KEYNES & TOMMASO D'AQUINO di Luigi La Spina

KEYNES & TOMMASO D'AQUINO Antonio Fazio: la moneta trafibsofi, sonde classici KEYNES & TOMMASO D'AQUINO Ma in principio furono Salgari ed «Il Vittorioso» /—""^^ m ^ B. 1 <WN|>[|r, ^Vqg 1« I g & g r^^. S ETTIMANE difficili per il governatore della Banca d'Italia. Antonio Fazio, tra un vertice internazionale a Washington, una audizione in Parlamento e un incontro del Comitato per il credito, vigila con mano ferma sulla riorganizzazione del mon- do bancario. Le polemiche e le accuse di chi gli imputa intenti l diil diibilià g p tdirigistici non gli fanno perdere la tradizionale disponibilità. Rifugiarsi nel mondo delle sue letture, che spaziano da quelle scientifiche, per il necessario aggiornamento professionale, a quelle umanistiche, per coltivare i suoi interessi di cattolico profondamente impegnato nella vita pubblica, è, anzi, una occasione che accoglie con piacere. «Da ragazzo - ricorda il governatore - leggevo un po' di tutto, ma rammento con particolare nostalgia i libri della collana "Scala d'oro" della Utet. Per le mie tasche erano cari e così me li facevo prestare. Si trattava di riduzioni, per lettori giovani, dei grandi capolavori della letteratura mondiale. Lì, ad esempio, ho letto le grandi tragedie tedesche di Friedrich Schiller. Se ci fosse una riedizione moderna di quella collana, la comprerei volentieri». Leggeva anche cose meno impegnative, naturalmente. «Certo, le letture di tutti i ragazzi della mia epoca, Pinocchio, ma anche Salgari e, poi, i famosi albi del Vittorioso, con i fumetti di Jacovitti». Jacovitti». La sua formazione culturale è essenzialmente cattolica? «Sì, fondata sul grande filosofo francese Jacques Maritain. Contro l'irrazionalismo, il materialismo, il pragmatismo, la sua opera più nota, Umanesimo integrale, mi ha portato alla filosofia di San Tommaso. Mi piace di lui ricordare almeno un'altra grande opera: Distìnguere per unire o i gradi del sapere del 1932». Il suo grande classico, allora, è Tommaso d'Aquino. «Guardi, purtroppo non ho tempo per leggere letteratura contemporanea. Così, mi limito alla produzione scientifica e alla rilettura di qualche grande classico, come le raccolte di Quaestiohes disputatile, tra cui il famoso De veniate, appunto, del grande filosofo mio conterraneo». Parliamo ora della sua formazione scientifica. Lei è un economista keynesiano, èvero? «Ovviamente l'opera del grande economista di Cambridge è fondamentale: la Teoria generale, dell'interesse e della moneta, terminato nel '36, alla luce della riflessione sulla grande crisi e tenendo conto delle critiche che gli erano arrivate dopo la pubblicazione del Trattato della moneta, è un lavoro che mi ha particolarmente formato. Ma, tra gli altri grandi studiosi stranieri, vorrei anche ricordare l'importanza, per me, di un classico economista italiano, Bresciani Turroni. Ricordo la sua Introduzione alla politica economica del 1942 e il suo Corso di economia, a cavallo degli Anni Quaranta e Cinquanta». Lei ò anche un allievo di Modigliani che, nella sua recente autobiografia, ricorda la sua collaborazione... «Sì e a questo proposito mi piace raccontare una storia curiosa: fu proprio il keynesiano Modigliani a suggerirmi la lettura dell'opera di Milton Friedman, il fondatore della scuola di Chicago, il principale avversario della nostra. Insomma, sono un cristiano che conosce l'islamismo». Quali sono gli altri grandi maestri, quali le opere che l'hanno più influenzata? «Vorrei innanzi tutto ricordare un altro grande studioso italiano, anche lui docente a Cambridge, l'amico di Gramsci, Piero Sraffa. Non si può non citare almeno la sua originale Produzione di merci a mezzo di merci, del 1960. Un vero classico dell'economia moderna». Nel panorama scientifico internazionale, quali autori predilige? «L'economista statunitense Paul Samuelson, premio Nobel, professore al Mit, consigliere economico di due presidenti come Kennedy e Johnson, è un punto di riferimento obbligato. Tra i suoi scritti vorrei almeno ricordare / fondamenti dell'analisi economica, del '47.». Tra gli economisti di questo secolo, magari meno noti a chi non abbia studiato la materia, chi è stato importante per la sua formazione scientifica? «Ne voglio citare due, l'economista inglese John Hicks, che ha insegnato a Londra e a Oxford. Il suo libro fondamentale è del 1939 e si intitola Valore e capitale. Vorrei, infine, ricordare uno dei massimi economisti contemporanei, Don Patinkin. E' uno studioso israeliano, professore all'università di Gerusalemme e specialista soprattutto di economia monetaria. La sua opera principale, del 1956, ha per titolo Moneta, interesse e prezzi: un'integrazione della teoria monetaria e della teoria del valore. Si tratta di un libro di grande valore e che mi ha colpito profondamente». Luigi La Spina 6 ili premio Nobel PaulSamuelson, professore al Mit, consigliere economico di ben due presidenti americani (Kennedy e Johnson), è per me un riferimento davvero obbligato: tra i suoi scritti, vorrei ricordare «1fondamenti dell'analisi economica» jij tjp Jacques Maritain

Luoghi citati: Cambridge, Chicago, Gerusalemme, Londra, Oxford, Washington