«Quando vedo Bilancia in tv urlo»

«Quando vedo Bilancia in tv urlo» «Al processo non andremo: Maria Angela non c'è più e noi da un anno e 25 giorni viviamo nel lutto» «Quando vedo Bilancia in tv urlo» La madre di una vittima: il mostro ci ha spezzato la vita Brunella Glovara Inviato a VENTIMIGLIA «Cercava solo le belle ragazze, quel mostro». Accarezza una rosa bianca orlata di rosso, «tutti i fiori che vede li ho piantati per Maria Angela. Le mie giornate le passo in questo giardino a pensare alla mia figlia sfortunata. Anche domani sarò qui. A Genova, 10 non ci vado». Si chiama Rosina, è una dorma che da un anno e 25 giorni veste 11 lutto, o forse non lo smetterà mai. E' la madri; di Maria Angola Rubino, una ragazza «piena di voglia di vivoro e di progetti, che non meritava una fine così». Un anno e 25 giorni fa quella ragazza con i capelli lunghi e ricci incontrò l'uomo che la uccise con un colpo di pistola alla tempia. Donato Bilancia, si chiamava, ma lei non lo sapeva, non lo aveva mai incontrato prima. Secondo la ricostruzione dogli investigatori, non foco nemmeno in tempo a vederlo in faccia. Lei era nella toilette del treno «2888» GenovaVentimiglia. Mai avrebbe pensato che qualcuno potesse ontrare lì dentro. Ci ontro Bilancia. Aveva una chiave falsa. Sparò, il frastuono del treno coprì il colpo. Si masturbò sul cadavere, si pulì le mani sul giaccone della ragazza. «Un pazzo da legare», dice piano la mamma di Maria Angela. Risponderà anche di questo, Bilancia, da oggi in corte d'assise: vilipendio di cadavorc, capo d'imputazione numero 24. La sera del 18 aprile 1998 Bilancia cercava semplicemente un'altra vittima, a caso. Sei giorni prima su un altro treno aveva ucciso un'altra ragazza: Elisabetta Zoppetti, infermiera, scelta a caso. A cose finite spiegò che «voleva depistare». Ma nonostante Bilancia avesse già ucciso quindici persone, fu solo con l'onicidio Rubino che si cominciò davvero a pensare ad un serial killer. Prima, c'ora un cionco di prostitute ucciso in Liguria, forse da un maniaco sessuale. C'orano duo doppi omicidi nel contro storico di Genova. E due cambiavalute di Vcntimiglia uccisi a quattro mesi di distanza l'uno dall'altro. Insomma, in Liguria c'erano tanti delitti irrisolti, ma nessuno pensava all'omicida seriale. Quando trovarono il cadavere di Maria Angela, tutto cambiò di colpo. Lei era una ragazza pulilu. Non faceva un mestiere a rischio, era una baby sittcr che tutte le mattino passava la frontiera con la Francia por andare a lavorare. La sera in cui morì tornava da un ospedale dove aveva assistito un parente in fin di vita. E allora, chi era il killer che andava a caccia di ragazze normali come Elisabetta e Maria Angela? Nel giro di un giorno le stazioni si riempirono di poliziotti. Le Ferrovie sigillarono le toilette. Guido Zavanone, allora procuratore generale di Genova, fece un appello in televisione: «Donne, non viaggiate sole sui treni». La psicosi, la paura. Donne poliziotto che facevano da esca sulle tratte a rischio. Vagoni semideserti, individui sospetti fermati e perquisiti. E l'assassino non si trovava. «Se ripenso a quei giorni o a come è morta mia figlia, mi viene da gridari!. In Italia non c'ò sicurezza, i treni sono scassati, nessuno li controlla». Rosina Rubino passeggia tra le rosi; di Mario Angela, mostra il gradino su cui la ragazza si sedeva a prendere il sole. «Le sarebbe piaciuto fa¬ re l'architetto, le piaceva disegnare. Era buona, era il centro della nostra famiglia. A Pasqua aveva fatto le tagliatelle, una settimana dopo era morta. Da allora, non abbiamo più festeggiato Pasqua e Natalo. Ci manca, mi manca moltissimo». La famiglia Rubino si è costituita parte civile. Tutti. Madre, padre, i fratelli Alessandro e Salvatore, le sorelle Cristina e Donatella. Il papà Benedetto fa il meccanico. E' un uomo stanco, malato. «Neanch'io andrò a Genova al processo. E a fare cosa, poi? Non voglio vederlo, Bilancia». E' siciliano di Capo d'Orlando. «Di un paese vicino, Acquedolci. Sono posti terribili anche quelli. La mafia, le tangenti. Vicino al mio paese bruciarono una caserma dei carabinieri appena fatta. I mafiosi». La moglie racconta che ogni volta che vede l'assassino in televisione, le viene da urlare. «Non riesco ad abituarmi all'idea. Mi viene la rabbia dentro, una rabbia che mi soffoca». Ogni tanto Rosina taglia un fascio delle rose di Maria Angela e gliele porta al cimitoro. «Ma mi fa effetto vedere la tomba. Una delle ultime volte mi ha salutato una signora: era la mamma del cambiavalute Gomi, quello ucci- so a Latte. Li hanno sepolti nella stessa fila. Che tristezza, sapesse, trovarci lì. Cerco di andarci il meno possibile. Ci vanno già i miei figli tutti i giorni. Io preferisco pensarla qui in giardino». In questo giardino alla periferia di Ventimiglia c'è anche un ragazzo di 17 anni che traffica intorno alla Harley Davidson di un cliente. Si chiama Samuele, ò il figlio di Maria Angela. Non si era mai sposata, ma quel figlio era tutto. Il ragazzo chiama papà il nonno, ma va bene così. Ha una passione per i motori, ha uno sguardo aperto e tranquillo. Ogni tanto dice ai suoi «ma perché è successo? Avevo una mamma giovane e bella, me l'hanno portata via». Seduti sotto il portico, tra rose e macchine da aggiustare, con un vento freddo che scende dalla valle del Roja, scivola tra i campi di carciofi, le siepi di mimosa, le agavi, muove le tende della casa dei Rubino. «Da quando mia figlia è morta non faccio che pensare a questo: ma proprio qui doveva sbattersi Bilancia? Ha rovinato la nostra famiglia, ci ha crepato il cuore. Perché è salito su quel treno, perché ha scelto mia l'iglia?'.i. La signora Rosina si alza, entra in casa, «venga, le faccio vedere una cosa». Una cameretta a due letti, in mezzo un comodino con un orsacchiotto di peluche e una foto di Maria Angela. «Dormiva qui. E' tutto come un anno fa. Questo armadio è pieno di vestiti. Non ho il coraggio di toccare niente». «Al cimitero vado il meno possibile Preferisco ricordarla qui nel giardino Non ho il coraggio neanche di toccare il suo armadio ancora pieno di vestiti» A sinistra II corpo di Maria Angela Rubino. Sopra la ragazza e Donato Bilancia