«Ha spogliato il Nord, non lo votiamo» di Giovanni Cerruti

«Ha spogliato il Nord, non lo votiamo» «Ha spogliato il Nord, non lo votiamo» Bossi: il premier non mi convince, vediamo se ce la fa Giovanni Cerruti inviato a ROMA «Nella vita l'importante è non farsi impallinare...». Umberto Bossi ha appena incontrato D'Alema e detto no alia candidatura di Ciampi. Chi rischia i pallini, che poi sarebbero i franchi tiratori? «Potremmo essere noi - risponde - diamo il nostro via libera a Ciampi (e caro ci costerebbe) e poi non passa». Oppure l'impallinato potrebbe risultare proprio Ciampi: «Il Polo dice sì - sostiene Roberto Ma reni -, ma al primo scrutinio si potrebbe scoprire che mancano i voti». Alle otto di sera, quando tutta Montecitorio ha già scommesso su Ciampi for President, finisce la riunione degli 81 parlamentari leghisti. «Verso il Colle vola Luciano Gasperini, il capo dei nostri senatori», annuncia Bossi. E Ciampi? «Al primo turno noi non lo votiamo di certo e vediamo se ce la fa». Sarà che in questo caso la Lega resterebbe fuori dai giochi, sarà che Bossi sente odor di franchi tiratori o più semplicemente non ha altre speranze. Dunque aspettare questa mattina e mettersi a contare. «D'Alema non mi ha convinto - ragiona Bossi -, Mi ha detto di appoggiare Ciampi e che i nostri voti sarebbero stati detenninanti. Lui cerca di vendere al meglio il suo prodotto, ma io preferisco prendere il tutto con beneficio di inventrario». Lo scetticismo di Bossi rimane anche quando viene a sapere dell'annunciato appoggio di Berlusconi, Fini e Casini. «D'Alema è convinto di farcela, ma secondo me non ce la farà. I voti non ci sono...». In questo caso i due si sono dati un secondo appuntamento. «Per me la partita è cominciata adesso e vedremo come andrà avanti. Magari passa Ciampi al primo colpo e magari no...». E si capisce che la speranza di Bossi è proprio questa. Che la notte, o i pallini dei franchi tiratori, riaprano i giochi per il Colle. «Il nostro sospetto - dice Maroni - è che nemmeno D'Ale¬ ma si senta poi così sicuro». L'incontro è durato 45 minuti. Un caffè e una battuta di D'Alema a Bossi: «Dovrei provare rancore per te, mi hai fatto fallire la bicamerale». E Bossi: «Io? Io non c'ero, è stato Maroni». Mentre parlano arriva una telefonata e Bossi si apparta. «Era Berlusconi», dirà mentendo a metà, era il portavoce. D'Alema, ricostruisce Bossi, ha insistito sul buon nome di Ciampi, sul voto determinante della Lega, sui futuri rapporti con il Colle e Palazzo Chigi. Niente. Conclusione: «Il primo dovere morale di un leghista è votare un leghista. Se il tuo candidato Ciampi non passa ti diremo: 'Hai visto'?». Per Bossi un appoggio a Ciampi sarebbe costato parecchio. Ancora in mattinata ricordava che «Ciampi ha governato a colpi di decreti legge, è l'uomo che ha spogliato i portafogli del Nord. Come possiamo votarlo, così, senza garanzie?». Nei costi ci sarebbero anche le definizioni che Bossi ha inventato per Ciampi. Pur sapendo che la moglie lo aveva in simpatia, descriveva Ciampi e Scalfaro come «i due vecchietti che vanno sulla spiaggia di Santa Marinella con il secchiello e la paletta». E nella sua memoria Ciampi resta l'amico o la copia di Scalfaro, «il presidente che non ha mai riformato niente». A D'Alema, nei 45 minuti, Bossi e Maroni hanno spiegato perché Ciampi non può avere l'appoggio leghista. «Noi vogliamo un uomo di alto profilo politico che sia sensibile alle riforme. Ciampi non è stato eletto da nessuno e la sua storia dice che è più attento alle leggi dei mercati che alle dinamiche della politica. E dunque il suo interesse sarà garantire la stabilità, l'immobilismo». Morale: se Ciampi non passa la Lega potrebbe rientrare nei giochi, se passa buona fortuna e la Lega non perde niente. Ma deve passare questa nottata. Nella vita, e nella corsa al Colle, «l'importante è non farsi impallinare».

Luoghi citati: Bossi, Roma, Santa Marinella