Piccola fabbrica dell'aria fresca

Piccola fabbrica dell'aria fresca STORIA DELLA TECNOLOGIA Piccola fabbrica dell'aria fresca Iprimi ventilatori funzionavano ad acqua o a pedali ATTORNO al 1850,trent'anni prima che l'elettricità entrasse nelle case degli americani, comparvero negli Stati Uniti gli antenati del ventilatore. Erano mossi da pedali, niòte idrauliche, congegni a molici o da sistemi a orologeria. Tra gli esemplari più curiosi è possibile trovare anche un modello ad ticciua, realizzato dall'americana Dayton nel 1898, e l'originale The Llke Breeze, prodotto negli Stati Uniti nel 1915, le cui pale erano azionate dal calore emanato da ima lampada ad alcol. Quei tentativi, seppure fallili, ci hanno regalato testimonianze preziose, ricche di un fascino che il tempo accresce sempre più. Poi, nel 1882, la svolta. Thomas Alva Edison realizza la prima rete di distribuzione dell'energia elettrico, determinando cosi l'avvento dei modelli a motore: il ventilatore sarà infatti il primo elettrodomestico a entrare nelle case dogli americani. Gli apparécchi costruiti a cavallo tra Ottocento e Novecento vantano continui miglioramenti funzionali, anche sé l'attenzione dei costruttori e rivolta al motore piuttosto che alla «carrozzeria». Forniti di variatore di velocità o doppie pale, con corpo centrale rotante sulla base, avevano per lo più forme grossolane e impacciate. Le case costruttrici, generalmente, imponevano ai ioro prodotti vistosi marchi, consapevoli dell'impatto pubblicitario e d'immagine che il ventilatore portava nelle case e negli uffici, suscitando (motivatamente) sensazioni di indispensabilità. Pino al 1886 le pale tagliano l'aria senza alcuna protezione, per poi essere rinchiuse nelle prime gabbie di sicurezza. Realizzate per lo più in tondino di metallo (ottone, ferro, nickel), seguivano l'estro del disegnatore: lunghe e. morbide, corte e fortemente ondulato, quasi sempre a raggiera. I modelli prodotti dal lOHfi al 1920 hanno per lo più una sagoma detta «a candeliere»: corpo motore e ventola poggiano su un piedistallo imponente, solitamente in ghisa o in bachelite, a dare un'immagine di solidità. Cosi sono infatti il ventilatore Emerson, del 1920, e gli apparecchi prodotti dalla General Electric. In Europa le centrali elettriche sorsero pochi anni dopo quelle statunitensi. E portarono - è proprio il caso di dirlo - una ventata d'aria fresca alle industrie (corno la Marcili in Italia e la Aeg in Germania) che iniziarono a sfornare propri modelli di ventilatori. Che, tuttavia, non si discostavano molto da quelli americani: forme simili (in genere «a candeliere»), massicci piedistalli, prestazioni in sostanza equivalenti. Si andò avanti così, tanto in Europa che in America, fino agli Anni Venti. Poi, i costruttori europei, eredi dell'Art Nouveau, tentarono di dare alle loro macchine «vesti» più ricercate, secondo i gusto estetico del tempo. Cominciarono, diremmo oggi, a occuparsi di design. Gli americani seguirono. A modo loro. Nacquero ventilatori «liberty», come il modello di Robbins e Myers del 1915, dalla linea molto affusolata. E, negli anni seguenti, apparecchi ideati per svolgere anche una seconda funzione: ventilatori-posacenere, in metallo cromatoj da appoggiare sul pavimento per rinfrescare le gambe, ventilatori-paralume o, addirittura, ventilatoriammazzamosche. Come è facile immaginare, queste innovazio- ni esasperate ebbero poco successo. Nel '39 scoppiò la guerra. Segnò, naturalmente, una battuta d'arresto. Per cinque anni le industrie si misero a produrre materiale bellico. Proprio durante il conflitto, nel '40, in Inghilterra fu realizzato un curioso modello, il Bandolero. Era in bachelite, con motore a due velocità e le pale in stoffa. Per motivi di sicurezza, giacché era privo di griglia di protezione. O forse col metallo delle pale e della griglia ci avevano fatto una canna di fucile. E siamo agli Anni 50. Dopo la guerra, la riconversione industriale in America - é in Europa anche la ricostruzione - determinano una forte accelerazione della capacità produttiva, un nuovo impulso alla ricerca, confortato e sorretto dall'impiego di nuove tecnologie. Le parti elettriche acquistano cosi un alto grado di affidabilità e sicurezza, mentre la plastica apre nuovi orizzonti al design: leggera, multiforme, colorata, suggerisce essa stessa ai progettisti soluzioni nuove per le piccole macchine della terza generazione. Si dilegua l'immagine di solida potenza dei ventilatori a cavallo dei due secoli, vengono archiviate le estrose interpretazioni del dopo «Belle epoque», e si afferma il moderno concetto di design. Nascono così apparecchi dalle forme stravaganti, come il ventilatore da tavolo Zerowatt disegnato da Ezio Pirali nel 1954, la cui elica era incapsulata in lame d'acciaio che richiamano alla mente gli anelli di Saturno. O lo Zodiaco della San Giorgio, con la griglia che riproduce i disegni di un pallone da calcio. Ci sono voluti più di cent'anni per diventare padroni del vento nelle nostre case. E la storia del ventilatore, praticamente perfetto, continua, Maurizio Scandurra a fresca ua o a pedali L'invenzione precede l'arrivo dell'elettricità e del motore elettrico Un apparecchio nato in America Gli europei vi aggiunsero il design liberty

Persone citate: Breeze, Ezio Pirali, Maurizio Scandurra, Myers, Robbins, Thomas Alva Edison