Il grande accordo dei nemici-amici di Filippo Ceccarelli

Il grande accordo dei nemici-amici I due leader hanno trovato faccia a faccia la chiave di volta per far eleggere Ciampi Il grande accordo dei nemici-amici Sul Colle si ricompone l'asse D Alema-Berlusconi Filippo Ceccarelli ROMA Lasciateli lavorare. Cosi à stato, evidentemente, nel senso che li hanno lasciati lavorare: e adesso si aggiunge un nuovo capitolo a una storia fin troppo densa di suggestioni. Una vicenda, quella che lega i)'Alcuni e Berlusconi, fatta di realpolitik, crostate, affittopoli, puffi, Bicamerale, comunismo, garantismo, Porta a porta, baffettini, numeri telefonici del professor Sartori, senza contare «i tacchi alti alla LiLtle Tony», indicati dall'attuale presidente del Consiglio a un uditorio vetero-comunista del Napoletano come elemento distintivo dèi nemico, allora, poi amico, poi di nuovo nemico e ora di nuovo amico imprenditore della tv, pluriinquisito e capo dell'opposizione... Il rapporto tra D'Alema e Berlusconi, chiave di volta dell'intesti per portare Ciampi al Quirinale, è in realtà, o è ormai, si può dire, il romanzo colorito di una legislatura e mezzo. Una cronistoria così altalenante da risultare, per certi vorsi, perfino arida nella sua prevedibile imprevedibilità. Per cui, nel giorno dell'accordo e dell'elezione al primo colpo, basterà ricordare gli esordi di questa stramba relazione, nei primi mesi del 1994, per concludere che davvero in politica «mai-dire-mai» e «mai dire sempre». «Ho finalmente deciso di scendere in campo - questo è Berlusconi - il giorno in cui, guardando in tv i baffi del signor D'Alema ho capito che rischio stava correndo l'Italia». Quei «baffi sottili», secondo ulteriori ricostruzioni berlusconiane, pur dominando «un ghigno Vendicativo», ritremavano per una specie di sconcia allegria». D'Alema intascò la vivida descrizione. Si. mise a studiare il nemico - dai trascorsi piduisti alla prefazione del Principe - e alla prima occasione gli rese la pariglia: «Il nostro sogno - scandì - ò quello di vedere Berlusconi ridotto in miseria, a mendicare ih esilio». L'immagine, anche qui, era piuttosto vigorosa. D'Alema ne sembrò incoraggiato. Disse che Craxi era il «puparo» di Berlusconi; lo paragonò a Ceausoscu e a Kim II Sung. Disse uncora: «ò un buffone, un grandissimo bugiardo, un avventuriero, il sor Tentenna della politica, un pericolo per l'Europa». Lescalation degli improperi, per la verità, procedeva di pari passo con i successi di Berlusconi, che snobbava il numero due del Pds. Lo snob)).iva talmente tanto che quando D'Alema divenne il numero uno, non sapeva più cosa dire e, soprattutto, cosa Iure con Berlusconi. I due, oltretutto, nemmeno si conoscevano di persona. Né pensarono fosse venuto il momento dopo la campagna di af- fittopoli, nell'estate del 1995, quando il Giornale scorticò il segretario del Pds. Anzi, costretto a mollare l'appartamento, D'Alema minacciò che da quel momento avrebbe usato «la clava». Quel che accadde, invece, di lì a qualche tempo, dimostra in modo perfino provocatorio la volubilità della politica e dei suoi protagonisti. Fu probabilmente qualche sciocco pretesto (una lettera in cui D'Alema negava di essersi rallegrato dei mancati sorrisi di Berlusconi), o qualche illustre sensale (chi dice Agnes, chi dice Lotta) a metterli allo stesso tavolo da pranzo. O forse inconsapevole galeotto fu il professor Sartori, di cui Berlusca chiese per telefono il numero a Lucia Annunziata, che per tutta risposta gli passò D Alema. Fatto sta che si trovarono sim- patici e vicendevolmente utili sul piano politico. A volte capita. Il contesto, nel frattempo, era cambiato. Era il 1996: stava per arrivare il tempo dell'Ulivo. Pacchetto televisivo, eccesso di potere dei giudici, sfavil¬ lio di Prodi: poteva bastare per tentare un accordo? Sì. Il patto si cementò nella