi da Alessandra Mussolini, poi dal centro-centrosinistra che aveva pensato per un po' di farla presidente. Poi viene coccolata da un po' di diessine, Claudia Mancina, Giovanna Grigliatimi, Laura Pennacchi. Poi comincia la conta dei voti. Con scarsa solennità (c'è un gran viavai, più che l'emiciclo sembra la stazione di «Central do Bra- sii») e scarsi incidenti. Un po' di urla italoforzute scomposte ma benevole tra Alfredo Biondi e Domenico Contestabile; qualche versacelo a destra al primo voto per Scalfaro (al secondo, parte un coro gregoriano); felicitazioni di An a Carmelo Porcu quando prende un voto; solo due richiami di Luciano Violante (unico sgridato per nome l'Udr Meluzzi, in effetti scomposto). Che forse legge il voto a Maradona, straniero sotto i cinquanta e quindi nullo, per tenere allegra la platea. Che rumoreggia e si preoccupa, ma solo per qualche minuto, quando si capisce che i voti non-ciampisti sono un bel po'. Ma passa subito; e l'applauso scatta tre voti prima del quorum. Il primo a chiamare Ciampi dal cellulare è Romano Prodi, seduto in alto e tacchinato dai neoprodi su' Rino Piscitello, Federico Orlando ed Elisa Pozza Tasca in rosso catarifrangente. Quando Violante proclama l'elezione, tutta l'aula applaude, come non capita spesso. Tranne i leghisti, che applaudiranno il loro candidato Gasperini (72 voti) e qualche rifondarolo tra cui Nichi Vendola. Bertinotti, più mondano, invece applaude. U Pro aveva scelto Pietro Ingrao (21 voti), ma lui è stato di buon umore tutta la mattina, rallegrato tra l'altro da una lunga visita del senatore Mario D'Urso. Più timido Veltroni, che si ò coperto la faccia con le mani quando ha preso un voto. Tranquilla Jervolino, che ne ha avuti 16, uno in più di Emma Bonino. Un'altra donna, però ignota, ha preso un voto: Maria Calise D'Ischia. Ininfluente. Ha vinto Ciampi, e subito dopo tutti i grandi elettori che volevano e potevano sono andati a farsi intervistare in cortile; nei tendoni tv da villaggio Vip degli Internazionali di Tennis. Che stanno durando molto, ma molto di più. D'Alema si distrae e rischia di non votare Di Pietro viene acciuffato alla seconda chiamata Per la sconfìtta Jervolino l'onore delle armi: un applauso, poi le coccole di altre parlamentari Lo spoglio si svolge senza solennità e l'ovazione scatta tre voti prima di arrivare al quorum

Luoghi citati: Bra, Roma