Toscani provoca col cinema di Fulvia Caprara

Toscani provoca col cinema Toscani provoca col cinema «E' un'arte vecchia, ma io cerco talenti» Fulvia Caprara Inviata a CANNES A dispetto di due fra gli ostacoli più difficili che un regista può incontrare sulla sua strada, la censura politica e quella legata alle leggi del mercato, il russo Alexandre Soukourov ha girato «Moloch» in concorso sabato. Artefice del miracolo la struttura «Cinema e Video» di «Fabrica», il laboratorio di creatività nato cinque anni fa da un'idea di Luciano Benetton e Oliviero Toscani. Affidata a un superesperto di cinema come Marco Multar, direttore del festival di Locamo, la struttura ha potuto offrire il contributo economico necessario alla realizzazione della pellicola che non riusciva a trovare produttori. E questo, spiega Muller, per il modo in cui affronta un tema delicato: i rapporti tra il Fuhrer e Eva Braun nella primavera del 1942. «Un progetto cosi testimonia», dice Muller, «la necessità estetica e filosofica di un cineasta. Quello che ci vuole, insomma, per entrare nel campo di interesse di "Fabrica"». «Quando si è se stessi», dice Oliviero Toscani, «si diventa automaticamente unici e irripetibili e questo è il motivo per cui "Moloch" mi è molto piaciuto. Ci ho visto l'autoritratto dell'autore, un qualcosa di personale che mi ha colpito». Impresa non semplice, questa, vista l'idea che Toscani ha del cinema: «Nel panorama della comunicazione moderna il cinema è l'arte più vecchia, un vero pezzo d'antiquariato che si serve ancora di scenografie da operetta: il sipario che si alza, il buio, gli abiti eleganti, le star... Per quanto mi riguarda l'epoca del cinema è chiusa: io non ci vado più, è un'esperienza che ho già consumato quando ero giovane. Penso che i film di oggi siano troppo parlati, mentre dovrebbero cominciare a fare a meno del sonoro, puntando tutto sull'immagine. Penso a Jacques Tati». Eppure «Fabrica» sta diventando un vivaio importante di registi di tutto il mondo: «Ci sono Paesi dove è difficile soddisfare le esigenze primarie e, nonostante questo, c'è della gante che vuole assolutamente fare del cinema. Ecco, in quei casi, dirigere un film diventa un atto eroico, una volontà che raggiunge alti livelli di passione e quindi è importante sostenerla». Quando c'è questa passione, Toscani è disposto evidentemente a superare la barriera del tempo, quella che gli fa dire che le opere da finanziare dovrebbero essere firmate solo da «ragazzi sotto i venticinque anni» e che, nello stesso tempo, gli permette di finanziare un film come «Moloch», girato da un regista nato nel 1951. «"Fabrica" è una bottega dell'arte e nell'arte il cinema ha un suo ruolo preciso, n motivo per cui credo soprattutto nelle opere prime dei giovanissimi è che, dopo i venticinque anni, la creatività smette di essere coraggiosa. Si diventa vecchi e con l'esperienza va via l'incoscienza, mentre si fanno strada la paura e il cinismo». Anche Toscani è stato attraversato, in quell'età che lui giudica l'unica veramente creativa, dal desiderio di diventare regista: «Volevo fare cinema, ma poi con il tempo ho capito che di un film, in fondo, resta sempre una sola immagine. Quello di cui ci si ricorda, alla fi- ne, è solo una fotografia, perché in quella c'è tutta la storia». Dalla collaborazione, avviata un anno fa, tra «Fabrica» e la Fondazione Svizzera «Montecinemaverità» creata con lo scopo di «far nascere e crescere il cinema laddove non esise ancora o non esiste più», hanno avuto origine vari film presentati a festival internazionali come «Viaggio verso il sole» di Yesim Ustaoglu (premiato al FilmFest di Berlino) e «Seventeen Years» del cinese Zhang Yuan. «A "Fabrica" il passaporto non interessa», dice Toscani, «conta solo il talento e la democrazia non esiste nel senso che si tratta di una struttura a numero chiusi ssimo, praticamente il contrario degli Anni 60. Entra solo chi mostra di avere qualità speciali, altrimenti si rischia di sfornare eserciti di frustrati come quelli che escono dalle nostre Università». Con la sua «Fabrica» ha prodotto «Moloch» su Hitler e la Braun Oltviero Toscani è a Cannes per assistere alla presentazione in concorso di ..Moloch» del russo Alexandre Soukourov: Il regista non trovava produttori per il suo film

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