Bicamerale, ma fu visibile in tv («La Fininvest è una grande risorsa per il Paese», con successive smancerie Fede-D'Alema) e alla presentazione dei libri di Bruno Vespa. Con felice paradosso Berlusconi disse: «Lui è il mio nemico più intimo». Disse Cossutta: «La farsa di Don Camillo e Peppone torna stavolta in forma di tragedia». A casa Letta, una notte, D'Alema (oramai chiamato per spregio «Dalemoni») e Berlusca sistemarono pure la legge elettorale. La giustizia la stavano sistemando. Prodi cominciava a preoccuparsi. La leggenda giornalistica tramandò di un barattolo di marmellatina confezionato da Veronica per la moglie e i bimbi dalemiani. Ma un brutto giorno Berlusconi buttò all'aria il tavolino istituzionale. Fu uno schianto, seguirono la delusione, le recriminazioni. Pareva un ritorno alle origini. In parte lo fu anche. Ma poi? Poi eccoteli qua. E si rischia di restare stupefatti e perfino ammirati di fronte a questa ultima svolta. C'era una volta l'uinciucio». Bene, prima di usare mreAnciucio*, visti i risultati e la solennità del momento, converrà dopo tutto inventarsi un'altra parola. Uno strano rapporto fatto di attacchi e intese, di crostate, Puffi, Bicamerale e di tanta Realpolitik Prima il «patto» di casa Letta, poi rottura sul capitolo riforme. E adesso una nuova svolta Ciampi svetta più che mai nell'ultimo totopresidente, previsto vincente da tutti I Ds e da uno schieramento trasversale sempre più vasto, sia alla Camera sia al Senato. Stazionario Nicola Mancino (perde un punto rispetto al sondaggio di ieri), pur Indicato da molti, soprattutto al Senato nome soluzione istituzionale. Scende Giuliano Amato e crolla Rosa Russo Jervolino, abbandonata già da giorni dal popolari quali, insieme alla Lega, fanno oggi lievitare un po' il nome del lombardo Mino Martinazzoli. 1QMm3 M amato ma«t.haxxol. | & [«■] MANCINO, II presidente dei Consiglio Massimo D'Alema riceve alla Camera il leader del Polo Silvio Berlusconi per il primo vertice di ieri sul Quirinale A CURA DI Moria Orazio Bruzzona • Maria Corbi INVIRVIITATI SENATORI: GIUSEPPE AYALA. GIUSEPPE BASINI. MARINO BERG0N2I, MICHELE B0NA1ESTA. GUIDO CALVI, FAUS10 C0\ 00MENIC0 C0N1ES1A8HE, FRANCESCO D'ONOFRIO. TANA DE ZULUITA, EUGENIO OONISE. BRUNO ERHOI, ANTONELLO FALOMI, LUIGI HiiUII III LUCIANO GASPERINI. GIULIO MACERA1INI, CARLA MA/ZUCA. GIUSEPPE MULAS, ROBERTO NAPOLI, GRAZIELLA PAGANO, ENRICO PIANEIIA, ORNELLA PILONI, MICHELE PINTO. SAVERIO PORCARI, ALDO PREDA, CARLA ROCCHI. CARLO ROGNONI, SERGIO ROSSI. GIOVANNI RUSSO, GIOVANNI RUSSO-SPENA. NICOLO' SELLA DI MONTELUCE. ANTONIO TOMASSINI, GIANCARLO TAPPARO. COSIMO VENTUCCI. DONATO VERALOI. SAVERIO VT.RTONE DEPUTATI: GIUSEPPE ALBERTINI, ENZO ANGELONI. ANTONIO ATTILI, I BALOCCHI. PAOLO BECCHETTI. WALTER BIELLI. I BORGHEZIO, DONATO BRUNO. GIUSEPPE CALDERISI. ' MARIA CARAZZI, PIETRO CAROTTI. ROMANO CARRATELLI. PAOLO CENTO. ALDO CENNAMO, MAURO CUTRUFO, FAMIANO CRUCIANEUI. EMILIO DEL BONO, LUISA DI BIASIO CAUMANO, ALBERTO 01 LUCA, AUGUSTO FANTOZZI, P1ERALF0NS0 FRATTA PASINI. GIORGIO GAROIOL. MARIO GATTO, LUIGI GIACCO, FRANCESCO GIORDANO. SIMONE GNAQA, GIOVANNA GRIGNAFFINI, TULLIO GRIMALDI. ROBERTO GRUGNETTI, GIANCARLO LOMBARDI, GENNARO MALGIERI. VALENTINO MANZONI, DIEGO MASI, ANTONIO MALOCCHI. GIORGIO MERLO. GIUSEPPE MOLINARI. ALESSANDRA MUSSOLINI, ANGELA NAPOLI. FEDERICO ORLANDO, EUGENIO OZZA, GIORGIO PANA110NI. GIOVANNI PANETTA, ADRIANO PAROLI. ALFONSO PECORARO SCANIO. ETTORE PERET1I. GIUSEPPE PFIRILLA. LUIGI SARACENI, MARCO TABORELLI. MARCO TARADASH. DARIO RIVOLTA. ANTONIETTA RIZZA. CESARE RIZZI. ANGELO SANTORI. MICHELE SAPONARA. PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, MARETTA SCOCA, VITTORIO SGARBI, VINCENZO SINISCALCHI. GIACOMO STUCCHI. MARCO SUSINI. LANFRANCO TURCI. ADOLFO URSO, MAURO VANNONI. NIKI VENDOLA. ROBERTO VILLETTI

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