IN TASCA I SERMONI DI ECKHART

IN TASCA I SERMONI DI ECKHART Giuseppe Sinopoli; musica, medicina e archeologia IN TASCA I SERMONI DI ECKHART Dopo le lezioni mistiche, i versi di Georg Trakl e Tristan Corbière, poeti maledetti Dai miti diKerényi alla sapienza greca, dalla Mesopotamia alla Mitteleuropa LIBRI sono compagni di viaggio, che scandiscono i cicli della vita». Giuseppe Sinopoli, compositore, direttore d'orchestra e scrittore, una laurea in medicina, un'altra prossima in archeologia, ci rivela le colonne portanti della sua vita intellettuale Maestro, incominciamo dal mito? ii ii li di li i dll «Tra le mie letture fondamentali, Miti e misteri e Gli dei e gli eroi della Grecia di Kàroly Kerényi autore di maravigliose pagine sulla mitologia e la conoscenza, su Dioniso, sul labirinto. Ho amato Mircea Eliade percome lui indagato sciamassimo, yoga, magia e alchimia. Ho letto René Guénon sugli stati molteplici dell'essere e sui simboli della scienza sacra. Di estrema importanza per me è stato Jurgis Baltrusajtis, soprattutto l'analisi dei simboli dei sigilli del lanalisi dei simboli, dei sigilli, del rapporto tra il fantastico e l'arte del Medioevo e del Rinascimento». È non sono interessi atipici per un musicista? «Il musicista è una parte di me c sarebbe molto limitativo considerarla indipendente dagli altri miei studi. Gli sludi servono all'uomo. La musica è un aspetto del mio essere uomo». Un altro ciclo dei suoi studi è legato alla cultura ellenica. «Questo ciclo è segnato da Giorgio Colli e dai suoi tre bellissimi volumi su La sapienza greca, lì insieme da lui e da Mazzino Montinari quando hanno sottolineato in maniera assolutamente unica e indispensabile il rapporto che con la cultura p.reca ebbe Nietzsche. Un altro libro che mi ha molto segnato è slato quello di Domenico Musti sulla democrazia ateniese, specie i capitoli su! senso della democrazia pcriclea». Poi venne lo studio del rapporto tra umanesimo e marxismo? «lgBtutrtcc «Sì. E ripenso a un autore che ebbi la fortuna di ascoltare quando insegnava a Tubingen: il filosofo Ernst Bloch. Lo ricordo quasi cieco, guidato da una assistente, parlare come un vecchio saggio uscito fuori da testi antichi. Accompagnava le parole con le mani lunghissime, recitava a memoria. Il libro più significativo, per me, è L'ateismo nel cristianesimo, più tardi apparso da Feltrinelli». Che posto occupa la Mitteleuropa? «Quollo di una passione, di una malattia. Tralascio i classici, che tutti conoscono. Ma un libro per me molto importante, Das Augenspiel (Il gioco degli occhi) di Elias Canetti, mi fece risentire in maniera proustiana l'ambiente di Vienna che ebbi la buona ventura di vivere all'inizio dej'li Anni 70. Studiavo con Hans Swarowski, che mi raccontava dei suoi rapporti con Strauss al tempo in cui componeva Friedenstag (Giorno di pace), con imbarazzanti coinvolgimenti di Strauss, il librettista Joseph Gregor, Hitler e Stefan Zweig». Per l'archeologia, da dove cominciare? «Da due libri straordinari, un po' superati dal punto di vista scientifico, ma formidabili per avvicinarsi all'archeologia dell'antico Oriente: Die Kunst der Mesopotamien (L'arte della Mesopotamia) di Anton Moorgtat, studioso olandese di lingua tedesca, un classico dell'archeologia mesopotamica, scandalosamente mai uscito in Italia. Io l'ho tradotto: devo trovare un editore e dieci giorni per correggere le bozze. Altrettanto profondamente mi ha segnato Arte e architettura dell'antico Oriente di Henri Frankfort. Entrambi non si limitano a dare notizie, forniscono anche le chiavi per conoscere e comprendere questo scontro del bene e del male, di forze antagoniste che governano il mondo e si riflettono nell'iconografia, nell'arte, nei testi». Che cosa cerca nell'antichità? Un rifugio dai problemi di oggi? Una strada per capirli di più? «L'archeologia mi consente di tornare indietro, in quel mondo pregreco, in cui nessuna sicurezza era ancora garantita, ma in cui c'era una enorme creatività e crescevano valori profondi». Se cercassimo nella sua biblioteca narrativa e poesia, che cosa troveremmo? «La narrativa non è molto presente. La poesia sì, Due autori mi stanno molto a cuore. Uno è Georg Trakl, poeta maledetto di Salisburgo, morto per overdose di eroina all'inizio della prima guerra mon¬ diale alla quale partecipava come ufficiale sanitario. Spero di poter mettere in musica almeno quattro sue composizioni poetiche. Pure l'altro è un poeta maledetto: Tristan Corbière, francese dell'800, uno dei cinque Poètes maudits di Paul Verlaine. Poi naturalmente c'è la poesia greca, che è la poesia degH strati profondi dell'uomo, ormai in rapporto tra sensibilità, sensualità e razionalità». Lei che ha dedicato un'opera a Lou Salomè non ha citato ancora Freud, né Jung, né la psicoanalisi. «Ho letto l'opera omnia di Freud, quella di Jung e tanti altri studiosi. Ma forse la psicoanalisi in questo momento è in uno strato della mia coscienza diventato alquanto inconscio anch'esso». Se dovesse consigliare un libro ai nostri lettori? «Consigliemi, con tutta la provocazione che tale consiglio ha in sé, di leggere il maestro che sto leggendo adesso: Johannes Eckhart, mistico tedesco del XIII Secolo. Sono i sennoni o le conversazioni fatte la sera con i suoi novizi. Testi di vertiginosa profondità, in parte usciti da Adelphi e Mondadori. Il volume sull'uomo nobile, che parla del distacco dalle cose, dai beni materiali, udii raccoglie ingenui discorsi di povertà, ma offre con forza e intuizione idee che fanno bene oggi, nel grande disagio per le ombre minacciose di una guerra che, anche se non si allargherà, tuttavia è gin scoppiata, e gravissimamente, nella coscienza di tutti». Alberto Slnigaglia i (è Ripenso a iui autore che ebbi la fortuna di ascoltare quando insegnava a Ihbingen: il filosofo Ernst Bloch. Era quasi cieco, guidalo da una assistente, e parlava come un vecchio saggio uscito dai testiantichi■ fij

Luoghi citati: Adelphi, Grecia, Italia, Lou, Mesopotamia, Salisburgo, Vienna